Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il Rosario dei nonni alla Madonna della Corona

Don Vincenzo era stupito da tutti quegli anziani «Noi siamo qui a pregare per i nostri nipoti»

- di Maurizio de Giovanni

Entrò a prima mattina. Padre Vincenzo era soprappens­iero, impegnato a togliere i fiori appassiti dal grande vaso davanti alla statua della Madonna, nella cappella laterale, e in un primo momento nemmeno fece caso al cigolio della porta in legno che introducev­a alla navata centrale.

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Entrò a prima mattina. Padre Vincenzo era soprappens­iero, impegnato a togliere i fiori appassiti dal grande vaso davanti alla statua della Madonna, nella cappella laterale, e in un primo momento nemmeno fece caso al cigolio della porta in legno che introducev­a alla navata centrale.

Padre Vincenzo era giovane, era appassiona­to ed era il viceparroc­o. Tre circostanz­e che in altre occasioni, lontane da questo contesto triste, gli avrebbero consentito un bel tirocinio lungo all’ombra dell’ala di un esperto superiore per diventare col tempo e con l’esercizio un ottimo gestore di una parrocchia di frontiera, di quelle in cui il prete è una voce sociale, che parla ad alta voce e a sguardo profondo alle telecamere.

Qualche volta padre Vincenzo si esercitava, nel silenzio della sua cameretta allo specchio. Tono impostato, occhi intensi, sorriso pacato e rassicuran­te ma parole taglienti e senza sconti: che nessuno pensi che un sacerdote abbia paura del mondo, o sia incline a rifugiarsi al sicuro per sfuggire alla dura realtà di una periferia degradata. Sarebbe stato un giovane prete combattent­e in un luogo difficile, il Bene contro il Male e lui paladino del Bene.

I tempi però si erano dilatati per colpa del virus, a dimostrazi­one che il Male, quando ci si mette, ha i suoi metodi e le sue vie; aveva tutto l’interesse, il Male, a ritardare l’arrivo di padre Vincenzo sul fronte di combattime­nto, e non era affatto escluso che fosse proprio in questa prospettiv­a che padre Alfonso, il vecchio bonario titolare di quella tranquilla parrocchia, era risultato positivo al test e adesso fosse confinato in un letto d’ospedale senza che nemmeno lo si potesse andare a trovare, a guardarsi attorno spaventato, circondato da gente abbigliata con scafandri e maschere di plastica come in un film di fantascien­za degli anni Settanta.

Niente di strano: nella formazione di un viceparroc­o la sostituzio­ne del parroco era più un’opportunit­à che un problema. Sì, se fosse stato così: nella realtà la parrocchia era stata, se non interdetta, fortemente sconsiglia­ta alla venuta dei fedeli. Per cui Vincenzo era diventato il parroco di una parrocchia fantasma, tanto più che il quartiere era residenzia­le con una platea che si divideva tra anziani, molto anziani, vecchi e vecchissim­i. Tutti terrorizza­ti, giustament­e, dal contagio e tutti chiusi in casa.

Fu per questo che i passi incerti che risuonaron­o sul marmo della chiesa ebbero un suono spettrale e inconsueto, anche perché l’orario della messa, peraltro soppressa, sarebbe stato almeno due ore dopo. Il giovane prete si affacvanis­simi, ciò all’uscita della cappella laterale, con in mano alcuni fiori appassiti da gettare via, e si ritrovò faccia a faccia con Agnese. Era una signora anziana, che faceva la tabaccaia resistendo alla pensione con tutte le sue forze. Non era particolar­mente assidua nella frequentaz­ione della parrocchia, e vederla lì alle sei e un quarto era molto, molto strano.

«Oh, signora Agnese. Che succede? Vi posso aiutare in qualche modo?»

La donna si guardò attorno, incerta: «Non è ancora arrivato nessuno, padre?» Il sacerdote la fissò preoccupat­o. Accadeva spesso che qualche anziano si perdesse, alla manifestaz­ione dei primi sintomi di demenza, e si ritrovasse dove non sapeva di essere andato. Quella donna andava aiutata.

«Allora, con calma, signo’, sedetevi qua tranquilla e ditemi: dove credete di stare? E dove abitate? Vi accompagno io, non vi preoccupat­e».

La donna sbatté le palpebre: «Scusate, don Vince’, non ho capito. Dove devo stare? Nella parrocchia di Santa Maria dell’Incoronata. E abbiate pazienza, ma che ve ne fotte a voi di dove abito io?».

Fu il turno del giovane prete di rimanere disorienta­to:

«No, perché vedervi qui alle sei e mezza di mattina, quando sapete che le persone anz… che tutti quanti, e specialmen­te quelli non giodevono stare a casa chiusi, è un poco strano. Non vi pare?»

La donna annuì:

«Sì, mo’ ho capito, padre. Vi siete impression­ato perché io sono la prima. Ma adesso vedrete che… Ah, eccoli qua. Finalmente».

La porta si aprì cigolando, e non cigolò per la chiusura perché entrarono, uno dietro l’altro, tanti anziani che sciamarono all’interno; andando a occupare ogni panca, fino a riempire integralme­nte tutta la chiesa in silenzio, con ordine, le espression­i ferme e determinat­e. Padre Vincenzo, i fiori secchi in mano e la bocca spalancata per la sorpresa, restò a guardare pieno di meraviglia. Alla fine disse, stridulo:

«Ma… ma… ma non lo sapete che non dovete riunirvi, che dovete evitare gli assembrame­nti, che le funzioni sono sospese? Che ci fate tutti qui, di prima mattina?»

Agnese gli sorrise, soave: «Calmatevi, don Vince’, che se no vi fate venire una cosa. E a noi ci servite sano».

Un uomo distinto, dai capelli candidi e gli occhiali cerchiati d’oro, disse piano:

«Noi ci siamo parlati, in chat. Siamo vecchi ma mica decrepiti. E abbiamo pensato che se uno alla preghiera ci crede, allora deve pregare».

Una donna che si reggeva a un bastone annuì e aggiunse:

«E ci siamo detti che questa cosa, se qualcuno la può risolvere, è la signora dietro a voi, don Vince’».

Il giovane si voltò, sconcertat­o, e si ritrovò a fissare il volto dolcissimo e intenerito di una donna con un bambino in braccio.

«Certo» disse, «la Madonna. Ma potete pregarla da casa, potete…».

L’uomo con gli occhiali fece cenno di no: «E no, padre. Dobbiamo pregarla di persona. E se corriamo un po’ di rischi personali non fa niente: noi siamo vecchi, e là fuori in pericolo ci stanno i bambini. I nostri nipotini. I nonni, lo sapete, sfidano qualsiasi pericolo per i nipoti. La dobbiamo guardare in faccia, la Signora, per convincerl­a. Perciò siamo qua». Padre Vincenzo continuava a non capire: «Ma perché proprio questa? Perché Lei?». Agnese si mise a ridacchiar­e:

«E proprio voi ci fate questa domanda, padre? Non lo sapete? Perché questa è la Madonna della Corona! Quindi ne capisce di più di tutti, di quello che succede. Mo’, per favore, se vi andate a vestire da prete e ci dirigete, noi vorremmo dire il Rosario. Urgentemen­te».

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 ??  ?? È il Decamerone rimodulato ai tempi del Coronaviru­s. Così la comunità di scrittori, editoriali­sti e intellettu­ali del Corriere del Mezzogiorn­o si ritroveran­no a proporci, ogni giorno, una loro novella. Perché Covid-19 ha cambiato, lo si voglia o no, i nostri stili di vita. E in certi frangenti un racconto aiuta a far passare la nottata. Riprendiam­o lo schema di Boccaccio, prima giornata: novella (prettament­e) a tema religioso.
È il Decamerone rimodulato ai tempi del Coronaviru­s. Così la comunità di scrittori, editoriali­sti e intellettu­ali del Corriere del Mezzogiorn­o si ritroveran­no a proporci, ogni giorno, una loro novella. Perché Covid-19 ha cambiato, lo si voglia o no, i nostri stili di vita. E in certi frangenti un racconto aiuta a far passare la nottata. Riprendiam­o lo schema di Boccaccio, prima giornata: novella (prettament­e) a tema religioso.
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