Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il Rosario dei nonni alla Madonna della Corona
Don Vincenzo era stupito da tutti quegli anziani «Noi siamo qui a pregare per i nostri nipoti»
Entrò a prima mattina. Padre Vincenzo era soprappensiero, impegnato a togliere i fiori appassiti dal grande vaso davanti alla statua della Madonna, nella cappella laterale, e in un primo momento nemmeno fece caso al cigolio della porta in legno che introduceva alla navata centrale.
Mettici una mano tu
Entrò a prima mattina. Padre Vincenzo era soprappensiero, impegnato a togliere i fiori appassiti dal grande vaso davanti alla statua della Madonna, nella cappella laterale, e in un primo momento nemmeno fece caso al cigolio della porta in legno che introduceva alla navata centrale.
Padre Vincenzo era giovane, era appassionato ed era il viceparroco. Tre circostanze che in altre occasioni, lontane da questo contesto triste, gli avrebbero consentito un bel tirocinio lungo all’ombra dell’ala di un esperto superiore per diventare col tempo e con l’esercizio un ottimo gestore di una parrocchia di frontiera, di quelle in cui il prete è una voce sociale, che parla ad alta voce e a sguardo profondo alle telecamere.
Qualche volta padre Vincenzo si esercitava, nel silenzio della sua cameretta allo specchio. Tono impostato, occhi intensi, sorriso pacato e rassicurante ma parole taglienti e senza sconti: che nessuno pensi che un sacerdote abbia paura del mondo, o sia incline a rifugiarsi al sicuro per sfuggire alla dura realtà di una periferia degradata. Sarebbe stato un giovane prete combattente in un luogo difficile, il Bene contro il Male e lui paladino del Bene.
I tempi però si erano dilatati per colpa del virus, a dimostrazione che il Male, quando ci si mette, ha i suoi metodi e le sue vie; aveva tutto l’interesse, il Male, a ritardare l’arrivo di padre Vincenzo sul fronte di combattimento, e non era affatto escluso che fosse proprio in questa prospettiva che padre Alfonso, il vecchio bonario titolare di quella tranquilla parrocchia, era risultato positivo al test e adesso fosse confinato in un letto d’ospedale senza che nemmeno lo si potesse andare a trovare, a guardarsi attorno spaventato, circondato da gente abbigliata con scafandri e maschere di plastica come in un film di fantascienza degli anni Settanta.
Niente di strano: nella formazione di un viceparroco la sostituzione del parroco era più un’opportunità che un problema. Sì, se fosse stato così: nella realtà la parrocchia era stata, se non interdetta, fortemente sconsigliata alla venuta dei fedeli. Per cui Vincenzo era diventato il parroco di una parrocchia fantasma, tanto più che il quartiere era residenziale con una platea che si divideva tra anziani, molto anziani, vecchi e vecchissimi. Tutti terrorizzati, giustamente, dal contagio e tutti chiusi in casa.
Fu per questo che i passi incerti che risuonarono sul marmo della chiesa ebbero un suono spettrale e inconsueto, anche perché l’orario della messa, peraltro soppressa, sarebbe stato almeno due ore dopo. Il giovane prete si affacvanissimi, ciò all’uscita della cappella laterale, con in mano alcuni fiori appassiti da gettare via, e si ritrovò faccia a faccia con Agnese. Era una signora anziana, che faceva la tabaccaia resistendo alla pensione con tutte le sue forze. Non era particolarmente assidua nella frequentazione della parrocchia, e vederla lì alle sei e un quarto era molto, molto strano.
«Oh, signora Agnese. Che succede? Vi posso aiutare in qualche modo?»
La donna si guardò attorno, incerta: «Non è ancora arrivato nessuno, padre?» Il sacerdote la fissò preoccupato. Accadeva spesso che qualche anziano si perdesse, alla manifestazione dei primi sintomi di demenza, e si ritrovasse dove non sapeva di essere andato. Quella donna andava aiutata.
«Allora, con calma, signo’, sedetevi qua tranquilla e ditemi: dove credete di stare? E dove abitate? Vi accompagno io, non vi preoccupate».
La donna sbatté le palpebre: «Scusate, don Vince’, non ho capito. Dove devo stare? Nella parrocchia di Santa Maria dell’Incoronata. E abbiate pazienza, ma che ve ne fotte a voi di dove abito io?».
Fu il turno del giovane prete di rimanere disorientato:
«No, perché vedervi qui alle sei e mezza di mattina, quando sapete che le persone anz… che tutti quanti, e specialmente quelli non giodevono stare a casa chiusi, è un poco strano. Non vi pare?»
La donna annuì:
«Sì, mo’ ho capito, padre. Vi siete impressionato perché io sono la prima. Ma adesso vedrete che… Ah, eccoli qua. Finalmente».
La porta si aprì cigolando, e non cigolò per la chiusura perché entrarono, uno dietro l’altro, tanti anziani che sciamarono all’interno; andando a occupare ogni panca, fino a riempire integralmente tutta la chiesa in silenzio, con ordine, le espressioni ferme e determinate. Padre Vincenzo, i fiori secchi in mano e la bocca spalancata per la sorpresa, restò a guardare pieno di meraviglia. Alla fine disse, stridulo:
«Ma… ma… ma non lo sapete che non dovete riunirvi, che dovete evitare gli assembramenti, che le funzioni sono sospese? Che ci fate tutti qui, di prima mattina?»
Agnese gli sorrise, soave: «Calmatevi, don Vince’, che se no vi fate venire una cosa. E a noi ci servite sano».
Un uomo distinto, dai capelli candidi e gli occhiali cerchiati d’oro, disse piano:
«Noi ci siamo parlati, in chat. Siamo vecchi ma mica decrepiti. E abbiamo pensato che se uno alla preghiera ci crede, allora deve pregare».
Una donna che si reggeva a un bastone annuì e aggiunse:
«E ci siamo detti che questa cosa, se qualcuno la può risolvere, è la signora dietro a voi, don Vince’».
Il giovane si voltò, sconcertato, e si ritrovò a fissare il volto dolcissimo e intenerito di una donna con un bambino in braccio.
«Certo» disse, «la Madonna. Ma potete pregarla da casa, potete…».
L’uomo con gli occhiali fece cenno di no: «E no, padre. Dobbiamo pregarla di persona. E se corriamo un po’ di rischi personali non fa niente: noi siamo vecchi, e là fuori in pericolo ci stanno i bambini. I nostri nipotini. I nonni, lo sapete, sfidano qualsiasi pericolo per i nipoti. La dobbiamo guardare in faccia, la Signora, per convincerla. Perciò siamo qua». Padre Vincenzo continuava a non capire: «Ma perché proprio questa? Perché Lei?». Agnese si mise a ridacchiare:
«E proprio voi ci fate questa domanda, padre? Non lo sapete? Perché questa è la Madonna della Corona! Quindi ne capisce di più di tutti, di quello che succede. Mo’, per favore, se vi andate a vestire da prete e ci dirigete, noi vorremmo dire il Rosario. Urgentemente».