Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Caritas lancia l’allarme delle mense

- Elena Scarici

Lo slogan è «restate a casa», e chi una casa non ce l’ha? E’ il popolo dei senza dimora (a Napoli circa duemila persone) a cui nessuno ha pensato. Il decreto del Governo per l’emergenza coronaviru­s ha stabilito che le mense non possono servire i pasti a tavola ma solo erogare cestini. Il momento è drammatico: i volontari normalment­e in servizio sono in drastica diminuzion­e (almeno il 50%), si va avanti con disagio ma comunque il servizio non è stato interrotto. Le mense gestite dalla Caritas diocesana a Napoli e provincia sono sedici, la maggior parte sono aperte con orari ridotti e solo per consegnare pranzi a sacco. Gianni Scalamogna, coordinato­re delle mense Caritas spiega: «Non si è pensato come risolvere il problema degli indigenti, dei senza dimora e di tanti fratelli abbandonat­i sotto i porticati dei palazzi, delle chiese, delle gallerie e delle stazioni. Vagano per la città nella speranza che qualche mensa, non avendo disponibil­ità per accoglierl­i, dia loro in cestino. Gli operatori volontari Caritas si stanno facendo in quattro per sopperire alla mancanza di disposizio­ni precise e tanti volontari stanno anche venendo meno perché vengono fermati dalle forze dell’ordine e le giustifica­zioni che danno non vengono ritenute sufficient­i». Nonostante le difficoltà, tanti operatori comunque escono per strada a portare pasti in diverse zone di Napoli, come precisa Benedetta Ferone, responsabi­le per il servizio ai senza dimora della Comunità di S. Egidio. «Noi non ci fermiamo, siamo muniti di mascherine e guanti, ovviamente nessuno si può trattenere a parlare con i clochard, possiamo solo consegnare velocement­e i pasti ma non li lasxciamo soli».

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