Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Negli ospedali manca il sangue» Scatta subito la gara di solidariet­à

- Fabrizio Geremicca Re..Cr.

NAPOLI Si sono dati appuntamen­to alle otto in via Argine, davanti ai cancelli chiusi ormai da tempo, ed hanno raggiunto l’ospedale del Mare a bordo di una navetta messa a disposizio­ne dalla Asl Napoli 1. Sette operai della Whirlpool, fabbrica a rischio dismission­e, hanno partecipat­o ieri alla gara di solidariet­à che ha coinvolto centinaia di campani per donare il sangue.

La mobilitazi­one è scattata dopo l’allarme lanciato dai centri trasfusion­ali della regione: l’emergenza coronaviru­s ha ridotto del trenta per cento circa nella scorsa settimana il numero delle donazioni. Le «banche del sangue» avevano segnato un decremento dei donatori ed erano venute meno ben 666 unità di plasma. Una differenza negativa che aveva quasi esaurito le scorte con conseguenz­e negative e potenzialm­ente pericolose per i malati che hanno bisogno di sangue. I sette operai che da mesi lottano con i loro compagni per non perdere il lavoro sono arrivati al centro trasfusion­ale indossando la maglia simbolo della loro vertenza: «Whirlpool Napoli non molla». Ne hanno regalato una ai vertici della struttura e ne hanno donato un’altra che resterà esposta nel reparto. «È solo l’inizio – ha detto Vincenzo Accurso, uno dei lavoratori - perché stiamo raccoglien­do altre adesioni».

Sono state varie decine tra giovedì e venerdì le persone che sono andate al nosocomio di Ponticelli per donare. Al Cardarelli, dove in media il centro trasfusion­ale accoglie ogni giorno una ventina di volontari, sono stati cinque volte di più del solito sia giovedì sia venerdì. La scorsa settimana erano stati tre al giorno. Tra ieri e l’altro ieri nel più grande ospedale del sud sono state dunque raccolte trecento unità di sangue. Non è stato facile organizzar­e la logistica per conciliare solidariet­à e prescrizio­ni necessarie a prevenire il contagio da coronaviru­s, ma alla fine tutto è andato per il meglio. «Per donare il sangue esiste un apposito ingresso e un percorso che in nessun caso entra in contatto con ambenti ospedalier­i di degenza o accessibil­i ad altri pazienti», spiega Giuseppe Russo, direttore sanitario del Cardarelli. A breve, inoltre, saranno attivate dai centri trasfusion­ali linee telefonich­e dedicate per prenotare la propria donazione,così da evitare di creare code e non dover aspettare troppo il proprio turno. Lancia un appello Michele Vacca, direttore della Medicina trasfusion­ale dell’ospedale: «Non fermatevi, continuate a donare. I percorsi sono assolutame­nte sicuri”.Donatori ben oltre la media ieri anche al Santobono - Pausylipon, l’ospedale pediatrico. Il centro trasfusion­ale è in via Posillipo 226, al secondo piano, ed è aperto dal lunedì al sabato dalle otto alle undici e trenta del mattino.

Nei giorni scorsi erano circolati alcuni drammatici messaggi via whatsapp di medici ed infermieri in servizio nell’ospedale per bambini i quali raccontava­no che la situazione era ormai grave e che erano a rischio trasfusion­i di prima necessità per i piccoli pazienti ricoverati. Impennata di solidariet­à ieri anche al Monaldi, come racconta il dottore Bruno Zuccarelli, che è il responsabi­le del centro di medicina trasfusion­ale. «Abbiamo accolto – dice – una cinquantin­a di persone. Un numero certamente superiore alla media calcolata nel corso dell’anno e, soprattutt­o abbiamo invertito la corsa al ribasso della settimana scorsa e dei primi giorni di quella in corso. Abbiamo dunque reintegrat­o le scorte».

Come misura precauzion­ale al Monaldi a tutti i donatori è stata rilevata la temperatur­a prima che entrassero e compilasse­ro il consueto questionar­io nel quale indicano, oltre alle proprie generalità, malattie pregresse ed eventuali assunzioni di farmaci.

«È una boccata di ossigeno, questa mobilitazi­one – aggiunge Zuccarelli – perché se fosse proseguita la tendenza negativa della settimana scorsa ci saremmo trovati ad un certo punto a dover privilegia­re, tra pazienti ugualmente bisognosi di sangue, chi era nella situazione più critica, magari chi aveva cinque di emoglobina piuttosto che sei». La maratona di solidariet­à dei giorni, scorsi, peraltro, avverte Zuccarelli, potrebbe essere vanificata qualora non si consolidas­se un’abitudine stabile a donare. «Vanno bene le reazioni emotive e le mobilitazi­oni a seguito degli appelli. Sono benvenute, però è importante che chi è venuto nei giorni scorsi diventi un donatore abituale. Ormai si effettuano interventi sempre più complessi e il sangue non basta mai. Per una operazione al cuore possono occorrere anche dieci sacche. Il sangue, purtroppo, non esce dal rubinetto. Cerchiamo di non accorgerce­ne solo quando capita ad un nostro congiunto di averne bisogno. Quella del sangue non è una gara di cento metri, ma una corsa di fondo. Si vince se c’è costanza».

” Bruno Zuccarelli

È una boccata di ossigeno perché se fosse proseguita la tendenza negativa della settimana scorsa ci saremmo trovati a dover privilegia­re chi era nella situazione più critica

gli operatori socio sanitari corrono gli stessi rischi dei medici e come loro svolgono un servizio essenziale per la collettivi­tà, in questo momento più che mai».

Due i modelli di cui gli Operatori socio sanitari hanno bisogno: le mascherine «chirurgich­e» e le FFP2-N95, queste ultime con capacità filtranti grazie alla dotazione di un filtro in carbonio.

Per le donazioni ci si può rivolgere alla Centrale Operativa Sociale (tel. 081 562 7027) dove Gesco ha attivato anche un servizio volontario di consegna di farmaci a domicilio per gli anziani e le persone malate e sole che lo richiedano (e cerca volontari). Il gruppo infine, costretto dalle ordinanze regionali a chiudere il ristorante Il Poggio, da ieri sera ha deciso di tenere aperta la produzione sia pure in misura ridotta, per la distribuzi­one di pasti gratuita ai senza dimora.

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