Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Negli ospedali manca il sangue» Scatta subito la gara di solidarietà
NAPOLI Si sono dati appuntamento alle otto in via Argine, davanti ai cancelli chiusi ormai da tempo, ed hanno raggiunto l’ospedale del Mare a bordo di una navetta messa a disposizione dalla Asl Napoli 1. Sette operai della Whirlpool, fabbrica a rischio dismissione, hanno partecipato ieri alla gara di solidarietà che ha coinvolto centinaia di campani per donare il sangue.
La mobilitazione è scattata dopo l’allarme lanciato dai centri trasfusionali della regione: l’emergenza coronavirus ha ridotto del trenta per cento circa nella scorsa settimana il numero delle donazioni. Le «banche del sangue» avevano segnato un decremento dei donatori ed erano venute meno ben 666 unità di plasma. Una differenza negativa che aveva quasi esaurito le scorte con conseguenze negative e potenzialmente pericolose per i malati che hanno bisogno di sangue. I sette operai che da mesi lottano con i loro compagni per non perdere il lavoro sono arrivati al centro trasfusionale indossando la maglia simbolo della loro vertenza: «Whirlpool Napoli non molla». Ne hanno regalato una ai vertici della struttura e ne hanno donato un’altra che resterà esposta nel reparto. «È solo l’inizio – ha detto Vincenzo Accurso, uno dei lavoratori - perché stiamo raccogliendo altre adesioni».
Sono state varie decine tra giovedì e venerdì le persone che sono andate al nosocomio di Ponticelli per donare. Al Cardarelli, dove in media il centro trasfusionale accoglie ogni giorno una ventina di volontari, sono stati cinque volte di più del solito sia giovedì sia venerdì. La scorsa settimana erano stati tre al giorno. Tra ieri e l’altro ieri nel più grande ospedale del sud sono state dunque raccolte trecento unità di sangue. Non è stato facile organizzare la logistica per conciliare solidarietà e prescrizioni necessarie a prevenire il contagio da coronavirus, ma alla fine tutto è andato per il meglio. «Per donare il sangue esiste un apposito ingresso e un percorso che in nessun caso entra in contatto con ambenti ospedalieri di degenza o accessibili ad altri pazienti», spiega Giuseppe Russo, direttore sanitario del Cardarelli. A breve, inoltre, saranno attivate dai centri trasfusionali linee telefoniche dedicate per prenotare la propria donazione,così da evitare di creare code e non dover aspettare troppo il proprio turno. Lancia un appello Michele Vacca, direttore della Medicina trasfusionale dell’ospedale: «Non fermatevi, continuate a donare. I percorsi sono assolutamente sicuri”.Donatori ben oltre la media ieri anche al Santobono - Pausylipon, l’ospedale pediatrico. Il centro trasfusionale è in via Posillipo 226, al secondo piano, ed è aperto dal lunedì al sabato dalle otto alle undici e trenta del mattino.
Nei giorni scorsi erano circolati alcuni drammatici messaggi via whatsapp di medici ed infermieri in servizio nell’ospedale per bambini i quali raccontavano che la situazione era ormai grave e che erano a rischio trasfusioni di prima necessità per i piccoli pazienti ricoverati. Impennata di solidarietà ieri anche al Monaldi, come racconta il dottore Bruno Zuccarelli, che è il responsabile del centro di medicina trasfusionale. «Abbiamo accolto – dice – una cinquantina di persone. Un numero certamente superiore alla media calcolata nel corso dell’anno e, soprattutto abbiamo invertito la corsa al ribasso della settimana scorsa e dei primi giorni di quella in corso. Abbiamo dunque reintegrato le scorte».
Come misura precauzionale al Monaldi a tutti i donatori è stata rilevata la temperatura prima che entrassero e compilassero il consueto questionario nel quale indicano, oltre alle proprie generalità, malattie pregresse ed eventuali assunzioni di farmaci.
«È una boccata di ossigeno, questa mobilitazione – aggiunge Zuccarelli – perché se fosse proseguita la tendenza negativa della settimana scorsa ci saremmo trovati ad un certo punto a dover privilegiare, tra pazienti ugualmente bisognosi di sangue, chi era nella situazione più critica, magari chi aveva cinque di emoglobina piuttosto che sei». La maratona di solidarietà dei giorni, scorsi, peraltro, avverte Zuccarelli, potrebbe essere vanificata qualora non si consolidasse un’abitudine stabile a donare. «Vanno bene le reazioni emotive e le mobilitazioni a seguito degli appelli. Sono benvenute, però è importante che chi è venuto nei giorni scorsi diventi un donatore abituale. Ormai si effettuano interventi sempre più complessi e il sangue non basta mai. Per una operazione al cuore possono occorrere anche dieci sacche. Il sangue, purtroppo, non esce dal rubinetto. Cerchiamo di non accorgercene solo quando capita ad un nostro congiunto di averne bisogno. Quella del sangue non è una gara di cento metri, ma una corsa di fondo. Si vince se c’è costanza».
” Bruno Zuccarelli
È una boccata di ossigeno perché se fosse proseguita la tendenza negativa della settimana scorsa ci saremmo trovati a dover privilegiare chi era nella situazione più critica
gli operatori socio sanitari corrono gli stessi rischi dei medici e come loro svolgono un servizio essenziale per la collettività, in questo momento più che mai».
Due i modelli di cui gli Operatori socio sanitari hanno bisogno: le mascherine «chirurgiche» e le FFP2-N95, queste ultime con capacità filtranti grazie alla dotazione di un filtro in carbonio.
Per le donazioni ci si può rivolgere alla Centrale Operativa Sociale (tel. 081 562 7027) dove Gesco ha attivato anche un servizio volontario di consegna di farmaci a domicilio per gli anziani e le persone malate e sole che lo richiedano (e cerca volontari). Il gruppo infine, costretto dalle ordinanze regionali a chiudere il ristorante Il Poggio, da ieri sera ha deciso di tenere aperta la produzione sia pure in misura ridotta, per la distribuzione di pasti gratuita ai senza dimora.