Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il cinema on demand sul divano Parallelo 41 mette i film online
Regola numero uno: nutrire l’immaginario. Prima che la quarantena diventasse così stringente, con il divieto a non uscire per tutti, c’era già chi pensava a questo tempo sospeso. Così, in anticipo su tutte le belle iniziative che sarebbero venute dopo, Antonella Di Nocera, produttrice cinematografica napoletana impossibilitata a una militanza analogica – come quella nel cinema Pierrot di Ponticelli – ne ha inventata una digitale.E con la sua etichetta Parallelo 41 ha deciso di caricare online le produzioni di successo e portarle sul divano di casa degli italiani.
«Era un’idea che stavo vagliando, ma non avevo mai avuto occasione di pensare a un progetto complessivo. Ora che il tempo non ci manca mi è parso utile oltre che bello. Funziona così: promuoviamo a partire dal nostro sito e su tutti i nostri canali social rimandando a Vimeo on demand dei film prodotti in questi anni. Siamo partiti dalla pellicola più recente senza distribuzione, “Porta Capuana” di Marcello Sannino, che racconta un luogo di frontiera tra passato e presente, dove si vive in una condizione di continuo spaesamento».
I film sono gratuiti? «Quasi, avrei potuto anche offrirli gratis come stanno facendo alcune grosse istituzioni, ma noi siamo piccoli e abbiamo previsto un contributo di 80 centesimi a visione che andrà agli autori. E l’ho fatto anche per ribadire che l’arte è un lavoro e l’abbondante gratuità non deve distogliere da questo concetto che si imporrà alla fine, speriamo quanto più vicina possibile, della crisi. La nostra proposta è anche un modo per aggirare la mancanza di distribuzione per film che hanno ricevuto belle critiche ma che poi nessuno ha potuto vedere.
La verità è che da casa si lavora di più? Lo sta sperimentando?
«Certamente, fatta salva
che il cinema si alimenterà di questa crisi?
“Lo sta già facendo in qualche modo. Alcuni ex- allievi dell’Atelier stanno sperimentando i video-diari dalla quarantena: le restrizioni, l’obbligo di restare a casa sono già racconto. Certamente, come dopo ogni periodo di crisi, ci sarà una rinascita creativa che immagino già potente, ma ora siamo presi dallo spavento e l’atto creativo richiede un’elaborazione che non è nemmeno iniziata. Solo la poesia c’è già riuscita con Mariangela Gualtieri che ha scritto sulla pandemia versi bellissimi. E questo è il lato buono. C’è però quello cattivo: la crisi totale del comparto cinema che sto affrontando in queste ore come referente regionale di Cna, Cinema e audiovisivi Campania, insieme a Clarcc Coordinamento dei lavoratori del cinema regione che ha portato alla nascita della legge cinema, quest’anno non ancora finanziata. Cna - Confederazione nazionale artigianato si occupa delle imprese piccole e medie come l’Anica di quelle grandi».
In cosa consiste il suo impegno in questi giorni?
«Sto redigendo uno screening di tutti i progetti cinematografici che si sono fermati a causa del coronavirus e le cui riprese erano previste a breve. Ce ne sono decine di piccoli e tra i grandi “Qui rido io” di Martone, “I bastardi di Pizzofalcone” e “Mina Settembre”, entrambi dai romanzi di Maurizio de Giovanni. Si tratta, come per gli altri campi, di uno stop molto pesante perché ogni titolo dà lavoro a attori, fonici, scenografi e moltissime maestranze che restano senza compensi. A livello nazionale si sono chieste in deroga delle garanzie come la cassa integrazione nel periodo di fermo. La crisi sarà lunga e i set che slittano vanno riprogrammati, non possono semplicemente essere posticipati”.
Il grande set Napoli è in pausa (eppure sarebbe bello che qualcuno la filmasse in questa atmosfera lunare).
«E purtroppo lo è l’impresa che già per sua natura è fragile in un territorio spesso colonizzato da grandi produzioni esterne o estere. Come nel caso de “L’Amica geniale”: si nutrono delle nostre storie, le vendono in molti paesi del mondo e cosa rimane sul territorio? Noi produttori napoletani ci contiamo sulle dita di una mano: Stella, Di Vaio, Cannavale, Azzolini, Cioffi, e qualche altro. Quando tutto sarà passato dovremo unirci, far fronte comune e ripartire».