Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La produttrice Antonella Di Nocera parla della quarantena e del settore in crisi «Uno screening dei set fermati dal virus»
l’angoscia per chi è nelle trincee degli ospedali. È soprattutto verso i primi che mi sento impotente: essendo una militante vorrei aiutarli ma non ho gli strumenti. Solo loro possono salvare vite, noi dobbiamo fare del nostro meglio in tutto il resto. Io personalmente mi divido tra le lezioni su WhatsApp con gli alunni, poiché continuo ad insegnare part time, una torta con mia figlia, e i progetti del comparto audiovisivo su vari fronti».
Cosa può fare in questo momento il cinema?
«Moltissimo. Tutti nel loro isolamento stanno utilizzando mezzi dell’audiovisivo. Il cinema fa compagnia e viene in soccorso a questo tempo nuovo. Io ovviamente sono per le proiezioni nelle sale, ma adesso ci deve andar bene anche così. Sono una refrattaria al divano e alle serie, organizzo rassegne per un film con contatto fisico e dibattiti. Ma ora devo scoprire cose diverse e imparare dai gusti dei mei figli».
E cosa ha già scoperto? «Innanzitutto che i giovani partono avvantaggiati in questo isolamento forzato; erano già abituati a stare da soli e si sono ben adattati a questo stop del mondo che per loro era già molto virtuale: le video chiamate con gli amici, il gaming a distanza, mentre parlano ascoltano, condividono, giocano... Quel mondo virtuale in cui noi non entriamo è un pericolo ma ha anche una grande potenzialità. La cameretta in cui si chiudevano e si chiudono, grazie alla tecnologia, è uno spazio sociale e comunicativo mentre per noi era soltanto un luogo di solitudine dove al massimo potevamo ascoltare una musicassetta».
L’isolamento per i creativi è una manna dal cielo. Crede