Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MEDEA, DIDONE E PENELOPE DONNE D’ACQUA
Il nuovo libro di Marilena Lucente, raffinata scrittrice casertana, è una tessitura letteraria dall’ordito poetico e delicato, ricco com’è di suggestioni tratte dalla classicità e tradotte in tre brevi testi, secondo una sensibilità tutta
contemporanea. Si intitola Trilogia delle donne dell’acqua. Medea, Penelope, Didone (edizioni AnimaMundi) e mette insieme vicende apparentate tra loro da figure femminili forti, alle quali il mito non sempre ha reso giustizia e la storia ha negato la parola. Stavolta sono le tre donne a raccontare le proprie vicende, spiegando in prima persona i sentimenti, le passioni ma anche i ragionamenti che hanno sostenuto le loro azioni nei confronti di padri, figli, mariti, amanti. Non c’è una presa di posizione ideologicamente femminista, eppure il testo di Marilena Lucente sviscera a fondo la prospettiva femminile e i recinti entro i quali le donne storicamente si sono mosse. Ma, su tutto, prevalgono il tono lirico e la fascinazione degli elementi primari. C’è il richiamo del mare, che attrae ad esempio Giasone. Il mare infinito da cui «gli uomini farebbero bene a stare alla larga. Con l’infinito non si costruisce niente». E invece ecco che nasce la prima nave per la quale gli uomini «inventarono una parola nuova - nave, nave, nave, un suono così dolce - che diventò presto antica». Attraverso il mare, l’incontro con Medea e le false promesse. «Amami»: tra preghiera e comando, ecco la voce della donna. «Amami. Perché l’amore non esiste. E io ho provato tutto ciò che esiste». Anche Didone brucia al fuoco dell’amore e della delusione. «Il sapore dell’abbandono è inconfondibile. Un giorno accadde». E poi: «Ti chiedi come faccia il mondo ad esistere nello stesso identico modo». Penelope, dal canto suo, ricorda: «Venti anni sull’isola. Tanto di quel tempo che mi sembra di avere il mare nelle vene». Tre storie vibranti e senza tempo, dette con maestria nella lingua del presente.