Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’Archivio di Stato mette in rete la antiche mappe «della paura»

- Marco Molino

È una geografia della paura quella che scopriamo sulle antiche mappe che l’Archivio di Stato di Napoli, aderendo alla campagna #iorestoaca­sa, ha tirato fuori dagli scaffali e reso disponibil­i sul suo sito web per la mostra virtuale dedicata alle piante settecente­sche delle città costiere del regno borbonico conservate nell’archivio di Josè Carrillo de Albornoz, duca di Montemar. Sui fogli ingialliti digitalizz­ati, emergono soprattutt­o i confini di pietra che cingevano aree urbane e porti. Mura e presidi difensivi, come quelli invalicabi­li di Palermo e Gaeta, per proteggere il territorio dalle insidie che potevano giungere dal mare: navi di popoli nemici o di pirati che d’improvviso spuntavano all’orizzonte per distrugger­e e depredare. Rintanati tra le mura di casa per difenderci dal contagio, ci pare di comprender­e ora più che mai i sentimenti che animarono la costruzion­e di quelle fortificaz­ioni che in alcuni casi lambivano la spiaggia (vedi il distretto di Cotrone, in Calabria) e in altri blindavano addirittur­a l’accesso ai fiumi, come emerge dalla pianta a colori di Pescara. Le mappe sono estratte dai 112 volumi dell’archivio personale del duca di

Montemar, nato a Siviglia nel 1671 e morto a Saragozza nel 1747, che fu capitano generale dell’esercito franco–spagnolo di Carlo di Borbone. Una planimetri­a fondata sui «pericoli esterni» che ci pare stranament­e attuale.

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