Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’Archivio di Stato mette in rete la antiche mappe «della paura»
È una geografia della paura quella che scopriamo sulle antiche mappe che l’Archivio di Stato di Napoli, aderendo alla campagna #iorestoacasa, ha tirato fuori dagli scaffali e reso disponibili sul suo sito web per la mostra virtuale dedicata alle piante settecentesche delle città costiere del regno borbonico conservate nell’archivio di Josè Carrillo de Albornoz, duca di Montemar. Sui fogli ingialliti digitalizzati, emergono soprattutto i confini di pietra che cingevano aree urbane e porti. Mura e presidi difensivi, come quelli invalicabili di Palermo e Gaeta, per proteggere il territorio dalle insidie che potevano giungere dal mare: navi di popoli nemici o di pirati che d’improvviso spuntavano all’orizzonte per distruggere e depredare. Rintanati tra le mura di casa per difenderci dal contagio, ci pare di comprendere ora più che mai i sentimenti che animarono la costruzione di quelle fortificazioni che in alcuni casi lambivano la spiaggia (vedi il distretto di Cotrone, in Calabria) e in altri blindavano addirittura l’accesso ai fiumi, come emerge dalla pianta a colori di Pescara. Le mappe sono estratte dai 112 volumi dell’archivio personale del duca di
Montemar, nato a Siviglia nel 1671 e morto a Saragozza nel 1747, che fu capitano generale dell’esercito franco–spagnolo di Carlo di Borbone. Una planimetria fondata sui «pericoli esterni» che ci pare stranamente attuale.