Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Infilare le scarpe, una scarica di adrenalina
Ground control to major Tom. Così iniziava la canzone di David Bowie, Space Oddity, alla quale ho pensato subito dopo essere rientrato in casa.
Sono stato fuori dieci minuti, forse meno. Ho varcato la porta di casa per la prima
volta in nove giorni e sono andato a buttare la spazzatura nei cassonetti di fronte al portone.
Poi, una volta compiuta la missione, mi sono allungato in garage per mettere in moto l’auto, giusto per non far scaricare la batteria (consiglio importante: fatelo, appena potete). Paura ed eccitazione. Mai avrei pensato che in vita mia questi
due sentimenti si sarebbero accavallati per la sola azione di inforcare l’ingresso del mio palazzo.
Non che ci fosse nulla da avere paura, lì fuori, intendiamoci. E tanto meno da eccitarsi. Ma la situazione ha reso anche queste cose diverse, nuove.
Infilare le scarpe e sentire i piedi, dopo giorni di pantofole, sulla suola delle sneakers,
appoggiarli poi sull’asfalto, irregolare rispetto al pavimento: un’altra scarica di adrenalina.
Una parte di me – lo ammetto – voleva subito rientrare in casa. Un pensiero irrazionale, istintivo. Ma l’altra, mentre alzavo la saracinesca del garage e prendevo il mio solito posto nell’abitacolo, e facevo cantare il motore per quei pochi minuti, ha desiderato ingranare la prima e andare. Partire, via, verso la strada, l’aria, i luoghi, ovunque. Quella parte di me era vivissima e affamata.
Ho pensato a quante città ho visitato fino a oggi e quante ancora ne voglio vedere. Ho pensato a tutti gli aerei che mi hanno fatto attraversare gli oceani, le nazioni, i continenti. Alle distanze che ho coperto in treno, in nave, in bicicletta. C’ero sempre io e il mondo intorno a farmi da scenario, dove perdermi e immaginare frammenti dei miei romanzi.
Quel mondo, adesso che scrivo, è lì fuori, oltre il vetro del balcone, e – sono sicuro – sta aspettando solo me.