Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Gli avvocati: trattati come limoni da spremere

Per loro nessun intervento economico: è rivolta social. E arriva il sostegno dei magistrati

- Titti Beneduce

NAPOLI Il decreto Cura Italia li fa sentire, come dimostra la foto postata su Facebook dal penalista Alfredo Sorge, limoni da spremere: gli avvocati napoletani sono sul piede di guerra, contro la decisione del governo di non adottare misure economiche nei loro confronti. Sui social l’argomento è molto dibattuto: c’è chi propone di creare un partito degli avvocati e chi, addirittur­a, suggerisce di restituire i tesserini. Ma c’è di più:la protesta incontra la solidariet­à anche di alcuni magistrati, tradiziona­lmente su posizioni diverse, tra cui quella di Nicola Russo, giudice che ha presieduto, tra l’altro, il collegio che giudicò Silvio Berlusconi e Valter Lavitola per la compravend­ita dei senatori.

Se l’avvocato Gabriele Esposito, in sintesi, scrive: «Il decreto Cura Italia uccide l’avvocatura. Che schifo», Sorge entra nei dettagli: «La tassazione reale (perché molte delle spese non sono deducibili) è al 50% ed oltre — argomenta Sorge —: limoni da spremere. L’Iva è al 22%. La Cassa di previdenza pretende il 15% del reddito. Le spese di studio e di lavoro sono ingenti e, soprattutt­o per un giovane, pensare di avviare e di proseguire la profession­e è una scommessa da far venire i brividi. I compensi per l’assistenza con patrocinio a spese dello stato vengono liquidati dopo una corsa ad ostacoli e vengono erogati dopo molti anni dal lavoro svolto». A fronte di tutto questo, «nemmeno una menzione per la emergenza Coronaviru­s che ti azzera il reddito chissà per quanto tempo nell’ambito di un decreto governativ­o che pensa a tutte le categorie lavorative meno che a quella più rappresent­ata in Parlamento e che, non avendo entrate stabili e certe, abbisogna di cure maggiori. Di quale profession­e vado parlando?».

Un post che ha raccolto decine di commenti favorevoli, anche molto duri come quello di Massimilia­no de Gregorio: «Dopo questa storia è meglio che ci mettiamo l’elmetto, il gilet giallo e scendiamo in piazza tutti i giorni per i nostri diritti ormai cancellati. A furia di pensare alla tutela dei diritti degli altri ci siamo dimenticat­i i nostri».

Ma, se il consenso da parte dei colleghi di Sorge era scontato, non lo era quello dei magistrati. Scrive per esempio Nicola Russo, oggi giudice di Corte di appello: «Parlo degli avvocati anche perché quando mi capita di promuovere iniziative di beneficenz­a me li trovo al mio fianco sempre, con passione e generosità. Mai per piaggeria. Nessuno mai mi ha ricordato il proprio impegno a sostegno di questa o quella iniziativa. Sono generosi, spesso più dei miei colleghi. Ebbene, agli avvocati che questo mese e forse nei prossimi mesi non vedranno, a differenza mia, maturato un reddito vanno il mio pensiero e il mio rispetto. Perché continuano a difendere e promuovere giustizia. Certo, secondo una prospettiv­a di parte. Ma questa è l’essenza della Giustizia». Un’opinione condivisa da svariati altri magistrati, tra cui la pm Ida Teresi, in forze alla Dda, e la presidente di sezione del Tribunale di Napoli Nord Mimma Miele, che l’ha copiata e incollata sulla propria bacheca.

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