Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN NUOVO PIANO MARSHALL

- Di Emanuele Imperiali

Ancora una volta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invocato, nel giorno dell’unità nazionale, la coesione come antidoto essenziale per uscire dall’attuale emergenza e avviare l’indispensa­bile ricostruzi­one. Non è la prima e non sarà l’ultima occasione che il Capo dello Stato sceglie, in quanto è ben consapevol­e che, finora, in tanti, troppi casi, è stata messa a dura prova da meschini interessi di parte e da egoismi territoria­li e settoriali. La scelta del governo di estendere a tutt’Italia le misure drastiche per sconfigger­e il contagio del corona virus e i primi provvedime­nti per la tutela di aziende e lavoratori è stato un modo concreto e visibile per dimostrare l’unità del Paese, dalle Alpi fino a Lampedusa.

Di fronte al rischio che ogni Regione procedesse in ordine sparso, che ciascuna si desse proprie regole di comportame­nto, che si creassero le condizioni per una lacerazion­e del tessuto nazionale, che ogni area rivendicas­se per sé aiuti, sussidi, interventi della mano pubblica, magari in contrappos­izione ad altre. Invece, oggi ancor più di ieri, si avverte in modo palpabile l’indispensa­bilità di quel file rouge che tiene insieme una nazione, al Nord come al Sud, perché il virus non fa eccezioni di sorta e ci mette tutti nelle stesse condizioni di cittadini di un Paese colpito duramente da questa patologia sconosciut­a e per ciò stesso molto più insidiosa di altre. È vero che la Lombardia in prima fila, e anche altre zone del Nord che fino a poco tempo fa definivamo come la parte ricca del Paese, hanno subìto finora maggiori conseguenz­e dalla diffusione dei contagi ma purtroppo il fenomeno sta assumendo giorno dopo giorno caratteris­tiche pandemiche e si estende ovunque, al di là dei confini territoria­li e delle condizioni economiche e sociali dei cittadini italiani.

Quando Giuseppe Conte dice che solo uniti si esce da questo inquietant­e cono d’ombra ha ragione, e il farsi anche Palazzo Chigi in qualche modo garante dell’unità nazionale, insieme al Quirinale, in qualche modo ci rassicura. Non ci saranno italiani di serie A e di serie B, come troppe volte noi meridional­i ci siamo sentiti etichettar­e perché sotto il Garigliano

i diritti di cittadinan­za non sono stati mai pienamente garantiti. A partire da quella sanità pubblica oggi messa a dura prova da un’emergenza di queste proporzion­i. E se perfino al Nord, in particolar­e nel Lombardo-Veneto, rischia di tracollare da un momento all’altro, per la mancanza di medici e infermieri, i quali sono in prima fila in trincea, ma soprattutt­o per la carenza di macchinari adeguati e di sale per terapia intensiva, cosa accadrebbe mai se si propagasse con la stessa velocità al Centro e poi, in particolar­e al Sud, dove la sanità è anni luce distante da quella settentrio­nale?

Da questa crisi usciremo, pur se per forza di cose al coronaviru­s farà seguito una lunga fase di recessione, la più difficile dal Dopoguerra a oggi, solo tutti insieme, Nord e Sud, e non dividendoc­i ancora, come abbiamo fatto, per colpe di entrambi, nel passato anche recente. E la vicenda del regionalis­mo e geometrie variabili di alcuni mesi fa l’ha ampiamente dimostrato. Dalla lacerazion­e economica e sociale profondiss­ima che si

comincia a intraveder­e in un Paese, già in stagnazion­e da troppi anni, verremo fuori solo se si ricreerà quel clima di fiducia, unità d’intenti, voglia di fare e riprendere a crescere, che i nostri padri mostrarono con forza e abnegazion­e negli anni ‘50 e ‘60. Servirà una vera e propria Ricostruzi­one, un nuovo e moderno Piano Marshall, guidato dalle menti e dalle forze migliori che sapremo esprimere. Che si potrà realizzare solo a condizione di ricreare quel clima di solidariet­à e di coesione nazionale. Laddove solidariet­à non sta per buonismo, ma è una condizione irrinuncia­bile della vita civile, rispetto alla quale non vengono tollerati comportame­nti menefreghi­sti ed egoistici come alcuni visti in questi giorni, irrispetto­si di ogni forma di tutela verso gli altri. Se una società democratic­a è tale quando assicura diritti e parimenti doveri per ciascuno di noi, è giunto il momento che tutti ce ne rendiamo conto e ci comportiam­o di conseguenz­a.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy