Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UN NUOVO PIANO MARSHALL
Ancora una volta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invocato, nel giorno dell’unità nazionale, la coesione come antidoto essenziale per uscire dall’attuale emergenza e avviare l’indispensabile ricostruzione. Non è la prima e non sarà l’ultima occasione che il Capo dello Stato sceglie, in quanto è ben consapevole che, finora, in tanti, troppi casi, è stata messa a dura prova da meschini interessi di parte e da egoismi territoriali e settoriali. La scelta del governo di estendere a tutt’Italia le misure drastiche per sconfiggere il contagio del corona virus e i primi provvedimenti per la tutela di aziende e lavoratori è stato un modo concreto e visibile per dimostrare l’unità del Paese, dalle Alpi fino a Lampedusa.
Di fronte al rischio che ogni Regione procedesse in ordine sparso, che ciascuna si desse proprie regole di comportamento, che si creassero le condizioni per una lacerazione del tessuto nazionale, che ogni area rivendicasse per sé aiuti, sussidi, interventi della mano pubblica, magari in contrapposizione ad altre. Invece, oggi ancor più di ieri, si avverte in modo palpabile l’indispensabilità di quel file rouge che tiene insieme una nazione, al Nord come al Sud, perché il virus non fa eccezioni di sorta e ci mette tutti nelle stesse condizioni di cittadini di un Paese colpito duramente da questa patologia sconosciuta e per ciò stesso molto più insidiosa di altre. È vero che la Lombardia in prima fila, e anche altre zone del Nord che fino a poco tempo fa definivamo come la parte ricca del Paese, hanno subìto finora maggiori conseguenze dalla diffusione dei contagi ma purtroppo il fenomeno sta assumendo giorno dopo giorno caratteristiche pandemiche e si estende ovunque, al di là dei confini territoriali e delle condizioni economiche e sociali dei cittadini italiani.
Quando Giuseppe Conte dice che solo uniti si esce da questo inquietante cono d’ombra ha ragione, e il farsi anche Palazzo Chigi in qualche modo garante dell’unità nazionale, insieme al Quirinale, in qualche modo ci rassicura. Non ci saranno italiani di serie A e di serie B, come troppe volte noi meridionali ci siamo sentiti etichettare perché sotto il Garigliano
i diritti di cittadinanza non sono stati mai pienamente garantiti. A partire da quella sanità pubblica oggi messa a dura prova da un’emergenza di queste proporzioni. E se perfino al Nord, in particolare nel Lombardo-Veneto, rischia di tracollare da un momento all’altro, per la mancanza di medici e infermieri, i quali sono in prima fila in trincea, ma soprattutto per la carenza di macchinari adeguati e di sale per terapia intensiva, cosa accadrebbe mai se si propagasse con la stessa velocità al Centro e poi, in particolare al Sud, dove la sanità è anni luce distante da quella settentrionale?
Da questa crisi usciremo, pur se per forza di cose al coronavirus farà seguito una lunga fase di recessione, la più difficile dal Dopoguerra a oggi, solo tutti insieme, Nord e Sud, e non dividendoci ancora, come abbiamo fatto, per colpe di entrambi, nel passato anche recente. E la vicenda del regionalismo e geometrie variabili di alcuni mesi fa l’ha ampiamente dimostrato. Dalla lacerazione economica e sociale profondissima che si
comincia a intravedere in un Paese, già in stagnazione da troppi anni, verremo fuori solo se si ricreerà quel clima di fiducia, unità d’intenti, voglia di fare e riprendere a crescere, che i nostri padri mostrarono con forza e abnegazione negli anni ‘50 e ‘60. Servirà una vera e propria Ricostruzione, un nuovo e moderno Piano Marshall, guidato dalle menti e dalle forze migliori che sapremo esprimere. Che si potrà realizzare solo a condizione di ricreare quel clima di solidarietà e di coesione nazionale. Laddove solidarietà non sta per buonismo, ma è una condizione irrinunciabile della vita civile, rispetto alla quale non vengono tollerati comportamenti menefreghisti ed egoistici come alcuni visti in questi giorni, irrispettosi di ogni forma di tutela verso gli altri. Se una società democratica è tale quando assicura diritti e parimenti doveri per ciascuno di noi, è giunto il momento che tutti ce ne rendiamo conto e ci comportiamo di conseguenza.