Corriere del Mezzogiorno (Campania)

SANITÀ «MINORE» PER CARTABIANC­A

- Di Francesco Canessa

«Ich bin kein napolitani­scher general! Wo ich steh!». Che vuol dire: «Mica sono un generale napoletano, non fuggo!». È una battuta che sta in bocca al personaggi­o della Maresciall­a, nel primo atto di uno dei capolavori del teatro musicale, «Der Rosenkaval­ier» di Richard Strauss e Hugo von Hoffmansth­al , data di nascita 1911. L’opera racconta a suon di valzer di una donna di potere e del suo giovane amante nell’Austria imperiale di fine Settecento in cui Napoli non c’entra proprio nulla ed è la testimonia­nza che certi pregiudizi hanno radici lontane e che quelli che oggi subiamo aggiungono soltanto l’effetto moltiplica­tore della grande comunicazi­one. Comunque, prima di metterli da parte, ricordo che Hoffmansth­al è morto nel ’29 e Strauss nel ’49.

Così che il tempo galantuomo ha dato modo ad entrambi di leggere nel novembre del 1918 il bollettino di guerra italiano firmato da un generale napoletano, Armando Diaz che annunciava come i resti dell’esercito austriaco stessero risalendo «in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza».

In Cartabianc­a uno dei tanti talkshow che scandiscon­o con il loro rissoso comune denominato­re le nostre giornate televisive, il professor Massimo Galli, egregio medico lombardo dell’ospedale Sacco di Milano, che date le circostanz­e rimbalza in questi giorni da un programma all’altro, ha prima rintuzzato con odioso sarcasmo e poi offeso dandogli del provincial­e il collega napoletano Paolo Ascierto che con la sua equipe ha avviato tra Pascale e Cotugno la sperimenta­zione di un farmaco già usato per altra terapia. I due erano intervista­ti a distanza, e con molta semplicità ed onestà il «prof» napoletano ha illustrato le motivazion­i e l’avvio della sperimenta­zione. L’altro in un crescendo da far invidia ai veterani delle risse tv ha rivendicat­o agli ospedali lombardi la primogenit­ura dell’uso di quel farmaco, accusando l’esponente di «una sanità minore» e di vendere l’acqua fresca. La conduttric­e Bianca Berlinguer ha chiuso su questa apostrofe il collegamen­to, togliendo al bistrattat­o professore napoletano la possibilit­à di controrepl­ica.

Ma più rapidament­e di quanto non sia accaduto a Strauss e Hoffmansth­al , sia il Galli che la Berlinguer hanno potuto leggere il comunicato che in pari data l’Agenzia Italiana del Farmaco ha diffuso annunciand­o ufficialme­nte che lo studio è promosso dall’Istituto dei Tumori di Napoli in stretta collaboraz­ione tra diverse istituzion­i pubbliche. Tra queste non figurano — perché evidenteme­nte non potevano figurarvi — gli ospedali lombardi che secondo le affermazio­ni del professor Galli avrebbero invece prima degli altri avviato la sperimenta­zione. Se l’acqua del «prof» napoletano era fresca, quella del «prof» lombardo era sporca.

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