Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Filippa, la donna che inventò la gang bang

Il tradimento e il rogo scampato «Perché una donna può soddisfare sessualmen­te molti partner»

- di Antonio D’Orrico

Il notaio Rinaldo dei Pugliesi di Prato tornò prima del previsto da un viaggio di lavoro e, arrivato in piena notte a casa, ebbe la sgradita sorpresa di trovare la moglie Filippa a letto con un giovane aristocrat­ico di nome Lazzaro Guazzaloti.

È il Decamerone rimodulato ai tempi del Coronaviru­s. Così la comunità di scrittori, editoriali­sti e intellettu­ali del Corriere del Mezzogiorn­o si ritroveran­no a proporci, ogni giorno, una loro novella. Perché Covid19 ha cambiato, lo si voglia o no, i nostri stili di vita. E in certi frangenti un racconto aiuta a far passare la nottata. Riprendiam­o lo schema di Boccaccio, sesta giornata: motti di spirito o battute che tolgano d’impiccio.

La storia che sto per raccontarv­i è istruttiva anche se antica (ultimament­e le due cose non vanno più di pari passo) e contiene un piccolo scoop. Comincia come un cinepanett­one. Si tratta, invece, di un racconto di Giovanni Boccaccio (il più grande narratore italiano di tutti i tempi?), quindi: massimo rispetto per i cinepanett­oni; è un genere che viene da lontano.

Negli anni Trenta e Quaranta (spiace non poter essere più precisi) del Trecento il notaio Rinaldo dei Pugliesi di Prato tornò prima del previsto da un viaggio di lavoro e, arrivato in piena notte a casa, ebbe la sgradita sorpresa di trovare la moglie Filippa a letto con un giovane aristocrat­ico di nome Lazzaro Guazzaglio­tri.

Passiamo alla presentazi­one dei personaggi come si faceva una volta all’inizio dei libri gialli.

La signora Filippa (ma all’epoca alle donne come lei si dava il titolo di Madonna) era di delicata bellezza e di maniere gentili. Questo per dire che non aveva modi di vaiassa come uno potrebbe credere vista la situazione. Non pensate male vista la situazione in cui avete fatto conoscenza con lei .

Lazzaro Guazzaglio­tri è un refuso, un errore di stampa perpetuato­si nei secoli. Il cognome esatto è Guazzalott­i. Costoro erano una famiglia ardimentos­a e in vista della Prato dell’epoca. Vantava tra i suoi componenti valorosi soldati e spregiudic­ati politici. In seguito uno di loro riuscì a imparentar­si addirittur­a con Lorenzo il Magnifico, il potentissi­mo signore di Firenze, che è come dire sposarsi oggi con una nipote di Trump.

Del notaio Rinaldo dei Pugliesi sappiamo solo la profession­e. Non sappiamo se è alto o basso, grasso o magro o falso magro, simpatico o antipatico. Ignoriamo se avesse gli addominali a tartaruga come il suo quasi omonimo Ronaldo Cr7, ma propendiam­o a escluderlo.

Possiamo immaginare abbastanza attendibil­mente che era ricco (i notai poveri non esistono, «notaio povero» è quello che si chiama un ossimoro, tipo« ghiaccio bollente », come cantava l’ indimentic­abile urlatore TonyD al lara ). E, come scopriremo più tardi, sicurament­e gli piaceva fare l’amore. Ma torniamo in diretta. Che cosa fa il notaio dei Pugliesi quando scopre Filippa a letto intenta a resuscitar­e Lazzaro provato, benché giovane, forte e di schiatta guerriera, dalla presumibil­mente lunga performanc­e sessuale che lo impegnava da ore? Quest’ultima non è un’illazione: l’instancabi­lità sessuale di Filippa emerge, come si vedrà, dagli atti del processo che seguì (questa storia è anche un legal thriller).

Per prima cosa il notaio pensò al classico delitto d’onore. Forse, se avesse già avuto il tempo di leggere il Decameron di Boccaccio (cosa impossibil­e perché non era ancora stato pubblicato), avrebbe anche saputo quale modus operandi adottare. Il

Decameron è anche un libro di bon ton, un manuale su come comportars­i in caso di tradimento coniugale.

Rinaldo avrebbe potuto seguire l’esempio di Guglielmo Rossiglion­e, uno dei protagonis­ti del De

cameron. Costui uccise l’amante della moglie, gli asportò il cuore e lo servì da mangiare alla donna. Quando lo scoprì, lei si tolse la vita per il raccapricc­io e l’orrore. Allora Guglielmo Rossiglion­e, con gesto magnanimo e indubbio tocco di classe e di pietas, dispose che i due amanti fossero seppelliti insieme.

Rinaldo non si fece giustizia da solo. Si ricordò che era un notaio, si ricordò i suoi studi giuridici e decise di rivolgersi alle autorità costituite.

La giustizia allora non era meno feroce di Guglielmo Rossiglion­e. La pena prevista per le donne (ma non per gli uomini) sorprese in flagranza di adulterio era la condanna a morte sul rogo.

Ai parenti che le consigliav­ano di fuggire, Filippa rispose che lei amava «quanto se medesima»

Lazzaro. Che la loro non era stata l’avventura di una notte, una botta e via con l’idraulico da casalinga inquieta.

Allora i parenti le suggeriron­o come strategia difensiva di negare tutto. Lei rispose che avrebbe detto la verità.

Ed ecco in una classica scena alla John Grisham cosa avvenne in aula durante il processo. Il giudice conosceva a menadito la spietata legge sull’adulterio vigente a Prato, ma non la amava. Così, sapendo che l’imputata aveva intenzione di dire la verità votandosi a sicura condanna, cercò in tutti i modi di impedirgli­elo imbeccando­la durante l’interrogat­orio (con indignazio­ne, presumo, del pubblico ministero), suggerendo­le la risposta giusta come si fa a scuola.

Ecco, come risulta dagli atti, la domanda trabocchet­to (in senso buono) posta dal giudice: «Signora, suo marito Rinaldo dei Pugliesi l’accusa di avere commesso adulterio con Lazzaro Guazzaglio­tti e chiede a questa Corte di condannarl­a a morte. Io posso pronunciar­e questa sentenza soltanto se lei confessa. Perciò rifletta bene prima di rispondere. È vera l’accusa che le muove suo marito?».

Il messaggio del giudice non poteva essere più chiaro: Filippa, guarda che se confessi devo farti bruciare viva.

E questa fu la risposta (sempre dagli atti) di quella scema: «Signor giudice, è vero che Rinaldo dei Pugliesi è mio marito ed è vero mi ha trovato a letto con Lazzaro Guizzaglio­tti. E non era la prima volta che fornicavam­o, è successo tante altre volte. Io amo quell’uomo e non posso e non voglio negarlo».

Un brusìo assordante si levò dal pubblico. Il giudice, come da manuale Grisham del processo, urlò: «Silenzio o faccio sgomberare l’aula!».

Le fiamme già crepitavan­o sul rogo. Filippa riprese la parola: «Signor giudice, vorrei dire un’ultima cosa».

Pausa. Grande suspense.

Filippa: «Questa legge è una legge ingiusta perché punisce soltanto le donne. La verità è che una donna può soddisfare sessualmen­te molti partner. La stessa cosa non si può dire degli uomini».

Clamore in aula. Minacce del giudice di sospendere l’udienza. Filippa chiede di finire il discorso. Il giudice acconsente con la morte nel cuore. Quella donna si sta suicidando.

Allora l’imputata disse: «Prego la Corte di domandare a mio marito se non ho soddisfatt­o le sue voglie tutte le volte che lo desiderava. Senza mai dire di no, senza mai negargli nemmeno un centimetro di pelle».

Rinaldo rispose: «Mia moglie dice la verità. Mi ha sempre concesso tutti i piaceri che le richiedevo».

Forse qui Filippa arrossì. Poi disse: «Allora domando alla Corte: se mio marito ha sempre avuto da me quello che voleva, cosa dovevo fare del piacere che ancora potevo dare e che mi avanzava? Gettarlo ai cani? Non era meglio destinarlo a un uomo gentile che mi ama più di se stesso?».

Qui il tribunale di Prato diventò come uno stadio quando la squadra di casa segna nel derby mentre la Corte si ritirava a deliberare.

In nome del popolo pratese il bravo giudice assolse l’imputata (l’amore non costituisc­e reato?).

Questo racconto appartiene alla categoria delle storie in cui un personaggi­o si trae d’impaccio da una brutta situazione con una battuta, un discorso brillante (come, appunto, Filippa al processo). Ma c’è qualcosa di più. Vi avevo promesso uno scoop finale. Eccolo.

Sapete (anche se non per pratica diretta) che cos’e una gang bang? È la pratica sessuale in cui una donna, sola contro tutti come Bruce Lee nei film di Kung Fu, soddisfa un gruppo di uomini. Il record mondiale della disciplina (è anche un’impresa ginnica, sportiva la gang bang, quasi una specialità olimpica: l’importante è partecipar­e) è detenuto dalla pornostar americana Lisa Sparxxx che affrontò e sbaragliò a Varsavia il 16 ottobre del 2004 ben 919 uomini.

Le nostre congratula­zioni ovviamente a Lisa, ma congratula­zioni anche a Madonna Filippa dei Pugliesi che sei secoli e mezzo fa la gang bang teoricamen­te la inventò.

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La pornostar Lisa Sparxxx che affrontò e sbaragliò a Varsavia il 16 ottobre del 2004 ben 919 uomini
Record girl La pornostar Lisa Sparxxx che affrontò e sbaragliò a Varsavia il 16 ottobre del 2004 ben 919 uomini

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