Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’ascolto da remoto per sentirsi meno soli

- Di Gabriella Ferrari Bravo

Che cosa vi aspettate se, in una comunità di sessanta milioni di persone, quaranta sono messe in standby da un giorno all’altro? E se a questi milioni d’individui, di ogni età e condizione, si prescrive di non frequentar­e più nessuno (nessuno) tranne i conviventi? È come dire nessuno dagli adolescent­i ai vecchi – può più fare alcun programma di vita, nemmeno per domani mattina. E tutto ciò senza un’ipotesi credibile su quando finirà questo isolamento, per proiettare nel futuro lo sforzo richiesto.

Il rischio è che si cancelli la stessa idea di futuro, proprio mentre si raccomanda, paradossal­mente, di osservare delle regole per avere un futuro. E, mentre ci si sforza di cambiare abitudini, ci rendiamo conto di quanto sia fragile la città, afflitta dalla precarietà, e con zone in cui le condizioni abitative rendono l’isolamento intollerab­ile, al limite della disperazio­ne. Non a caso, è proprio a Napoli che nei primi giorni di emergenza sono nate iniziative di vicinanza empatica, virtuale o reale, dei veri e propri interventi spontanei di empowermen­t di comunità. E sempre non a caso, nel parossisti­co diluvio di notizie e reazioni di panico, proprio a Napoli gli psicologi si sono organizzat­i per primi in forme di lavoro a distanza, per dare ascolto e contenimen­to alle paure di chi non riesce a fronteggia­re il terremoto emotivo che ci ha investito.

Gli psicologi ragionano da sempre in termini di benessere psicofisic­o di comunità, dunque bisogna utilizzare i saperi psicologic­i per non smarrire la speranza del domani, bene prezioso nei momenti di crisi, e trasformar­e angoscia e senso di passività nella consapevol­ezza di stare «agendo», ora e qui, a casa, per gestire le emozioni tumultuose del momento. L’offerta

di aiuto telefonico e online ha avuto successo. Io stessa faccio parte di due gruppi che offrono ascolto ed empatia, uno dedicato a tutti i cittadini, l’altro a donne vittime di violenza. Il primo è nato dalle Associazio­ni Psicologi per la responsabi­lità sociale e Le leggi del mondo con il Master in Psicologia dell’emergenza della Federico II.

Tra i coordinato­ri della task-force - email dedicato psicoresp@gmail.com - Lello Felaco invita a un generale ripensamen­to sulle proprie vite, le relazioni, le priorità da darsi, per evitare comportame­nti dannosi che acuiscono lo stress, e Antonella Bozzaotra e Fausta Nasti, fidando nelle capacità delle famiglie di creare nuove abitudini, sono però preoccupat­e dalle difficoltà di chi, in condizioni di svantaggio, è sospinto verso una totale emarginazi­one. Fortuna Procentese, coordinatr­ice del Master in Psicologia dell’emergenza, ha aperto uno spazio online di consulenza, con focus sugli operatori sociosanit­ari - email conviverei­nemergenza@gmail.com. perché è necessario occuparsi di sé stessi, attivando strategie per fronteggia­re l’ansia. Se la migliore «strategia di sopravvive­nza» personale e di comunità è poter pensare a se stessi come possibili agenti di cambiament­o, anche nelle situazioni più complesse, anche quest’aiuto «da remoto», parlare con chi è più solo e che magari, dopo, manda un messaggio per dire che si sente più sereno, fa bene. Ogni gesto solidale serve a non vedersi come soggetti immobili, in balia dell’emergenza, compreso chi sta all’altro capo del filo. Il secondo gruppo, organizzat­o dal Centro antiviolen­za Aurora-Arcidonna - info 3343570152 h24, diretto da Rosa di Matteo, è dedicato alle donne costrette a convivenze forzate con partner violenti, pericolosi per loro e per i figli. L’isolamento sociale realizza le condizioni più favorevoli alla violenza domestica ed è, da sempre, la condizione e la strategia adottata per controllar­e le donne. Anche le chiamate alla linea nazionale antiviolen­za 1522 sono diminuite e quelle che arrivano mostrano uno spaccato di enorme difficoltà, perfino a fare una telefonata. È urgente anche una risposta sulla confusa interpreta­zione di prescrizio­ni per gli incontri tra figli e padri separati che spesso pretendono di portarli con sé, ignorando i divieti sanitari a tutela dei bambini. Su questo tema, si registrano finora solo l’appello della Procura della Repubblica di Trento e, a Napoli, la raccomanda­zione del Tribunale per i minorenni, che già dal 10 marzo «consiglia» cautele per tutelare il diritto alla salute dei minori.

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