Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Al Tar contro la quarantena forzata
L’intellettuale obbligato in casa dall’Asl Na 1 dopo l’articolo pubblicato sabato scorso sul Corriere «E su Fb monta la caccia di certi personaggetti»
Domenica la polizia mi ha notificato con solerte gentilezza un decreto dell’Asl.
Domenica scorsa la polizia giudiziaria mi ha notificato con solerte gentilezza un decreto della Asl con cui mi si fa obbligo di quarantena, cioè di isolamento sociale e familiare, peraltro avvertendomi che sarò sottoposto a sorveglianza. Agli agenti ho chiesto come farò per soddisfare i miei bisogni essenziali, dato che vivo da solo. Mi hanno sorriso. Come dire, adesso sono fatti tuoi.
Su Facebook, intanto, va in onda la caccia all’untore, un’onda sporca di improperi e offese personali di personaggetti in cerca d’autore. Pare che l’Ordine dei giornalisti a cui purtroppo appartengo dal 1985, ma che mi guardo bene dal frequentare da oltre vent’anni, abbia segnalato la storia del mio tesserino a un fantomatico consiglio di disciplina (che non ho mai mostrato a nessuno, anche perché credo di averlo perso nell’ultimo trasloco). Un amico penalista mi ha chiamato molto preoccupato per pregarmi di non muovermi di casa, se no poi il caso si dovrà discutere in carcere per direttissima. Il direttore d’Errico mi scongiura di non fare il guascone e di moderare il linguaggio. Insomma, ho capito di essermi messo nei guai. Per non lasciare nulla d’intentato, i miei legali Paolo Leone e Giuliano Ferraro si sono rivolti d’urgenza agli aruspici del Tar. Siamo in religiosa attesa. Il pomo della discordia è l’articolo che ho scritto alcuni giorni fa nella mia «Zona Franca» su questo giornale.
Gli indizi da esaminare sarebbero tutti nell’articolo. Dove, dicono quelli della Asl, mi sarei autoaccusato di violazioni reiterate dell’ultima ordinanza regionale. Nell’atto che mi infligge l’obbligo però non spiegano il resto di niente. Habeas corpus? Roba d’altri tempi. Quando c’era la democrazia. Insomma, mi spediscono in galera a casa, in regime di isolamento, senza che sia contaminato da alcunché e senza che qualcuno mi abbia contestato un solo specifico reato. E come avrebbero potuto? Non mi hanno mai incontrato e fermato quando nei miei pensieri andavo a piedi in farmacia e dal tabaccaio o in scooter per cercare qualche supermercato meno congestionato (e così mi godevo nella fantasia pezzi di città deserti e bellissimi).
Ora io però mi meraviglio soprattutto di molti colleghi giornalisti, i quali dovrebbero saper distinguere tra un articolo di cronaca e una rubrica d’intrattenimento pseudoletteraria, che già dal titolo si presenta come qualcosa fuori dalle norme. Costoro, se non fossero così conformisti e perbenisti avrebbero gli strumenti per comprendere che un tal tipo di rubrica si scrive con un linguaggio distante dai confini tra il vero e il falso, cercando d’inquadrare concetti e realtà che forse esistono o forse no. Meno mi colpisce la verbosità inconcludente dei comunicati stampa sul mio caso redatti dai dirigenti della Asl Napoli 1 Centro. Me li immagino indaffarati in ben altre e più gravi incombenze, avviliti dal dover rispondere per filo e per segno alle mie interviste fino a tarda notte.
Non si pretende dai valorosi militanti di un’azienda sanitaria, impegnati notte e giorno a organizzare i campi di battaglia contro l’epidemia, una conoscenza accurata delle retoriche letterarie, tra cui quella giornalistica, che un suo dignitoso spazio ce l’ha. Capisco che non siano in grado di distinguere. E che non sappiano niente di avanguardie letterarie, artistiche, filosofiche. Non gliene voglio. Neanche mi sfugge che l’Azione Parallela di De Luca in Regione stia giocando anche nel mio infinitesimale caso la partita di un prossimo futuro elettorale. Penso d’altronde che oggi avrà buon gioco perché c’è in giro molta paura, angoscia e cattiveria, brutti sentimenti sui quali è chiaro che in tanti potranno lucrare. Non a caso la Lega di Salvini è il primo partito in Italia. Ma insomma, cari colleghi della carta stampata, quando comincerete almeno voi a interrogarvi sulla deriva autoritaria che state assecondando e giustificando, ovviamente autoconvincendovi di stare dalla parte del sentire comune della gente? Se i politici mostrano i pugni, la folla acclama e i giornalisti fanno la ola, scene già viste nella storia, avete presente che fine faremo?
Il mio ultimo pensiero nel primo giorno di quarantena lo vorrei dedicare con affetto a Umberto De Gregorio. Trovo strepitoso che abbia scritto della cura Wuhan-De Luca. Non so se sia solo una voce dal sen fuggita. Fortunatamente la Cina autoritaria non è ancora così vicina da poter essere raggiunta con i mezzi sgangherati della Circumvesuviana, dei quali il presidente dell’Eav farebbe bene a occuparsi a tempo pieno. Infine, tanto per essere assolutamente chiari, ripeto: quel che ho scritto come ipotesi sabato scorso nella mia strampalata rubrica, oggi mi trovo a verificarlo sulla pelle. Stanno sospendendo lo Stato di diritto. Vogliono fare di me un caso esemplare, mettendo agli arresti idee, che pare possano essere contagiose. Beh, almeno mi terranno occupato a pensare e a scrivere nei prossimi giorni. Contro i loro decreti notificherò i miei articoli. E manderò il mio avatar in giro sullo scooter, perché vigili sulla città deserta e mi racconti che succede. Forse sarò io o forse no. Qualche cosa dovrò pur fare per combattere l’angoscia di due settimane di forzata solitudine.