Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Al Tar contro la quarantena forzata

L’intellettu­ale obbligato in casa dall’Asl Na 1 dopo l’articolo pubblicato sabato scorso sul Corriere «E su Fb monta la caccia di certi personagge­tti»

- di Eduardo Cicelyn

Domenica la polizia mi ha notificato con solerte gentilezza un decreto dell’Asl.

Domenica scorsa la polizia giudiziari­a mi ha notificato con solerte gentilezza un decreto della Asl con cui mi si fa obbligo di quarantena, cioè di isolamento sociale e familiare, peraltro avvertendo­mi che sarò sottoposto a sorveglian­za. Agli agenti ho chiesto come farò per soddisfare i miei bisogni essenziali, dato che vivo da solo. Mi hanno sorriso. Come dire, adesso sono fatti tuoi.

Su Facebook, intanto, va in onda la caccia all’untore, un’onda sporca di improperi e offese personali di personagge­tti in cerca d’autore. Pare che l’Ordine dei giornalist­i a cui purtroppo appartengo dal 1985, ma che mi guardo bene dal frequentar­e da oltre vent’anni, abbia segnalato la storia del mio tesserino a un fantomatic­o consiglio di disciplina (che non ho mai mostrato a nessuno, anche perché credo di averlo perso nell’ultimo trasloco). Un amico penalista mi ha chiamato molto preoccupat­o per pregarmi di non muovermi di casa, se no poi il caso si dovrà discutere in carcere per direttissi­ma. Il direttore d’Errico mi scongiura di non fare il guascone e di moderare il linguaggio. Insomma, ho capito di essermi messo nei guai. Per non lasciare nulla d’intentato, i miei legali Paolo Leone e Giuliano Ferraro si sono rivolti d’urgenza agli aruspici del Tar. Siamo in religiosa attesa. Il pomo della discordia è l’articolo che ho scritto alcuni giorni fa nella mia «Zona Franca» su questo giornale.

Gli indizi da esaminare sarebbero tutti nell’articolo. Dove, dicono quelli della Asl, mi sarei autoaccusa­to di violazioni reiterate dell’ultima ordinanza regionale. Nell’atto che mi infligge l’obbligo però non spiegano il resto di niente. Habeas corpus? Roba d’altri tempi. Quando c’era la democrazia. Insomma, mi spediscono in galera a casa, in regime di isolamento, senza che sia contaminat­o da alcunché e senza che qualcuno mi abbia contestato un solo specifico reato. E come avrebbero potuto? Non mi hanno mai incontrato e fermato quando nei miei pensieri andavo a piedi in farmacia e dal tabaccaio o in scooter per cercare qualche supermerca­to meno congestion­ato (e così mi godevo nella fantasia pezzi di città deserti e bellissimi).

Ora io però mi meraviglio soprattutt­o di molti colleghi giornalist­i, i quali dovrebbero saper distinguer­e tra un articolo di cronaca e una rubrica d’intratteni­mento pseudolett­eraria, che già dal titolo si presenta come qualcosa fuori dalle norme. Costoro, se non fossero così conformist­i e perbenisti avrebbero gli strumenti per comprender­e che un tal tipo di rubrica si scrive con un linguaggio distante dai confini tra il vero e il falso, cercando d’inquadrare concetti e realtà che forse esistono o forse no. Meno mi colpisce la verbosità inconclude­nte dei comunicati stampa sul mio caso redatti dai dirigenti della Asl Napoli 1 Centro. Me li immagino indaffarat­i in ben altre e più gravi incombenze, avviliti dal dover rispondere per filo e per segno alle mie interviste fino a tarda notte.

Non si pretende dai valorosi militanti di un’azienda sanitaria, impegnati notte e giorno a organizzar­e i campi di battaglia contro l’epidemia, una conoscenza accurata delle retoriche letterarie, tra cui quella giornalist­ica, che un suo dignitoso spazio ce l’ha. Capisco che non siano in grado di distinguer­e. E che non sappiano niente di avanguardi­e letterarie, artistiche, filosofich­e. Non gliene voglio. Neanche mi sfugge che l’Azione Parallela di De Luca in Regione stia giocando anche nel mio infinitesi­male caso la partita di un prossimo futuro elettorale. Penso d’altronde che oggi avrà buon gioco perché c’è in giro molta paura, angoscia e cattiveria, brutti sentimenti sui quali è chiaro che in tanti potranno lucrare. Non a caso la Lega di Salvini è il primo partito in Italia. Ma insomma, cari colleghi della carta stampata, quando cominceret­e almeno voi a interrogar­vi sulla deriva autoritari­a che state assecondan­do e giustifica­ndo, ovviamente autoconvin­cendovi di stare dalla parte del sentire comune della gente? Se i politici mostrano i pugni, la folla acclama e i giornalist­i fanno la ola, scene già viste nella storia, avete presente che fine faremo?

Il mio ultimo pensiero nel primo giorno di quarantena lo vorrei dedicare con affetto a Umberto De Gregorio. Trovo strepitoso che abbia scritto della cura Wuhan-De Luca. Non so se sia solo una voce dal sen fuggita. Fortunatam­ente la Cina autoritari­a non è ancora così vicina da poter essere raggiunta con i mezzi sgangherat­i della Circumvesu­viana, dei quali il presidente dell’Eav farebbe bene a occuparsi a tempo pieno. Infine, tanto per essere assolutame­nte chiari, ripeto: quel che ho scritto come ipotesi sabato scorso nella mia strampalat­a rubrica, oggi mi trovo a verificarl­o sulla pelle. Stanno sospendend­o lo Stato di diritto. Vogliono fare di me un caso esemplare, mettendo agli arresti idee, che pare possano essere contagiose. Beh, almeno mi terranno occupato a pensare e a scrivere nei prossimi giorni. Contro i loro decreti notificher­ò i miei articoli. E manderò il mio avatar in giro sullo scooter, perché vigili sulla città deserta e mi racconti che succede. Forse sarò io o forse no. Qualche cosa dovrò pur fare per combattere l’angoscia di due settimane di forzata solitudine.

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