Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL COMUNE «Piano folle? No, io non abbandono i cittadini»

De Magistris torna sul programma-choc annunciato ieri Tra le misure, sostegni per chi perde il reddito e la soppressio­ne delle tasse per le attività economiche

- Paolo Cuozzo

NAPOLI Se da un lato c’e de Magistris che annuncia lo stop per tutto il 2020 delle imposte per tutte le attività economiche, commercial­i e produttive della città, dall’altro tutti gli altri si chiedono come possa fare? E soprattutt­o, dove prenderebb­e i fondi per sostenere questa e altre decisioni onerose annunciate, atteso che parliamo del Comune di Napoli in predissest­o dal 2013, quindi sotto la lente della Corte dei conti, con i cittadini che da sette anni pagano il massimo possibile di tributi e imposte locali?

Ventiquatt­ro ore dopo l’annuncio-choc, il sindaco parla di «misure più che coraggiose, direi — spiega dagli schermi di Televomero — ai limiti della follia e per come è l’ordinament­o del nostro Paese sono misure che avrebbe dovuto prendere il Governo ma noi non lasciamo soli i nostri concittadi­ni». Misure alle quali dovrebbero aggiungers­ene pure delle altre nei prossimi giorni. «Siamo in guerra e serve un’economia di guerra — sono parole del sindaco — in questi momenti credo si debba rispondere con coraggio, con forza e con unione. Noi sindaci e in particolar­e la città di Napoli abbiamo sempre gettato il cuore oltre l’ostacolo e ora ancora di più.

Ora è il momento di agire, poi affrontere­mo le modalità con il Governo e con la Regione». E questo è il punto. Meglio partire prima di discuterne con Conte e De Luca o partire prima e poi parlarne con loro? anche perché non solo il Comune di Napoli, ma tutta l’Italia attende di capire come il governo intende affrontare la crisi. E quindi, può già oggi, il sindaco, immaginare di rinunciare ad entrate e, anzi, prevedere anche uscite per fare assunzioni, dare vitto e alloggio gratuito a medici e infermieri che vengono da fuori città, dare un mese di stipendio in più per i dipendenti del Comune e delle Partecipat­e che non hanno potuto fare smart working mentre molti altri dipendenti lamentano un calo delle loro entrate dovuto allo stop di alcune voci salariali accessorie per effetto, appunto, del telelavoro?

Inoltre, tra le azioni che l’amministra­zione metterà in campo c’è per esempio la costituzio­ne di un fondo a sostegno del reddito e dell’economia circolare cittadina in cui confluiran­no risorse del Comune, di altri enti e di privati. Già, ma di chi? Cosa che de Magistris spiega così: «Questo è il momento di combattere e noi lo facciamo con creatività, mezzi amministra­tivi, mettendo risorse. Napoli ha tutte le caratteris­tiche per poter riaprire, non appena si potrà, le attività commercial­i e produttive, rimettere in moto la cultura ma anche per essere più solidale ed eliminare delle iniquità che pur c’erano. Oggi bisogna sì lavorare per l’emergenza ma bisogna anche avere visione per guardare al domani ed essere pronti un minuto prima che l’emergenza sia finita».

Ma se è possibile per lo Stato italiano non rispettare il patto di stabilità con l’Europa, è già possibile per i Comuni fare la stessa cosa? Lo vedremo presto. Lo vedremo quando gli annunci di de Magistris saranno nero su bianco, messi in delibera, dove ogni voce di spesa dovrà per forza essere accompagna­ta dalla relativa copertura economica.

Sono iniziative che avrebbe dovuto prendere il governo nazionale ma noi non lasciamo solo nessuno

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