Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Una proposta per l’economia
Caro direttore, le prime misure messe in campo dal Governo nazionale, guidato da Giuseppe Conte, per fronteggiare le ricadute del Coronavirus sul sistema economico e produttivo sono — a mio parere — largamente insufficienti e sopratutto assai lente negli effetti.
Un mero rinvio delle tasse, sul lavoro misure pensate più per ridurre il contagio che per sostenere le imprese, tranne la cassa in deroga le cui procedure però sono incompatibili con l’emergenza. Nessun reale snellimento delle regole per l’accesso al credito, con il risultato che il famigerato «merito creditizio» rischia di lasciar fuori dalla porta delle banche la maggior parte delle nostre aziende, specie quelle piccole e medie e specie qui al Sud.
Insomma, più che una cura, ci hanno dato un cerotto. Non a caso alcune Regioni hanno già avviato una propria azione strategica con strumenti di supporto diretto al loro tessuto produttivo.
Non è il caso della Campania. Eppure il rapporto Cerved già annuncia che la nostra economia, nei prossimi mesi, rischia di lasciare sul terreno 23,5 miliardi. Di fronte a questo scenario, la Regione Campania ha il dovere di varare un intervento massiccio, capace di dare una mano al nostro sistema produttivo quando, speriamo tra poche settimane, si inizierà a uscire di casa.
La Campania può fare molto anche da sola, facendo diventare un’opportunità il suo grave immobilismo in tema di utilizzo dei fondi europei. È noto che la spesa delle risorse assegnateci dall’Unione Europea non arriva al 30% di quelle disponibili. E, sopratutto, molta parte di quelle formalmente impegnate in realtà è ferma al palo tra ritardi di attuazione e assenza di atti amministrativi giuridicamente vincolanti (quelli, cioè, che rendono davvero immutabile la destinazione della spesa).
La mia proposta è semplice: mettiamo immediatamente in campo tutte le risorse libere e riprogrammiamo tutte quelle impegnate ma ancora giuridicamente disponibili. Organizziamo subito un pacchetto puntuale di misure a sostegno delle nostre imprese (compresi artigiani e commercianti) e dei nostri lavoratori, appunto un piano Marshall fatto in casa. A partire da una iniezione diretta di liquidità, attraverso un meccanismo di attestazione dei pagamenti da effettuare e di quelli da ricevere, certificato da professionisti regolarmente iscritti all’albo professionale (come si fa da anni nelle procedure preconcorsuali). Con poche regole, ma chiare e certe, anche sui tempi, e la gestione affidata direttamente alla società finanziaria regionale Sviluppo Campania.
Accanto a questo, una scossa alla macchina burocratica di regione ed enti locali. Accordi con tutti gli ordini professionali perché i giovani professionisti prestino la propria opera per smaltire il formidabile arretrato nella gestione delle procedure amministrative (da quelli dell’edilizia alle autorizzazioni ambientali) che tanto impatto negativo producono sull’andamento delle attività e sulla vita dei cittadini. La Campania ha l’occasione per quel colpo d’ala che una regione moderna e non burocratica, nel momento di estrema difficoltà, dovrebbe darsi per farcela. Certo, per questo abbiamo bisogno di un presidente, non di uno sceriffo.