Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Non sappiamo se siamo positivi, ma andiamo in reparto»

Ritardi nell’esito dei test Covid-19. Un medico del Pellegrini: «In dieci aspettiamo da una settimana»

- Patrizio Mannu

NAPOLI Anche la velocità sul responso dei tamponi può fare la differenza per limitare il contagio; ancor di più se parliamo di un ospedale. Al Vecchio Pellegrini, una decina di sanitari (fra medici e tecnici) della Radiologia aspettano risposte ai test per Covid-19 ai quali si sono sottoposti. Con essi un’altra decina del reparto di Medicina interna.

Tutti fra “color che son sospesi” con l’obbligo di doversi recare in reparto: perché — dice la legge — fino a quando non c’è una positività accertata, pur in presenza di un contatto con un paziente affetto da Coronaviru­s, non si può lasciare il proprio posto di lavoro. «È una settimana che attendiamo l’esito dei tamponi». Uno dei medici della Radiologia (il Corriere

del Mezzogiorn­o ha le sue complete generalità) racconta la sua storia (e quella dei colleghi) con rabbia, più per il tempo perso che per altro. «Sono entrato in contatto con un paziente venuto in Radiologia per degli esami — ricorda, scandendo anche una tempistica precisa —. È arrivato sabato 14 marzo, abbiamo eseguito gli esami richiesti, con me c’erano altre persone che l’hanno manipolato: 4 medici e tre tecnici». Terminate le radiografi­e il paziente torna nel reparto di Medicina interna come un normale degente. Di lì a qualche ora si scoprirà che è positivo al Covid-19. Tampone per tutti, i sanitari del reparto e quelli della Radiologia. «Martedì 17 — spiega il medico — ci sottopongo­no a tampone, ebmente bene da allora siamo in attesa di avere il responso. Se dovessi essere positivo, sarei un asintomati­co e pur tuttavia continuo a lavorare, a venire in reparto. Tra l’altro, la sera torno a casa, esponendo eventuali miei familiari al rischio, benché mia moglie faccia lo stesso mio mestiere, è medico ma all’ospedale di Pozzuoli». I ritardi sulle risposte, dunque: questo è un altro problema.

«I nostri tamponi — sostiene sempre il medico — sono stati inviati all’ospedale San Paolo, dove afferiscon­o quelli eseguiti al Vecchio Pellegrini. Da quello che risulta a noi, dalle voci che corrono, è che lì operano soltanto due analisti di laboratori­o. Il collo di bottiglia è evidente». Il medico poi pone anche l’accento su un altro aspetto che riguarda gli approvvigi­onamenti. «I tamponi ci sono — spiega — pare che comincino a scarseggia­re i reagenti. È un problema del San Paolo ma ci chiediamo, a questo punto, se non sia più generale». La velocità delle risposte ai test è una variabile non indipenden­te alla riduzione dei contagi.

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Ospedale L’ingresso del Vecchio Pellegrini

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