Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Spesa sospesa» in tanti quartieri Ecco gli alimentari che offrono aiuto
In campo commercianti, parroci e associazioni: ogni giorno giungono circa 120 telefonate di aiuto «Grazie è la parola più bella del mondo»
La #SpesaSOSpesa a cercarla sul web, nasce il 23 marzo 2020. L’origine dell’idea di comprare generi di prima necessità e lasciare che altri possano ritirarli nei punti vendita in un momento di particolare difficoltà in piena emergenza Covid-19, pare sia nata in contemporanea nel piccolo paese di Santa Maria la Carità alle falde del Vesuvio e lo stesso giorno, sulla pagina Facebook dalla II Municipalità di Napoli. Ad onor di cronaca il 22 marzo, è partita una “Spesa Sospesa” costituita da donazioni su un conto corrente e buoni mensili da spendere per le famiglie in difficoltà, da un video pubblicato su YouTube da TeleRama di Lecce, ma non una pubblica rete di donazioni alimentari pagate o comprate in attesa di essere donate, insomma, veramente sospese.
La ricostruzione
Questa è la storia di una ipotetica ricostruzione di come sono andati i fatti, dove le tracce sul web mostrano gli indizi: certo, già da un paio di settimane, qualche supermercato cittadino a Napoli e altrove, aveva provveduto a sistemare un carrello vuoto all’ingresso, affinché le persone lasciassero generi di prima necessità per essere poi donati a chi ne aveva bisogno. Del resto, la cultura del caffè sospeso non poteva che generare immediatamente un ampliamento del concetto filosofico del “sospeso” e così è partita la gara di solidarietà. Dal semplice panariello sospeso in strada, al carrello dei supermercati, la reazione è stata quella della gente che aiuta la gente, prima ancora dell’intervento dello Stato. Se a Santa Maria la Carità, un imprenditore illuminato ha messo a disposizione il suo punto vendita, il merito della #SpesaSOSpesa risiede nella sua capillarità e organizzazione. La II Municipalità di Napoli ha ragionato davvero in maniera partenopea: al presidente Francesco Chirico, arrivavano da diversi giorni telefonate allarmanti da amici, commercianti e conoscenti. Conosciamo tutti cosa sta accadendo alle attività, alle famiglie, ai lavoratori; a fasce intere di popolazione senza lavoro e a quelli che lo hanno perso. E nel dramma, un vero napoletano non può disperarsi, ma pensa alla soluzione ingegnosa. Così consultandosi con altri consiglieri di Municipalità, Francesco ha avuta l’idea di cominciare a creare una rete tra persone, attività, associazioni, parrocchie, e mettere in moto i Servizi sociali di piazza Dante e corso Garibaldi della sua Municipalità.
Iniziativa virale
La prima fase è stata di fatto materiale: i cittadini compravano beni di prima necessità e li lasciavano in sospeso nei negozi. In poche ore, l’iniziativa virtuale è diventata virale: pubblicato il post su vari profili è rimbalzando di diario in diario. Ha generato un effetto a catena di emulazione e stimolo con richieste di donaziopografica ne economica anche da parte di chi era in un altro quartiere o in un’altra città. E’ stato così aperto un conto corrente sul quale donare (con possibilità di detrazione dalle tasse) intestato a “Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli”.
La risposta immediata
Sul conto corrente della II Municipalità, con tanto di possibilità di detrazione dalle tasse, hanno immediatamente e generosamente risposto il Museo Nitsch, la Cappella Sansevero, il Decumano Space, l’associazione Foqus dei Quartieri Spagnoli, e persino le ditte che hanno lavorato per il Comune di Napoli; ognuno con donazioni in denaro, talvolta notevoli, e anche con veri e proprio abbonamenti quotidiani che donano 20 #SpeseSOSpese al giorno, perché la rete funziona perfettamente con un sistema di autocontrollo tra persone. La cifra raccolta si aggira intorno ai 12 mila euro e cresce di giorno in giorno. Ma come funziona davvero la #SpesaSOSpesa? Ogni giorno arrivano al numero preposto tra le 100 e le 120 telefonate di aiuto, vengono convogliate insieme alle liste di chi è in difficoltà redatte da parroci, associazioni, singoli; vengono verificate perché ci si conosce tutti, e perché viene chiesto di telefonare ai numeri predisposti dalla Municipalità per segnalare l’avvenuta donazione; viene organizzata per zona tola distribuzione di una spesa base di 30 euro (in genere pasta, riso, latte, carne, verdure, olio, biscotti, legumi, pane, pollo e frutta) che i commercianti preparano ricevendo la lista dei nomi, e viene consegnata di persona. La #SpesaSOSpesa può dunque essere pagata direttamente al commerciante scelto dalla lista, o sul conto corrente predisposto. L’iniziativa è stata adottata con modalità diverse in tutta la città e in tutta Italia.
Cultura millenaria
La #SpesaSOSpesa è figlia di una cultura millenaria, che si è avvalsa delle nuove tecnologie per arrivare vicolo per vicolo, casa per casa, famiglia per famiglia. Quando neppure un caffè è più possibile, è tempo di rinascere tutti insieme. Restare a casa, scegliere un commerciante, fare una donazione — peraltro detraibile
— è
una nostra scelta. Nessuno si salva da solo, ora lo sappiamo bene. Diamoci una mano.
Il testo di un post che ha fatto il giro del mondo parla chiaro: «Di come la gente aiuta la gente. Di come Napoli resta Napoli. Di come silenziosamente il piccolo mondo di tante persone, salva il mondo. Dei minuscoli gesti che diventano sforzi magnifici di tanti. #Grazie, è la parola più bella del mondo».