Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il sindaco devolve parte dello stipendio al Cuore di Napoli
«Lockdown» almeno fino a Pasquetta, poi se Governo e Regione lo consentiranno il Comune varerà il piano per la riapertura
NAPOLI «I dati sono in fase di elaborazione. Sarà il tavolo tecnico scientifico a fornire al governo le sue valutazioni». La Protezione civile e gli esperti rispondono sistematicamente così quando si parla della «fase 2», quella della possibile riapertura graduale del Paese e che comincerà «almeno dopo Pasqua». Ma che ovviamente procederà per tappe e per categorie, riservata in una prima fase ad alcuni settori merceologici e di cittadini. Date certe, però, non ce ne sono. Se non quella governativa che ha prolungato la quarantena fino a tutto il 13 aprile. Stessa cosa, in maniera anche più stringente, ha fatto la Regione Campania.
«Stiamo programmando la fase 2 dell’emergenza per allentare alcune misure e apprendere a convivere con il virus», ha però detto il premier Giuseppe Conte. Da quello che si intuisce, l’idea, tanto del tavolo tecnico quanto del governo, è quella di evitare che ci siano spostamenti nei due «ponti» del 25 aprile e del Primo maggio. Fatti due conti, prima di lunedì 4 maggio l’Italia rimarrà chiusa. Ma il dibattito sulla «fase 2» tiene comunque banco. Soprattutto in una città come Napoli, non ricca, da un lato, e a vocazione turistica, dall’altro, con il turismo messo in ginocchio dal Cornoavirus. E quindi, a cosa sta pensando il sindaco in quanto responsabile per la salute dei cittadini? Per ora si ragiona solo su ipotesi, perché tutto sarà subordinato alle ordinanze per la tutela della salute. Ma qualche idea trapela già.
Le scelte del sindaco Intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, de Magistris ha detto chiaramente che questa città dovrà «interrogarsi su questioni come l’ambiente, i trasporti e la socialità» facendo tesoro di quanto il Covid19 ci ha brutalmente imposto. Per ora si sa che le piccole e medie imprese che fanno da supporto alla filiera alimentare e farmaceutica, ma anche quelle meccaniche sull’agroalimentare, potrebbero avere il permesso di riprendere l’attività a metà aprile. A Napoli, però, non sono tantissime. Come lo sono invece altre attività imprenditoriali: dalla ristorazione a quella alberghiera, la città ricava gran parte del suo Pil dal turismo. Bar, ristoranti e B&B sono pressoché ovunque, anche se ora non ci sono più i turisti. Ragionevolmente, però, tanto i bar quanto i ristoranti (e quindi anche la movida) saranno ovviamente gli ultimi a riaprire, così come discoteche e palestre.
Spazi aperti
A sentire de Magistris, si cercherà di incidere molto sul «distanziamento sociale» sfruttando gli spazi all’aperto. «A Napoli ne abbiamo concessi tanti a bar e ristoranti, vorrà dire che ne concederemo anche di più», ha spiegato il sindaco che, ovviamente, è molto preoccupato per la tenuta sociale ed economica della città che amministra. «Rispettiamo i divieti, stiamo a casa», ripete come un mantra l’ex pm. Ma parallelamente, come è ovvio che sia, si interroga sul dopo Coronavirus.
Il San Paolo
Mettiamo lo Stadio San Paolo, di proprietà comunale e dato in concessione al Calcio Napoli: appena ristrutturato per l’Universiade, con oltre 50 mila posti a sedere, come tutti gli altri stadi cittadini, a lungo sarà inibito per poi essere riempito al massimo a metà, con settori che dovranno garantire almeno un metro di distanza tra tifosi. E da quanto si intuisce in questa fase, lo stadio sarà assolutamente una delle ultime strutture che riaprirà al pubblico, non ovviamente alle squadre di calcio.
Il San Carlo
De Magistris riflette anche sul San Carlo, di cui è presidente del Consiglio di indirizzo, e quindi ha la rappresentanza legale, e per tutti gli altri teatri cittadini su cui ha lavorato molto in questi anni. Il Massimo napoletano, come gli altri teatri e i cinema, dovranno garantire il distanziamento del pubblico. E considerato che d’inverno, ovviamente, non si potranno sfruttare eventuali spazi aperti per gli spettacoli, significa che al loro interno gli spettatoti dovranno sedersi ad almeno un metro di distanza l’uno dall’altro. Con controlli rigidi e, ovviamente, con molti meno biglietti venduti.
I negozi
Il Terziario, quindi i negozi: sempre in base a quello che sarà l’andamento del virus e le decisioni del governo, potrebbero riaprire gradualmente verso la fine di maggio. Ma ovviamente l’accesso ai negozi dovrà essere scaglionato, con controlli serrati da parte delle forze dell’ordine. In tal senso, molto dipenderà dalla metratura dei locali. L’obiettivo resta infatti quello di non far entrare in contatto i clienti tra di loro consentendo la permanenza nel negozi di uno, massimo due clienti per volta. Un numero razionato, insomma, come accade oggi per supermercati e farmacie.
Trasporti e scuole
Data per probabile la riapertura delle scuole a settembre; per quanto riguarda il trasporto pubblico, in Anm si ragiona già su un piano per evitare tassativamente il sovraffollamento perché su bus, metrò e funicolari dovrà essere rispettato in maniera molto rigida il distanziamento con l’esclusione certa che i passeggeri possano stare seduti l’uno accanto all’altro.
Smart working
Per quanto possibile, e fino a che lo sarà, il Comune di Napoli, sfrutterà lo smart working per i suoi dipendenti. Ragionamento analogo sarà fatto per le società Partecipate, almeno per il personale che fa lavoro di ufficio: in questo modo, saranno comunque migliaia in meno gli spostamenti quotidiani.
La balneazione
La vera scommessa — ma tutto dipenderà dall’evoluzione del virus e dalle decisioni del governo — sarà l’autorizzazione alla balneazione: su questo il sindaco confida che sia possibile almeno nei due mesi estivi di luglio e agosto, in modo da garantire il mare alle presenze turistiche in città che si preannunciano da record. Non fosse altro, per i tanti napoletani che o non potranno muoversi per le ordinanze restrittive o perché non avranno soldi per fare vacanze. «Ma noi — aveva detto de Magistris — abbiamo il clima e il mare che ci aiutano». La speranza, davvero, è tutta qui.