Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Un posto al sole» Dopo 24 anni soltanto in replica Gli attori: nulla sarà come prima

Dopo 24 anni si interrompe il ciclo della fiction napoletana dei record Patrizio Rispo: senza mascherine avremmo rotto il patto con gli spettatori

- Di Vanni Fondi

La prima puntata di «Un posto al sole» andò in onda il 21 ottobre del 1996. Poi, tanti successi, premi e record senza soluzione di continuità. Ora il ciclo si interrompe. Ieri l’ultima puntata girata e montata a disposizio­ne. Da lunedì in onda le repliche, a partire dal 2012. Preoccupat­i gli attori storici, da Patrizio Rispo a Maurizio Aiello, Germano Bellavia e Riccardo Polizzy Carbonelli, tutti d’accordo: «Nulla sarà come prima».

La prima puntata di «Un posto al sole» andò in onda il 21 ottobre del 1996. E fu subito un successo, anzi una serie di successi, premi, record di ascolto e share per 24 anni di lunga vita, solo con brevi interruzio­ni estive per far ripigliar fiato alla produzione. Ieri sera è andata in onda l’ultima puntata pronta e montata. Da lunedì, spazio alle repliche, visto che ormai è mezzo mese che non si gira più e che ormai il «cassetto» offriva ormai una visione surreale della società, con abbracci e senza mascherine e guanti, con le strade brulicanti, bar e ristoranti aperti. E senza la paura di questi giorni.

«Non era mai successo - racconta Patrizio Rispo, volto storico della fiction del sud che si studia come fenomeno all’università - ma qui tutto è cambiato in un mese. Lo avevo previsto, purtroppo, da quando chiudemmo. Oggi? Non mi fido della gente che vedo troppo rilassata sull’argomento coronaviru­s, che esce per strada inutilment­e senza neanche pensare al pericolo dei contagi. Dall’altra parte vedo persone più fragili, in crisi, chiuse in casa, nei bassi, col caldo che comincia ad arrivare. Una dura prova per tutti. Non potevamo comunque andare in onda in questo modo anche perché rompevamo il patto con gli spettatori interpreta­ndo non più una fiction amata, ma una realtà parallela, distopica. Quando riprendere­mo, e ci vorrà tempo (anche perché bisognerà prima riprendere a girare, ndr), non sarà più come prima. E così sarà per il cinema e il teatro. Ci dovremo reinventar­e. Si dovranno fare delle “prove tecniche” di recitazion­e dopo il coronaviru­s, a distanza, ancora impauriti. Per questo gli sceneggiat­ori come Paolo Terraccian­o sono a casa a scrivere a immaginare una nuova vita, umana e sociale. Sono triste ma comunque ottimista e penso che il tempo e la terra ci abbiano messi di fronte a un aut aut consiglian­doci di non riprendere i ritmi frenetici di prima e di dar peso ai veri valori - conclude l’attore, che nella fiction interpreta il famoso portiere Raffaele - pensando al nostro disimpegno sulla ricerca, sull’ambiente, sulla povertà, sulla cultura, che ci ha portato probabilme­nte a tutto ciò. Una bella lezione di vita!».

Maurizio Aiello, altro storico protagonis­ta della fiction nei panni di Alberto Palladini, fin dalla prima puntata (con un breve periodo di interruzio­ne), è preoccupat­o. «In tanti mi chiedono, ma quando tornerete con delle puntate nuove, accattivan­ti come solo voi sapete fare? Manderanno le repliche dal 2012 ma poi? E non so rispondere subito. Mi ricordo delle ultime scene girate con le mascherine, tutti impauriti, mantenendo le distanze. E ora? Ora è il momento giusto per gli sceneggiat­ori come Paolo Terraccian­o, perché niente sarà più come prima e noi tutti cambieremo almeno fino a quando non uscirà fuori un vaccino. Cambierann­o la trama, le sedi, ci saranno meno interni, meno comparse. “Un posto al sole” comunque tornerà, ma ciò che mi preoccupa di più sono altre attività svolte da tanti amici. A cominciare dalla mia: edito una rivista e in questo momento è tutto congelato. Poi penso ai morti, agli imprendito­ri sull’orlo del fallimento, al mondo della moda e della ristorazio­ne. Un incubo».

Più ottimista è Germano Bellavia, anche lui sul set ininterrot­tamente da quel famoso 21 ottobre del ‘96, nei panni del vigile Guido. «Io penso che siamo ormai alla fine di questa incredibil­e situazione. Mai potevamo immaginare tutto ciò, anche se io mi ero ritirato dalle riprese. Amici e parenti che stavano su a Milano già non ridevano più a telefono agli inizi di marzo e così ho capito subito la dimensione del contagio. Quando riprendere­mo? Nulla sarà come prima: la scena sarà vuota con pochi elementi. Nel frattempo potremmo aiutarci con dei tutorial, per parlare ai nostri spettatori.

Riccardo Polizzy Carbonelli non c’è dalla prima puntata, ma è come se fosse, visto che nei panni di Roberto Ferri, ormai è un personaggi­o insostitui­bile. Per lui il punto fondamenta­le è il rispetto di decreti e ordinanze. «Stiamo vivendo una emergenza senza precedenti e per uscirne al più presto bisogna attenersi a delle regole che, per quanto limitanti e fastidiose possano risultarci, sono le uniche che sembrerebb­ero restringer­e le possibilit­à di contagio. Per la prima volta, siamo chiamati a vivere in modo più responsabi­le pensando anche agli altri, non solo a noi stessi. Io vivo questa esperienza con grande ottimismo. È tempo per maturare un diverso senso civico ed etico, per ritrovare la nostra umiltà e umanità».

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