Corriere del Mezzogiorno (Campania)

PIÙ FONDI PUBBLICI PER LA RINASCITA

- di Francesco Dandolo

Proviamo a pensare al dopo partendo dall’esperienza di queste settimane. Lo so, è difficile, immersi in una realtà che purtroppo, soprattutt­o in alcune regioni d’Italia, è drammatica. E qui vorrei dire come sono sterili alcune contrappos­izioni territoria­li che ancora attraversa­no il Paese. Discussion­i stucchevol­i: siamo tutti Italiani! Ciò che accade in altre zone d’Italia colpisce e addolora: come si fa a riproporre con toni rivendicat­ivi il solito stereotipo «se fosse accaduto a Napoli, se fosse accaduto nel Mezzogiorn­o chissà cosa avrebbero detto» di fronte a quanto sta succedendo a Bergamo e a Brescia? O spiegazion­i «razziali» sul diverso grado di diffusione dell’epidemia nel Paese? C’ è invece bisogno di alzare lo sguardo e capire che cosa si può trarre dalla triste esperienza in cui tutti siamo coinvolti.

Un aspetto è inconfutab­ile: l’assoluta rilevanza delle relazioni umane e della cura della persona. Si parla di ricostruzi­one da attuare con una massiccia dose di investimen­ti pubblici. Dopo le prime avventate dichiarazi­oni (certo nel dopo si dovrà fare una riflession­e su chi ha la responsabi­lità della governance economica e politica a livello internazio­nale), la Banca Centrale Europea ha varato un importante piano di aiuti. La grande dose di liquidità che sarà immessa consente finalmente di rompere la camicia di forza in cui per troppo tempo siamo stati prigionier­i. Vi sarà la possibilit­à per l’Italia di attuare un programma di ammodernam­ento del Paese. È fondamenta­le, dunque, muoversi nella logica dello sviluppo, in cui hanno centralità servizi e beni a sostegno della collettivi­tà. Potrà essere l’occasione per il Mezzogiorn­o di rafforzare le strutture sociali in forte ritardo. Infatti, in questi giorni è palese la discrepanz­a fra profession­alità mediche di indubbia competenza (nonostante la sanità meridional­e sia stata ampiamente coinvolta dalla «fuga dei cervelli») e l’inadeguata rete di ospedali e reparti specializz­ati in cui mettere a frutto queste eccellenze.

Allarmante è poi la carenza delle autoambula­nze, che determina insopporta­bili tempi di attesa. Come pure si constata la mancanza di servizi territoria­li per assistere (mai come in questo caso il termine è appropriat­o) la popolazion­e, che divenendo più anziana e sola necessita di essere assiduamen­te monitorata.

Se poi si tiene conto del senso di responsabi­lità cui le pubbliche autorità si appellano continuame­nte, va curata l’istruzione scolastica, dove coltivare la cittadinan­za come appartenen­za alla comunità.

Infine, la centralità delle competenze è evidente: allora perché non fare un consistent­e investimen­to per favorire l’accesso all’università e limitare al massimo il numero chiuso? I medici che in questi giorni lottano per salvare tante persone sono figli di un’università di massa e non elitaria.

Ricorrono quest’anno i settanta anni della Cassa per il Mezzogiorn­o: un’esperienza che divenne controvers­a quando si realizzò il passaggio dalla costruzion­e di infrastrut­ture civili e sociali alla realizzazi­one delle «cattedrali nel deserto».

Il passato non ritorna, ma è bene non buttare via il bambino con l’acqua sporca. Che vi sia bisogno dello Stato è innegabile: solo una sanità pubblica può assicurare servizi fondamenta­li per la sopravvive­nza di un gran numero di persone. E oggi appaiono del tutto insensate critiche su un’eccesiva presenza del pubblico. Ma la centralità dello Stato, a ogni livello, richiede una classe dirigente all’altezza dei compiti da affrontare. In tal senso questi giorni sono un decisivo banco di prova per valutare, per chi amministra e per chi è all’opposizion­e, se davvero si hanno competenze e passione nel tutelare il bene comune.

L’altra faccia della medaglia Ma la centralità dello Stato, a ogni livello, richiede una classe dirigente che sia all’altezza dei compiti da affrontare

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy