Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I confini della Campania ci conviene tenerli aperti
Chi segue questa Politeia sa che siamo stati e siamo e sempre saremo, finché l’emergenza dura, dei sostenitori convinti dell’azione del presidente De Luca. Prima di tutto, quando la casa brucia non si fanno polemiche politiche. Non le farei nemmeno in Lombardia, a dire il vero, figuriamoci in Campania dove l’epidemia è stata sostanzialmente fermata prima che diventasse la tragedia che si è rivelata essere nelle regioni del Nord. Inoltre De Luca ha avuto una mano ferma e sicura, a modo suo ovviamente, dando un’idea esatta di ciò che devono fare i poteri pubblici in una emergenza, e dunque anche personalmente non merita polemiche.
Venerdì però il governatore ha detto qualcosa sulla quale nutriamo molti dubbi. L’idea di chiudere la Campania ove mai le regioni del Nord (leggasi Lombardia e Veneto) aprano prima del tempo, ci è parsa infatti rientrare nel novero delle boutade propagandistiche, più adatte a una delle sue ormai celebri dirette televisive che alle sue funzioni di governo.
Si sa che certe volte il successo può dare alla testa anche ai grandi attori, inducendoli a strafare gigioneggiando. Quindi non lo condanniamo. Ieri del resto ha egli stesso corretto il tiro affermando che si trattava solo di una minaccia di quarantena. Ma lo critichiamo. Ed ecco perché.
Innanzitutto ci vorrà prima o poi qualcuno in Italia che avvisi i governatori che non esistono i confini delle regioni, ma solo quelli della nazione. È strano doverlo ricordare al governatore della Campania (e alla governatrice della Calabria, che si è subito aggiunta alla minaccia), visto che dal Mezzogiorno è stata combattuta per decenni una battaglia culturale contro tutte le ipotesi di chiusura delle regioni leghiste ai meridionali, che si trattasse delle assunzioni nella scuola e nel pubblico impiego o dei i ricoveri in ospedale. Gli obblighi di solidarietà nazionale che devono legare i cittadini italiani più fortunati e quelli più sfortunati valgono sempre, non solo quando a volersi chiudere sono i settori più egoisti e sciovinisti del Nord.
Se si impostano invece così le battaglia politiche della Campania, prima o poi qualcuno verrà a ricordare a De Luca che da quei confini che lui vuole chiudere — seppure metaforicamente — passano per esempio i fondi per il reddito di cittadinanza, che più copiosi che altrove arrivano nella nostra regione, e che sono ovviamente pagati anche dalla solidarietà delle regioni più ricche. Oppure che da quelle frontiere passano in tempi normali tanti malati meridionali che vanno a farsi curare negli ospedali del Nord, spesso più specializzati ed efficienti dei nostri, anche se come abbiamo visto in questa emergenza purtroppo non sempre. Non ha senso togliere forza proprio all’argomento più forte che il Mezzogiorno possa vantare nei conforti della comunità nazionale, e cioè il dovere reciproco e costituzionale alla solidarietà.
Capisco che De Luca voglia garantirsi dal rischio che una apertura frettolosa, magari più indotta da motivazioni politiche che sanitarie, rovini il lavoro che si è fatto qui da noi per contenere e quasi strozzare la diffusione del virus. Ma ha tutti gli strumenti e la forza per far sentire le sue ragioni, che non sono solo le sue ma della intera popolazione del Mezzogiorno, e che vanno perciò tenute in gran conto. Esistono cabine di regia, tavoli istituzionali, momenti decisionali in cui si deve fare in modo che l’interesse nazionale prevalga su qualsiasi interesse regionale o di parte; ed è in queste sedi che il governatore della Campania può far sentire la sua voce fino al punto da mettere un veto sulle scelte che lo preoccupano. Insomma: dovrebbe essere lui a tener chiusa la Lombardia con la forza degli argomenti fin quando sarà necessario, piuttosto che chiudere la Campania. Tra l’altro, a Roma non ci sono al governo i leghisti, ma i suoi compagni di partito del Pd: dovrebbe essere più garantito lui di Fontana.
A meno che, come sembra di cogliere nelle pieghe del suo discorso, l’uscita sulla chiusura delle frontiere non abbia un obiettivo più modesto e se mi si permette più meschino, e cioè quello di non perdere l’appuntamento col record di zero contagi che la regione Campania ambisce a raggiungere. Francamente, dei record non ce ne importa niente. Verrà presto il momento in cui il Nord sarà chiamato a ripagare la solidarietà che ha ricevuto dal Sud. A parte qualche nota stonata di qualche intellettuale che suona ormai come un disco rotto, la popolazione meridionale ha contribuito con serietà e dolore a costruire quella tenda ad ossigeno nazionale sotto cui abbiamo messo la Lombardia, aiutandola a respirare e ad uscire da una tragedia che è purtroppo ancora ben lungi dall’essere finita. Non macchiamo questa splendida prova cedendo a nostra volta alla demagogia separatista che tante volte abbiamo criticato nel Nord, e che a noi non può che far male.