Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL VIRUS E LE URNE
Èinarrestabile l’ansia del paese di ripartire. Si capisce: tutti siamo stanchi di stare a casa isolati e preoccupati della ripresa economica e sociale. Ansia positiva e propulsiva. A patto di liberarsi dell’illusione d’onnipotenza, nutrita fino a qualche mese fa, e di accettare cambiamenti di vita e incertezze sul futuro. La situazione economica è grave dopo la catastrofe che ha colpito l’Italia prima e più di altri paesi del globo. Aumentano povertà, scontri e disuguaglianze anche nei ceti medio-alti: imprenditori, professionisti, manager ecc.. Logicamente la ripresa non sarà né facile né breve. Tuttavia, se è vero che su di essa il tempo incide fortemente — e più presto si parte meglio è! — è vero pure che mai come ora a guidare le menti dei governanti (ai vari livelli) e dei responsabili di partiti e forze sociali devono essere saggezza, prudenza e cautela. Una ripartenza frettolosa e pasticciata rischia di aggiungere altri disastri all’attuale tragedia. La ripartenza esige un «metodo» — pensato rigoroso e condiviso — che a quanto pare non è stato ancora inventato. C’è confusione: tra cabine di regia, comitati regionali e relativi comunicati, talora non privi di contraddizioni.
Laddove proprio in questo momento occorre stabilire modalità, procedure, innovazioni organizzative, requisiti e tecniche necessarie a riaccendere i motori.
Non si discute che a mettere ordine e a fare ogni scelta in materia spetti solo al Governo su parere (più o meno unanime) di scienziati ed esperti. Ci si aspetta un decreto-legge, ratificato dal Parlamento in tempi brevi, con disposizioni non derogabili dalle Regioni, salvo che la stessa legge lasci spazi di regolazione a esse e ad altre istituzioni. Come per esempio ai Prefetti, la cui funzione non va sottovalutata: sono organi periferici del Governo in ogni
Provincia, dotati del potere di precettazione e responsabili dell’ordine pubblico.
Al di là delle competenze specifiche, si può condividere la smania di ripartire dei Governatori (specie del Nord, benché più colpito dal virus).
È un’idiozia disconoscere che la ripartenza del Nord (specie Lombardia e Milano) sia interesse generale dell’Italia intera. Non è però pensabile che la ripartenza avvenga in maniera differenziata e non graduale, come accadrebbe se dipendesse dalla discrezionalità regionale. Non tanto per ragioni di concorrenza quanto per ragioni sanitarie.
È forse eccessiva, ma non del tutto infondata, l’intenzione del Presidente De Luca d’isolare la Campania finché il Nord non abbia sconfitto il virus. Certo le Regioni devono essere
tra i protagonisti delle decisioni governative — tramite consultazioni, proposte e suggerimenti sulla diversità di esigenze ed esperienze locali — ma non devono decidere in totale autonomia. L’unico cervello della ripartenza sta nel Governo nazionale. Pur non mancando perplessità sul moltiplicarsi di Commissioni più o meno pletoriche (Cabina di regia; Protezione civile; Commissione Arcuri; Commissione Colao), una cosa è certa. A comunicare dev’essere solo il Governo: consapevole di dover, in primo luogo, scardinare la mentalità burocratica e, in secondo luogo, filtrare le diverse esigenze regionali, valutandone la fondatezza sul piano sia tecnicoscientifico sia economico-sociale.
Potrà così fare scelte pensate, chiare, logiche e inequivocabili; e accettare ragionevoli (e non rischiose) soluzioni differenziate: regionali, locali e di categorie.
In un programma organico e articolato di ripartenza hanno un ruolo cruciale gli Ordini professionali, le
organizzazioni degli imprenditori e i sindacati delle varie categorie. Mai come in questo momento va messo da parte ogni tipo di conflitto perché mai come in questo momento esiste una coincidenza d’interessi a riprendere produttività e lavoro con grande slancio ricostruttivo.
Difatti associazioni sindacali e imprenditoriali sono d’accordo sul garantire la massima sicurezza di luoghi di lavoro e lavoratori. Come pure su una nuova formazione e sulla sperimentazione, già in parte collaudata in questo periodo, del lavoro a distanza, del lavoro a turni ecc.. Sono infatti i diversi settori e le diverse categorie a conoscere le specifiche esigenze e opportunità produttive, che sono diversissime (si pensi alle differenze tra agroalimentare, turismo, commercio, spettacolo, trasporti ecc.).
Assumono quindi rilievo contratti e accordi sindacali, anche territoriali e aziendali, sempre nel quadro di criteri fissati dal Governo, scientificamente testati (distanziamento
sociale; verifica costante della salute dei lavoratori con tamponi, analisi ecc.) e controllati da Prefetture e Ispettorati del lavoro.
Superfluo dire che all’interesse generale gioverebbe, quale forte contributo alla ripartenza, un minimo di armonia tra le forze politiche: di maggioranza e opposizione.
Che al contrario proprio adesso paiono dividersi e anzi impegnarsi con singolare accanimento a un continuo aspro combattimento (che figura in Europa!). Perciò, tra l’altro, suscita perplessità la possibile adesione del Governatore De Luca alla proposta di alcuni Governatori di non posticipare oltre l’estate le elezioni regionali. Un conto è dire di essere pronti al voto, un altro conto è volerci andare subito, infiammando il clima politico. Ma De Luca, così solerte nel combattere il disastro della pandemia in Campania, ha tempo e voglia d’invischiarsi in un’agguerrita campagna elettorale?