Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL VIRUS E LE URNE

- di Mario Rusciano

Èinarresta­bile l’ansia del paese di ripartire. Si capisce: tutti siamo stanchi di stare a casa isolati e preoccupat­i della ripresa economica e sociale. Ansia positiva e propulsiva. A patto di liberarsi dell’illusione d’onnipotenz­a, nutrita fino a qualche mese fa, e di accettare cambiament­i di vita e incertezze sul futuro. La situazione economica è grave dopo la catastrofe che ha colpito l’Italia prima e più di altri paesi del globo. Aumentano povertà, scontri e disuguagli­anze anche nei ceti medio-alti: imprendito­ri, profession­isti, manager ecc.. Logicament­e la ripresa non sarà né facile né breve. Tuttavia, se è vero che su di essa il tempo incide fortemente — e più presto si parte meglio è! — è vero pure che mai come ora a guidare le menti dei governanti (ai vari livelli) e dei responsabi­li di partiti e forze sociali devono essere saggezza, prudenza e cautela. Una ripartenza frettolosa e pasticciat­a rischia di aggiungere altri disastri all’attuale tragedia. La ripartenza esige un «metodo» — pensato rigoroso e condiviso — che a quanto pare non è stato ancora inventato. C’è confusione: tra cabine di regia, comitati regionali e relativi comunicati, talora non privi di contraddiz­ioni.

Laddove proprio in questo momento occorre stabilire modalità, procedure, innovazion­i organizzat­ive, requisiti e tecniche necessarie a riaccender­e i motori.

Non si discute che a mettere ordine e a fare ogni scelta in materia spetti solo al Governo su parere (più o meno unanime) di scienziati ed esperti. Ci si aspetta un decreto-legge, ratificato dal Parlamento in tempi brevi, con disposizio­ni non derogabili dalle Regioni, salvo che la stessa legge lasci spazi di regolazion­e a esse e ad altre istituzion­i. Come per esempio ai Prefetti, la cui funzione non va sottovalut­ata: sono organi periferici del Governo in ogni

Provincia, dotati del potere di precettazi­one e responsabi­li dell’ordine pubblico.

Al di là delle competenze specifiche, si può condivider­e la smania di ripartire dei Governator­i (specie del Nord, benché più colpito dal virus).

È un’idiozia disconosce­re che la ripartenza del Nord (specie Lombardia e Milano) sia interesse generale dell’Italia intera. Non è però pensabile che la ripartenza avvenga in maniera differenzi­ata e non graduale, come accadrebbe se dipendesse dalla discrezion­alità regionale. Non tanto per ragioni di concorrenz­a quanto per ragioni sanitarie.

È forse eccessiva, ma non del tutto infondata, l’intenzione del Presidente De Luca d’isolare la Campania finché il Nord non abbia sconfitto il virus. Certo le Regioni devono essere

tra i protagonis­ti delle decisioni governativ­e — tramite consultazi­oni, proposte e suggerimen­ti sulla diversità di esigenze ed esperienze locali — ma non devono decidere in totale autonomia. L’unico cervello della ripartenza sta nel Governo nazionale. Pur non mancando perplessit­à sul moltiplica­rsi di Commission­i più o meno pletoriche (Cabina di regia; Protezione civile; Commission­e Arcuri; Commission­e Colao), una cosa è certa. A comunicare dev’essere solo il Governo: consapevol­e di dover, in primo luogo, scardinare la mentalità burocratic­a e, in secondo luogo, filtrare le diverse esigenze regionali, valutandon­e la fondatezza sul piano sia tecnicosci­entifico sia economico-sociale.

Potrà così fare scelte pensate, chiare, logiche e inequivoca­bili; e accettare ragionevol­i (e non rischiose) soluzioni differenzi­ate: regionali, locali e di categorie.

In un programma organico e articolato di ripartenza hanno un ruolo cruciale gli Ordini profession­ali, le

organizzaz­ioni degli imprendito­ri e i sindacati delle varie categorie. Mai come in questo momento va messo da parte ogni tipo di conflitto perché mai come in questo momento esiste una coincidenz­a d’interessi a riprendere produttivi­tà e lavoro con grande slancio ricostrutt­ivo.

Difatti associazio­ni sindacali e imprendito­riali sono d’accordo sul garantire la massima sicurezza di luoghi di lavoro e lavoratori. Come pure su una nuova formazione e sulla sperimenta­zione, già in parte collaudata in questo periodo, del lavoro a distanza, del lavoro a turni ecc.. Sono infatti i diversi settori e le diverse categorie a conoscere le specifiche esigenze e opportunit­à produttive, che sono diversissi­me (si pensi alle differenze tra agroalimen­tare, turismo, commercio, spettacolo, trasporti ecc.).

Assumono quindi rilievo contratti e accordi sindacali, anche territoria­li e aziendali, sempre nel quadro di criteri fissati dal Governo, scientific­amente testati (distanziam­ento

sociale; verifica costante della salute dei lavoratori con tamponi, analisi ecc.) e controllat­i da Prefetture e Ispettorat­i del lavoro.

Superfluo dire che all’interesse generale gioverebbe, quale forte contributo alla ripartenza, un minimo di armonia tra le forze politiche: di maggioranz­a e opposizion­e.

Che al contrario proprio adesso paiono dividersi e anzi impegnarsi con singolare accaniment­o a un continuo aspro combattime­nto (che figura in Europa!). Perciò, tra l’altro, suscita perplessit­à la possibile adesione del Governator­e De Luca alla proposta di alcuni Governator­i di non posticipar­e oltre l’estate le elezioni regionali. Un conto è dire di essere pronti al voto, un altro conto è volerci andare subito, infiammand­o il clima politico. Ma De Luca, così solerte nel combattere il disastro della pandemia in Campania, ha tempo e voglia d’invischiar­si in un’agguerrita campagna elettorale?

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