Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Noi artisti dimenticati dal Governo»
Gentile Governatore, le scrivo a nome di tanti artisti e operatori dello spettacolo (tecnici, fonici, sale di registrazione, musicisti, attori, comici, cantanti) gente che aspettava, come lei sa, la primavera-estate per lavorare. Nei giorni scorsi, in televisione, ho visto la cantante Tosca piangere per quelli di cui sopra e credo debba essere fatta una precisazione: il ministro Gualtieri, a «Porta a Porta», ha dichiarato: tutte le partite Iva, indistintamente, avranno il bonus di 600 euro. Ebbene non è così. Il ministro avrebbe dovuto aggiungere: quelli iscritti alla gestione separata Inps. I lavoratori dello spettacolo sono normalmente iscritti all’Enpals (ora accorpata all’Inps) ma sfido chiunque a trovare qualcuno a cui nell’anno 2019 abbiano versato almeno 30 contributi qui al Sud. Lei è sensibile alla causa artistica e sa che siamo alla fine considerati di serie B, dei guitti che servono per allietare.
Ma lei sa pure che non è così. Siamo cicale generose e non formiche avare, abbiamo spese particolari e famiglie da mantenere. Siamo professionisti (nel mio caso ho partita Iva dal 1980), ma in questi decreti del presidente del consiglio non siamo, per nulla, stati considerati. Eppure siamo la colonna sonora di un Paese che senza arte, spettacolo, cultura, non sarebbe diventato ciò che è. Non vogliamo nessun tipo di carità. Siamo fermi al palo data l’eccezionalità dell’evento che ci ha invaso. Lei sa che durerà e quelli che non hanno risparmi rischiano di finire non uccisi dal virus ma dall’indifferenza con cui le autorità centrali hanno disposto i provvedimenti. Dietro di me ci sono almeno un migliaio di persone in attesa che con onestà le chiedono che venga loro riconosciuta la dignità. Lei ovviamente ha altre priorità in questo momento da espletare ma sa che siamo tutti figli dell’«Urlo» di Munch. Qualcuno lo dovrà pure ascoltare.
P.S. Ai notai, che hanno presentato richiesta bonus di 600 euro con tutto il rispetto vorremmo dire: non era il caso. La casta è casta e va si rispettata ma voi perdeste il senso e la misura (Totò, «’A livella»). Cordialmente