Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Majo lancia l’allarme: tassa di soggiorno a picco, niente fondi per la cultura

L’assessore del Comune promotrice e firmataria con altri 11 colleghi italiani di un appello al Mibact «Senza sostegni del governo non garantiamo nulla»

- di Paolo Cuozzo

NAPOLI Dodici assessori alla Cultura di altrettant­e città italiane lanciano un appello al governo Conte: chiedono misure di sostegno per il settore culturale inginocchi­ato dall’emergenza Coronaviru­s. Servono nuovi strumenti di tutela per garantire stabilità agli addetti del settore, molto spesso caratteriz­zato da fenomeni di precarietà o di lavoro saltuario.

Tra i 12 firmatari c’è anche Eleonora De Majo, assessore a Cultura e Turismo della giunta de Magistris. «La situazione è a dir poco critica, serve far presto: il nostro è già il secondo appello, una sorta di manifesto. Ne avevamo lanciato un altro, appena cominciata l’epidemia, firmato da 200 esponenti del mondo culturale italiano e inviato al ministro Franceschi­ni».

E dal ministro che risposte avete avuto?

«Innanzitut­to ci ha incontrati, anche se in videoconfe­renza, prendendo nota del problema. Ed è già qualcosa. Solo che il problema, da allora, si è acutizzato».

Non c’è un euro in cassa?

«Esattament­e. E di questo abbiamo parlato con il ministro. L’offerta culturale del Paese è alimentata da oltre un milione e mezzo di persone e ci sono i lavoratori di questo mondo che rischiano concretame­nte».

A Napoli, quando il 4 maggio, come pare, terminerà il lockdown, che situazione vi aspettate?

«Se il governo non interviene sarà un disastro. Noi vogliamo che sia chiaro di come, anche per la cultura, le parole “lavoro” e “città” siano parole d’ordine».

Che tipo di aiuto chiedete?

«I Comuni non stanno incassando più tributi di questi tempi. Tutti, non solo Napoli. E senza turisti non si incassa più la tassa di soggiorno, con cui si finanzia pressoché ovunque l’attività culturale».

In termini percentual­i, il Comune di Napoli quanto destina alla cultura dei soldi provenient­i dalla tassa di soggiorno?

«Tutto. Noi finanziamo interament­e l’attività culturale con i proventi della tassa di soggiorno».

Che adesso è vicina allo zero.

«Esatto. Quindi è corretto dire che, allo stato, il Comune alla voce attività culturali, nel prossimo bilancio, scriverà “zero”. Ci rendiamo conto?»

Quando approveret­e il bilancio?

«Il previsiona­le avremmo dovuto votarlo in giunta il 30 marzo scorso. Poi è slittato al 31 maggio e non sappiamo se slitterà ancora. Speriamo solo di poter avere ancora somme da iscrivere per cultura e, ovviamente, turismo»

È corretto dire che, allo stato, il Comune alla voce “attività culturali” nel prossimo bilancio di previsione, scriverà “zero”

Perché le due cose sono le due facce della stessa medaglia, soprattutt­o in una città come Napoli dove il turismo stava raggiungen­do livelli altissimi anche rispetto al resto del Paese.

«Proprio così. Napoli stava facendo, e penso farà ancora, il giro del mondo. Ma purtroppo le disdette dei turisti sono arrivate immediatam­ente, fin dalla scoperta del “paziente uno” a Codogno lo scorso febbraio. E quindi in cassa non c’è davvero nulla».

A quanto ammontavan­o nel 2019 i proventi della tassa di soggiorno?

«A 12 milioni. Che forse, rispetto ai 50 milioni di Firenze, sono pochi. Ma il trend era in crescita, come in crescita erano le attività culturali che sostenevam­o con la tassa. Ovviamente, lo stesso problema lo avrà Firenze come lo avranno tutte le città italiane».

Per questo serve un provvedime­nto nazionale?

«Sì. Sul genere di quello che si sta immaginand­o per ristorare i Comuni per i mancati incassi che ci saranno per le società di trasporto locali che, per via del distanziam­ento, avranno tantissimi utenti in meno. Anche per la cultura occorre pensare alla stessa maniera».

Magari dando ai Comuni le cifre perse relative alla

tassa di soggiorno.

«Magari. Ma serve anche altro».

E questo il ministro Franceschi­ni lo sa?

«Lo sa. E dalle sue dichiarazi­oni recenti si intuisce che ci sia una presa in carico del problema. Lo spero».

Avete in programma un nuovo incontro con il ministro?

«Sappiamo che vuole avere con noi assessori discussion­i monotemati­che. Attendiamo quindi che ci convochi per parlare immediatam­ente della tassa di soggiorno».

L’idea di un fondo di emergenza per la cultura sarebbe una via d’uscita?

«Serve tutto. Serve la tassa di soggiorno e anche un fondo per la cultura».

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