Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Chiaia, il morto che parla: io sto bene
Vicenda kafkiana per Piero Ilardo, che scopre di non esistere più per banca, Inps e Comune
Il protagonista di questa vicenda, per certi versi kafkiana, per altri pirandelliana, ha compiuto 70 anni sabato scorso. Festa in casa con la moglie Anna. Ma il giorno prima, guarda caso venerdì 17, Piero Ilardo, titolare di un laboratorio di eliografia a Fuorigrotta, ora in pensione, ha appreso di essere deceduto il 21 marzo.
Diciamo la verità, una notizia non propriamente allegra, specialmente in un tempo in cui la falce della morte si sta accanendo soprattutto sui non giovanissimi. Per fortuna, il nostro, che vive a Chiaia, ha un carattere gioviale. E, a parte il comprensibile smarrimento iniziale, non l’ha presa tanto male. Del resto, a Napoli, come è noto, l’attribuzione erronea di morte, è ritenuta una specie di polizza di lunga vita.
Come se n’è accorto? È lo stesso Ilardo a raccontarlo. «A casa è arrivata la telefonata del consulente finanziario che mi segue per conto della banca online della quale sono cliente. Aveva appena appreso la notizia dalla direzione. Essendo mio amico, e avendomi sentito non più tardi di due giorni prima, si è affrettato a chiamare a casa. Al telefono ha risposto mia moglie. Che me lo ha passato senza lasciargli il tempo di formulare domande imbarazzanti». E se è anche vero che ambasciator non porta pena, la ferale ma falsa notizia è stata accompagnata da due conseguenze dannatamente reali. «L’amico — continua il presunto morto — mi ha avvertito che la banca aveva disposto il blocco delle carte di credito collegate al conto e la restituzione all’Inps, che ne aveva fatto richiesta, delle somme già versate per il mese di aprile. Ormai non mi spettavano. Mi ha detto
anche che nulla aveva potuto fare per evitare l’attuazione di questi adempimenti burocratici attuati dall’azienda creditizia».
Ma cosa si fa in circostanze del genere se non si vuole passare il resto della propria vita a portare fiori sulla propria tomba come un redivivo (o redimorto?) Mattia Pascal? Accantonata per forza di cose la questione durante il weekend, e festeggiato in santa
pace il compleanno, ieri mattina Ilardo si è messo in moto per cercare di recuperare la propria dignità di persona viva e, con i dovuti scongiuri, vegeta. Si è dunque rivolto al Comune di Napoli per ottenere quel certificato di esistenza in vita presupposto indispensabile per riappropriarsi di un’identità. Ma a questo punto, un’altra sorpresa. «Ho appreso — racconta lo sventurato, ma per fortuna ironico, protagonista di questo pasticciaccio inestricabile — di non essere più inserito negli elenchi nel Comune di Napoli. È vero, prima che il mondo chiudesse i battenti avevo fatto richiesta al Comune di Massa Lubrense di avere il trasferimento di residenza in una casa di villeggiatura. Ma poi, in mancanza di riscontro da parte della polizia municipale del comune della Penisola, la mia istanza era stata rigettata. Un altro amico massese, da me immediatamente contattato, mi ha confermato che non ero inserito nemmeno negli elenchi dell’altro Comune. Insomma, all’improvviso mi sono ritrovato non solo morto, ma anche apolide».
In qualche modo è riuscito, comunque, a entrare in possesso dell’agognato e prezioso certificato, immediatamente girato al commercialista per la comunicazione dell’avvenuta “resurrezione” all’Istituto di previdenza. Altra copia è stata invece inoltrata alla banca per cercare, almeno, di sbloccare l’accesso al conto corrente.
Intanto resta il mistero sullo spiacevole equivoco. «Per fortuna — si consola — l’incidente non mi ha impedito di mettere il piatto a tavola. Ma se fosse successo a qualcuno che fa conto esclusivamente sulla pensione per vivere?». Numeri da giocare: 70, gli anni; 17, la disgrazia, e naturalmente 48, il morto che parla. Appena il lotto ripartirà.