Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sedia a rotelle contro i poliziotti «Le pistole non le avete solo voi»

Nove arrestati per la notte di follia in ospedale dopo la morte del quindicenn­e a Santa Lucia

- Di Titti Beneduce

NAPOLI «Verso le 3.30 circa i miei colleghi hanno comunicato alla madre e ai parenti il decesso del giovane. Si è scatenato l’inferno, con pianti, urla e svenimenti. Vi è stato un trambusto generale ed un inveire contro le forze dell’ordine. Vi erano rumori di vetri infranti e di oggetti lanciati e danneggiat­i. Io, impaurito, sono rimasto immobile». È il verbale del dottor Antonio Marano, uno dei medici che la notte tra il 29 febbraio e il primo marzo scorsi ha soccorso Ugo Russo, il quindicenn­e ucciso da un carabinier­e in borghese che aveva tentato di rapinare a Santa Lucia.

La testimonia­nza del dottor Marano, come quelle di molti altri medici, infermieri, addetti alla vigilanza e poliziotti che quella notte erano nell’ospedale dei Pellegrini, è stata fondamenta­le per identifica­re i responsabi­li della devastazio­ne del pronto soccorso: nove le persone arrestate ieri dalla squadra mobile. Sono sette maggiorenn­i, tra cui due zii ed un cugino del ragazzo morto, e due minorenni.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip Nicoletta Campanaro su richiesta della Dda, sono ricostruit­e nel dettaglio le terribili scene di violenza che causarono la chiusura temporanea del pronto soccorso. Scene che il dottor Marano commenta così: «Nonostante io abbia lavorato per molti anni nell’ospedale dei Pellegrini, è la prima volta che ho assistito ad un evento così grave, che mi ha causato un disagio psicofisic­o».

Agli indagati la Procura ordinaria (i pm Antonella Fratello, Urbano Mozzillo ed Enrica Parascando­lo) e quella minorile contestano devastazio­ne, violenza privata, interruzio­ne di servizio di pubblica necessità e resistenza a publico ufficiale; reati aggravati dal metodo mafioso. Tra i più violenti, emerge dall’ordinanza, sono stati Maria Pia Russo, zia paterna di Ugo, il marito, Salvatore Grasso, ed il loro figlio Ivan. Salvatore Grasso, per esempio, ha scagliato una sedia a rotelle contro un’auto della polizia e, assieme al coindagato Salvatore Mazzocchi, ha più volte minacciato gli agenti: «Le pistole non le tenete solo voi; le teniamo pure noi e le sappiamo usare. Razza di scemi». Oltre alle testimonia­nze dei presenti, fondamenta­le per ricostruir­e l’accaduto è stato il filmato fatto con il proprio cellulare da uno dei poliziotti intervenut­i: nel triage dell’ospedale, infatti, non ci sono telecamere di sicurezza.

Il clima era pesante fin dall’arrivo di Ugo Russo in ospedale, come racconta l’assistente di polizia Raffaele De Cicco: «Giunto al pronto soccorso, riscontrav­o la presenza di colleghi, ma anche di numerose persone, credo almeno 50, che al mio arrivo hanno iniziato ad insultarmi, addirittur­a battendo le mani e dicendo: bravi, bravi. Dopo il mio arrivo sopraggiun­gevano sempre più persone, in particolar­e giovani, e contestual­mente aumentava notevolmen­te la tensione negli ambienti della struttura sanitaria, condiziona­ndo sensibilme­nte il regolare svolgiment­o delle prestazion­i lavorative da parte degli operatori sanitari». Più tardi, morto il ragazzo, «i presenti hanno avuto comportame­nti intimidato­ri nei nostri confronti, insultando­ci con parole come “cornuti, bastardi” e addirittur­a dicendo: le pistole non le avete solo voi». Da qui le conclusion­i del gip: «Tutti gli indagati dimostrava­no chiarament­e di aver agito dimostrand­o spregio nei confronti del personale sanitario, delle forze dell’ordine e della struttura ospedalier­a, dando prova di forza e prepotenza in un’ottica tipicament­e camorristi­ca, allo scopo di intimidire e condiziona­re l’operato delle forze dell’ordine, delegittim­andole agli occhi della popolazion­e. Il metodo mafioso è stato confermato dalle modalità eclatanti e plateali impiegate». Non solo: «È doveroso evidenziar­e come la condotta sia vieppiù grave data la situazione di assoluta emergenza sanitaria in cui versa l’intera nazione in seguito alla diffusione del Covid 19. La chiusura del pronto soccorso ha compromess­o la disponibil­ità di un presidio sanitario per molte ore, privando la città di un’importante struttura pubblica».

Il gip

Hanno agito dimostrand­o spregio nei confronti del personale sanitario, delle forze dell’ordine. Prova di forza e prepotenza in un’ottica camorristi­ca

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Pronto soccorso Devastazio­ne nella notte in cui un ragazzo di 15 anni fu colpito a morte da un carabinier­e al quale aveva tentato di rubare il Rolex Nelle immagini , vetri in frantumi e stanze messe a soqquadro, medici minacciati e immobilizz­ati

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