Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Napoli più porosa Benjamin inedito
Pubblicata da Dante & Descartes con la cura di Elenio Cicchini una nuova edizione del celebre saggio scritto dal filosofo tedesco e dalla lettone Asja Lacis. Nel testo originale spuntano frasi sulla città
Capri, aprile 1924. Walter Benjamin è appena arrivato da Berlino. Immagina di fermarsi qualche mese, giusto il tempo per elaborare una crisi e respirare boccate di mediterraneità. Porta con sé i materiali dell’Origine del dramma barocco tedesco, un saggio che avrebbe dovuto giovargli l’abilitazione accademica. Così non fu. Il filosofo tedesco lascerà l’isola solo in ottobre e profondamente cambiato. Il detonatore fu l’incontro con la drammaturga lettone Asja Lacis che era lì per curare le vie respiratorie della figlia Daga. Sodalizio intellettuale e amoroso destinato a travolgere i progetti di entrambi. Da Capri la coppia visita molte volte Napoli con una voracità - reciproca e nei confronti della città - che i due non riescono a domare. A quattro mani scrivono un saggio che con il titolo di Neapel sarà pubblicato il 19 agosto del 1925 dalla «Frankfurter Zeitung».
Uno scritto fondativo per l’immaginario su Napoli perché per la prima volta introduce l’endiadi «città porosa». Nella versione per il giornale tedesco furono espunti alcuni passaggi e tutte le edizioni successive hanno sempre fatto riferimento a quel testo come «originario».
Che così non fosse lo svela oggi una preziosa e accurata nuova edizione, pubblicata da Dante & Descartes di Raimondo Di Maio e curata con acribia da Elenio Cicchini. Lo studioso ha recuperato il dattiloscritto che Benjamin inviò al suo amico Gershom Scholem, l’intellettuale che lo aveva avvicinato agli studi sull’ebraismo. Conservato alla National Library of Israel, l’originale regala brani inediti.
Una tra le osservazioni più celebri: «Come la pietra, così anche l’architettura di Napoli è porosa. Costruzione e azione si permeano... Tutto è fatto per custodire la scena in cui costellazioni sempre nuove, sino ad allora imprevedibili, possano accadere» è seguita da questo passaggio che soltanto ora viene alla luce: «Quando a raggrupparsi in un locale sono i tedeschi, questi devono sempre separare e mettere in fila tavoli e sedie. Gli italiani, invece, si spargono ovunque, chiacchierano ai tavoli e reclamano sempre più spazio. Eppure, essi si comportano in modo molto più discreto che non i tedeschi nel buon cantuccio». Non è un’osservazione qualsiasi. Il filosofo descrive due modalità comportamentali e, a sorpresa, consegna ai napoletani — ritenuti per inveterato luogo comune sguaiati e volgari — il primato della discrezione. Sarebbe dispiaciuto al pubblico germanico? Meglio tagliare? E chi lo ha deciso Benjamin o il deskista della «Frankfurter»? Insomma: censura o autocensura? Interrogativi aperti.
Secondo inedito. Gli autori stanno raccontando la domenica a Napoli anche se «un granello di domenica si cela dietro ogni singolo giorno della settimana, e quanti giorni della settimana sono contenuti in questa domenica!... Il giorno e la notte irradiano i chioschi con i loro pallidi succhi aromatici, e lo stesso palato impara subito ad apprendere quale sia l’essenza della porosità». Poi la frase tagliata: «Chi ama la città sa che presto non potrà più farne a meno. È come se con queste bevande qualcosa di aristocratico si trasferisse ai più poveri, che così cessano di rimpiangere quello che non hanno».
Anche le classi sociali sono porose per imponderabili ragioni alchemiche.
Rivelatrice, infine, la postfazione del trentunenne Cicchini in cui s’evidenzia che l’aggettivo destinato a diventare notissimo è usato grazie a Asja che nelle sue note scriveva: «Osservai che le case di Napoli sembravano porose. Quando torno a casa, mi dissi, farò delle scenografie con un numero infinito di ribalte». E il curatore conclude: «Il continuo transitare di un elemento architettonico nell’altro - portale cortile loggiato scalone ballatoio - assume il nome parlante di “porosità”, un attributo che Lacis cavò fuori direttamente dal tufo delle case».
Con le librerie chiuse il volume (80 pagine, 7 euro) può essere ordinato a raimondodimaio@libero.it.
I tedeschi quando vanno in un locale mettono in fila tavoli e sedie
Gli italiani, si spargono ovunque
Chiacchierano e reclamano più spazio Eppure, si comportano in modo molto più discreto di noi