Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Brescia conferma: la cura Ascierto sta funzionando nel 77% dei casi Il ricercatore: ma aspettiamo l’Aifa
Agli Spedali Civili hanno ottenuto ottimi risultati con l’utilizzo del Tocilizumab in terapia intensiva «Oltre sette pazienti su dieci sono migliorati»
Non smentisce la sua fama di studioso umile e prudente Paolo Ascierto, l’oncologo del Pascale a capo dell’équipe che per prima in Italia ha intuito le potenzialità del Tocilizumab nella lotta agli effetti letali del Coronavirus. Ascierto è rimasto prudente anche ieri, quando dai medici degli Spedali di Brescia sono arrivati i risultati di uno studio sui primi 100 pazienti. Risultati definiti eccellenti: nel 77% dei casi i pazienti trattati sono migliorati notevolmente, la percentuale di miglioramento più alta al mondo.
Il commento
Impegnato in una call conference internazionale, il ricercatore del Pascale ha commentato: «Una notizia indubbiamente positiva ma personalmente resto cautamente ottimista, vedremo i risultati sulla sperimentazione rilasciati a fine mese dall’Agenzia italiana per il farmaco». L’Aifa infatti ha accettato la proprio la sperimentazione del Pascale come quella ufficiale (ovviamente anche altri centri possono sperimentare il Tocilizumab). La platea su cui si sperimenta nell’Irccs napoletano è di trecento pazienti quindi un numero sostanzialmente maggiore. E dunque a fine aprile dovremmo sapere se anche il protocollo ufficiale darà i risultati sperati.
I dettagli
Nel frattempo ci sono i dettagli del lavoro dei medici-ricercatori degli Spedali Civili di Brescia: nel 77% dei pazienti trattati, affermano, le condizioni respiratorie sono migliorate o stabilizzate. Si tratta della serie ad ora più ampia al mondo di pazienti trattati con Tocilizumab, che fa seguito ai risultati incoraggianti ottenuti in 20 pazienti in Cina e nei primi due pazienti italiani trattati all’Ospedale Cotugno di Napoli. I risultati dovrebbero essere pubblicati (dopo il lavoro di revisione scientifica) sulla rivista Autoimmunity Reviews a luglio.
Lo studio, spiega l’Università, «mostra che la polmonite Covid-19 con sindrome da distress respiratorio acuto è caratterizzata da una sindrome iperinfiammatoria e sostiene l’ipotesi che la risposta al Tocilizumab si associ ad un significativo miglioramento clinico».
L’evoluzione
«La nostra serie ha mostrato che la polmonite Covid-19 con sindrome da distress respiratorio acuto è caratterizzata da una sindrome iperinfiammatoria — spiega Nicola Latronico dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione e portavoce dello studio —. Questa serie di pazienti trattati tra il 9 e il 20 marzo è stata analizzata per determinare se la somministrazione Tocilizumab potesse produrre benefici clinici». A 24-72 ore e a 10 giorni dalla somministrazione di Tocilizumab, il miglioramento della sindrome da distress respiratorio acuto è stato valutato usando la Brescia-Covid respiratory severity scale: «Su 100 pazienti trattati - spiega Latronico - 43 hanno ricevuto il Tocilizumab nell’unità di terapia intensiva, mentre 57 fuori dalla unità di terapia intensiva per indisponibilità di letti. Di questi 57 pazienti, 37 (65%) sono migliorati e hanno sospeso la ventilazione non invasiva, 7 (12%) pazienti sono rimasti stabili nella unità di terapia intensiva e 13 (23%) pazienti sono peggiorati (10 morti, 3 ricoverati in terapia intensiva). Dei 43 pazienti trattati in terapia intensiva, 32 (74%) sono migliorati (17 sono stati tolti dalla ventilazione artificiale e sono stati trasferiti in reparto), 1 (2%) è rimasto stabile e 10 (24%) sono deceduti». Complessivamente, a 10 giorni, la condizione respiratoria è migliorata o si è stabilizzata in 77 pazienti (77%), di cui 61, in sede di esame di radiografia del torace, hanno mostrato una «riduzione significativa delle lesioni polmonari e 15 sono stati dimessi dall’ospedale».
La super infiammazione Le indagini di laboratorio fatte prima di somministrare il farmaco hanno dimostrato in tutti i pazienti livelli altissimi, talora addirittura fuori scala, di proteina C reattiva (Pcr), ferritina, D-Dimero e trigliceridi, confermando l’ipotesi che una sindrome iper-infiammatoria fosse presente quando le condizioni respiratorie dei pazienti peggioravano e confermando il razionale per l’utilizzo del Tocilizumab. Lo studio prende le mosse dal «Vademecum per la cura delle persone con malattia da Covid-19» dalla sezione lombarda della Simit - Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali alla cui redazione hanno partecipato molti docenti e ricercatori dei tre Dipartimenti di Medicina dell’Università degli Studi di Brescia che operano presso gli Spedali Civili.
L’oncologo
Sono cautamente ottimista rispetto ai risultati, noi a fine mese avremo quelli sulla sperimentazione dall’Agenzia italiana del farmaco