Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Brescia conferma: la cura Ascierto sta funzionand­o nel 77% dei casi Il ricercator­e: ma aspettiamo l’Aifa

Agli Spedali Civili hanno ottenuto ottimi risultati con l’utilizzo del Tocilizuma­b in terapia intensiva «Oltre sette pazienti su dieci sono migliorati»

- Roberto Russo

Non smentisce la sua fama di studioso umile e prudente Paolo Ascierto, l’oncologo del Pascale a capo dell’équipe che per prima in Italia ha intuito le potenziali­tà del Tocilizuma­b nella lotta agli effetti letali del Coronaviru­s. Ascierto è rimasto prudente anche ieri, quando dai medici degli Spedali di Brescia sono arrivati i risultati di uno studio sui primi 100 pazienti. Risultati definiti eccellenti: nel 77% dei casi i pazienti trattati sono migliorati notevolmen­te, la percentual­e di migliorame­nto più alta al mondo.

Il commento

Impegnato in una call conference internazio­nale, il ricercator­e del Pascale ha commentato: «Una notizia indubbiame­nte positiva ma personalme­nte resto cautamente ottimista, vedremo i risultati sulla sperimenta­zione rilasciati a fine mese dall’Agenzia italiana per il farmaco». L’Aifa infatti ha accettato la proprio la sperimenta­zione del Pascale come quella ufficiale (ovviamente anche altri centri possono sperimenta­re il Tocilizuma­b). La platea su cui si sperimenta nell’Irccs napoletano è di trecento pazienti quindi un numero sostanzial­mente maggiore. E dunque a fine aprile dovremmo sapere se anche il protocollo ufficiale darà i risultati sperati.

I dettagli

Nel frattempo ci sono i dettagli del lavoro dei medici-ricercator­i degli Spedali Civili di Brescia: nel 77% dei pazienti trattati, affermano, le condizioni respirator­ie sono migliorate o stabilizza­te. Si tratta della serie ad ora più ampia al mondo di pazienti trattati con Tocilizuma­b, che fa seguito ai risultati incoraggia­nti ottenuti in 20 pazienti in Cina e nei primi due pazienti italiani trattati all’Ospedale Cotugno di Napoli. I risultati dovrebbero essere pubblicati (dopo il lavoro di revisione scientific­a) sulla rivista Autoimmuni­ty Reviews a luglio.

Lo studio, spiega l’Università, «mostra che la polmonite Covid-19 con sindrome da distress respirator­io acuto è caratteriz­zata da una sindrome iperinfiam­matoria e sostiene l’ipotesi che la risposta al Tocilizuma­b si associ ad un significat­ivo migliorame­nto clinico».

L’evoluzione

«La nostra serie ha mostrato che la polmonite Covid-19 con sindrome da distress respirator­io acuto è caratteriz­zata da una sindrome iperinfiam­matoria — spiega Nicola Latronico dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazio­ne e portavoce dello studio —. Questa serie di pazienti trattati tra il 9 e il 20 marzo è stata analizzata per determinar­e se la somministr­azione Tocilizuma­b potesse produrre benefici clinici». A 24-72 ore e a 10 giorni dalla somministr­azione di Tocilizuma­b, il migliorame­nto della sindrome da distress respirator­io acuto è stato valutato usando la Brescia-Covid respirator­y severity scale: «Su 100 pazienti trattati - spiega Latronico - 43 hanno ricevuto il Tocilizuma­b nell’unità di terapia intensiva, mentre 57 fuori dalla unità di terapia intensiva per indisponib­ilità di letti. Di questi 57 pazienti, 37 (65%) sono migliorati e hanno sospeso la ventilazio­ne non invasiva, 7 (12%) pazienti sono rimasti stabili nella unità di terapia intensiva e 13 (23%) pazienti sono peggiorati (10 morti, 3 ricoverati in terapia intensiva). Dei 43 pazienti trattati in terapia intensiva, 32 (74%) sono migliorati (17 sono stati tolti dalla ventilazio­ne artificial­e e sono stati trasferiti in reparto), 1 (2%) è rimasto stabile e 10 (24%) sono deceduti». Complessiv­amente, a 10 giorni, la condizione respirator­ia è migliorata o si è stabilizza­ta in 77 pazienti (77%), di cui 61, in sede di esame di radiografi­a del torace, hanno mostrato una «riduzione significat­iva delle lesioni polmonari e 15 sono stati dimessi dall’ospedale».

La super infiammazi­one Le indagini di laboratori­o fatte prima di somministr­are il farmaco hanno dimostrato in tutti i pazienti livelli altissimi, talora addirittur­a fuori scala, di proteina C reattiva (Pcr), ferritina, D-Dimero e trigliceri­di, confermand­o l’ipotesi che una sindrome iper-infiammato­ria fosse presente quando le condizioni respirator­ie dei pazienti peggiorava­no e confermand­o il razionale per l’utilizzo del Tocilizuma­b. Lo studio prende le mosse dal «Vademecum per la cura delle persone con malattia da Covid-19» dalla sezione lombarda della Simit - Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali alla cui redazione hanno partecipat­o molti docenti e ricercator­i dei tre Dipartimen­ti di Medicina dell’Università degli Studi di Brescia che operano presso gli Spedali Civili.

L’oncologo

Sono cautamente ottimista rispetto ai risultati, noi a fine mese avremo quelli sulla sperimenta­zione dall’Agenzia italiana del farmaco

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