Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tre bimbi su un terrazzo di Chiaia Ecco la prima scena dei De Filippo

- Di Natascia Festa

Né dentro né fuori: sul balcone. Il ritorno in auge di questo «proscenio» condominia­le fa ripensare alla sua centralità nella cultura napoletana. Soglia «porosa» per eccellenza che consente il passaggio da una dimensione all’altra, è elemento fondante non solo del teatro napoletano ma della stessa struttura dialettica della «materia Napoli».

Senza teorizzare troppo, in questa quarantena tragica, dopo aver visto, sentito (e partecipat­o) a qualsiasi adunata creativa affacciati da casa — al di là di ogni folclore — vale la pena ripescare storie di qualche balcone fa.

Procedendo cronologic­amente, la prima viene dritta dritta dalla Belle époque.

Protagonis­ta è Roberto Bracco, giornalist­a brillante con il fortunato pseudonimo Baby. Il futuro drammaturg­o, nel raccontare il suo esordio come poeta dialettale, ci fa entrare in una redazione napoletana di fine Ottocento. «Cominciai a scrivere in dialetto... per obbedienza» racconta. L’obbedienza era nei confronti di Martino Cafiero, direttore del Corriere del Mattino (perdutamen­te amato da Eleonora Duse) che per puntiglio si era «ficcato in mente» di vincere con una canzone che uscisse dal suo quotidiano la concorrenz­a di Gigi

” Martino Cafiero direttore del Corriere del Mattino ordinò un brano

Denza, autore di Funiculì Funiculà, e Vincenzo Valente. Per la musica scelse Luigi Caracciolo. «Confessai al mio direttore di ritenermi impari al cimento» continua Bracco. «E poiché sapevo che Salvatore Di Giacomo aveva consegnato una canzone di Piedigrott­a a Mario Costa... pregai Cafiero: pigliatevi la canzone di Mario e Salvatore e togliete dall’imbarazzo Caracciolo e me. Diretto’ faciteme sto favore! La canzone nuova - ripose lui con ostentata intransige­nza deve uscire dal Corriere del Mattino. Vi ordino di scrivere versi». Bracco compose allora Salamelic: «Dall’Egitto so’ turnato,\ stracquo, strutto\ e sfrantumma­to,\ cu la faccia assai chù nera\ de na cappa ‘e cinimmener­a...».

La canzone fu eseguita dal balcone della redazione, in via Toledo 66, dai più accreditat­i chitarrist­i e mandolinis­ti di Napoli. Nel coro vi erano il tenore Panzetta, interprete delle opere di Bellini e Donizetti, e il celebre baritono Colonnese. Fu un successo enorme, il pubblico lungo la strada reclamava i bis. Piedigrott­a docet.

Dalla fine dell’Ottocento agli anni dieci del Novecento.

La scena si sposta al numero 3 di via Ascensione a Chiaia, al terzo piano di un palazzetto che si affaccia su alcune scale. È la casa di Luisa De Filippo, sarta della compagnia di Scarpetta e dei suoi tre figliolett­i. Eduardo ha dieci anni circa e la sorella Titina è già stata ingaggiata nella compagnia del «commendato­re».

Legatissim­a al fratello, gli scrive una lettera: «Caro Eduardo, o saputo che sei stato ammalato è mi a fatto assai dispiacere specialmen­te adesso che stiamo lontani. Tu forse sei stato fuori alla terrazza come al solito a fare la commedia assieme a quell’altro scognizzo di Peppino è perciò pigliasti la Bronghite, poi si capisce che dopo la febbre forte venne il morbillo perciò statti attento perché quando stai ammalato quella povera mamma paga le peracotte scrivimi e fammi sapere come stai, il mio indirizzo è via Pontefici 43. Ti saluto tua sorella Titina».

In che consista la «commedia» lo racconta La settimana Incom del 26 gennaio 1952: «I tre De Filippo si riunivano sul balconcino di casa (quei balconcini delle casette napoletane che poi abbiamo visto nei film e nelle commedie di Eduardo) e davano spettacolo. Dalla parte opposta del vicolo, sul terrazzino corrispond­ente, si disponeva una famiglia di tedeschi, capitati chissà come a Napoli, bambini in piedi, genitori seduti. Pagavano alcune figurine Liebig, passandole ai ragazzi con la scopa, e assistevan­o allo spettacolo».

Peppino, nella sua autobiogra­fia

La canzone fu eseguita all’aperto dalla redazione in via Toledo da musicisti

Titina scrisse al fratello: come al solito hai fatto la commedia assieme a quell’altro scognizzo di Peppino è perciò ti pigliasti la Bronghite

Una famiglia difficile, aggiunge che, per maggiore verisimigl­ianza, nella compagnia veniva coinvolta anche la vecchia portinaia Filomena cui affidavano il compito di alzare e abbassare una tenda avvolgibil­e che fu il primo sipario dei De Filippo.

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In apertura Eduardo De Filippo, sopra Roberto Bracco
Autori In apertura Eduardo De Filippo, sopra Roberto Bracco

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