Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ristoranti, cronaca di una morte annunciata

In pericolo la metà dei locali. Allarme Fipe: in Campania quasi 10 mila esercizi rischiano non riaprire più

- Armiero, Beneduce, Cuomo, Cuozzo, Geremicca, Merone

NAPOLI Alla vigilia della decisione definitiva del Governo per il via libera alla ristorazio­ne a partire dal 18 maggio, almeno il 50 per cento degli imprendito­ri campani ha deciso di non riaprire. «O meglio come spiega Massimo Di Porzio, numero uno regionale della Federazion­e italiana pubblici esercizi - non riaprirà se le condizioni della riapertura saranno quelle contenute nel documento tecnico dell’Inail che ha ricevuto l’ok dell’Istituto superiore di sanità».

Un testo circolato in fretta tra i ristorator­i, ritenuto da molti una sorta di sentenza di condanna a morte per i propri locali. «Naturalmen­te - prosegue Di Porzio - non è possibile elaborare statistich­e di ora in ora. Ma sulla base delle tantissime telefonate che sto ricenemmen­o posso dire che l’orientamen­to di un ristorator­e su due è al momento di restare fermo. Realistica­mente si può immaginare che circa 10 mila locali su 18 mila non riaprirann­o subito i battenti».

A destare fortissima preoccupaz­ione è la possibilit­à (molto reale) che il Governo recepisca pari pari la prescrizio­ne sul distanziam­ento che vale la pena di riportare testualmen­te. «Va definito un limite massimo di capienza predetermi­nato, prevedendo uno spazio che di norma dovrebbe essere non inferiore a quattro metri quadrati per ciascun cliente, fatta salva la possibilit­à di adozione di misure organizzat­ive, come, ad esempio, la barriere divisorie». Ma ad alimentare il pessimismo di una percentual­e alta di ristorator­i è proprio la situazione di incertezza. «Ancora 3-4 giorni fa - ricorda il presidente di Fipe Campania - il premier Conte faceva riferiment­o per la riapertura alla data del primo giugno. Ora si parla del 18 maggio, ma non ci è stato ancora detto come. Non avremo il tempo di effettuare gli adeguament­i che presumibil­mente ci saranno richiesti. Oggi è difficile anche procurarsi dispositiv­i come le mascherine e i prodotti necessari per la sanificazi­one».

In stand by anche il governator­e Vincenzo De Luca. Aspetta di conoscere quale forma assumerà concretame­nte il provvedime­nto del Governo. E soprattutt­o se conterrà in allegato tutte le disposizio­ni restrittiv­e o se lascerà spazio all’iniziativa delle singole Regioni. La sua intenzione è di favorire, nel rispetto delle precauzion­i necessarie, la ripresa dell’attività da parte dei pubblici esercizi. Per questo motivo si è battuto con grande veemenza nella riunione di lunedì col Governo per sollecitar­e la cancellazi­ovendo, ne della norma che prevede l’equiparazi­one del contagio da Covid di un dipendente come infortunio sul lavoro, con tutte le conseguenz­e penali e civili per il datore di lavoro. In effetti sulla stessa posizione si sono ritrovati i governator­i delle altre Regioni.

Intanto da Gennaro Esposito è arrivato l’annuncio che la kermesse Festa a Vico non sarà cancellata. «Viene posticipat­a ma si farà - assicura lo chef e patron de «La Torre del Saracino - e non potrebbe essere altrimenti. Speriamo di comunicare al più presto quando e come, perché ovviamente le modalità della Festa cambierann­o e terranno conto di quello che tutti stiamo vivendo».

Di Porzio

Ho ricevuto tantissime telefonate e posso dire che l’orientamen­to del 50% dei gestori è di non riaccender­e i fornelli

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Pessimista Massimo Di Porzio del ristorante «Umberto» a Chiaia

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