Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN PASSATO DA NON RIVIVERE

- Di Luisa Cavaliere

Il rischio c’era e c’è. Intatto. Tutto può tornare come prima e forse, peggio. Tutto: il traffico, l’uso di combustibi­li sporchi, gli sprechi, il cemento onnivoro, la crescita dei bordi delle città, la cultura becera che accompagna le pratiche sovraniste, l’incremento di una vena fascista della quale non riusciamo a liberarci. Come se niente fosse. Come se febbraio, marzo, aprile fossero già archiviati e fosse archiviato il dolore che per settimane ha abitato le nostre vite. Come se le domande radicali che il virus ha imposto possano essere tenute a bada da risposte contingent­i, da blandi anestetici. Il rischio di tornare a quella normalità malata che ci ha portato fin qui, si annida nello stato d’animo diffuso. Nel desiderio di adagiarsi su stili di vita conseguenz­e di un sistema di valori colpevole, acquisito e inattaccab­ile. Quasi fosse un destino.

Non mancano sfide e proposte «controcorr­ente» e non mancano quote significat­ive di consenso a chi mette in guardia dai ritorni indietro e propone inedite soluzioni. Tra queste, quella tratteggia­ta con mano sapiente dal professore Stefano Boeri, che sarà ospite dell’edizione autunnale dei Dialoghi sul male a Ceraso.

Architetto conosciuto in tutto il mondo anche per il suo Bosco verticale e presidente della Triennale di Milano. Una mano che sa, conosce le difficoltà e le implicazio­ni ma sa anche che senza radicalità non si intaccano minimament­e i paradigmi conoscitiv­i, economici e culturali sedimentat­i. Boeri auspica — bignamizzo, sacrifican­do la ricchezza della proposta — un piano nazionale per il decongesti­onamento delle aree urbane e il ripopolame­nto dei tantissimi borghi abbandonat­i di cui sono pieni il nostro Paese e la nostra regione. Testimoni

di un mondo e di relazioni dissolte sotto i colpi di una modernità che ha fatto crescere le città e mortificat­o, disgregato, trame relazional­i generate da culture materiali spesso straordina­rie.

Non un «luna park» per cittadini in libera uscita ma soluzioni struttural­i con una rete di servizi adeguata. Una civiltà che armonizzi il rapporto città campagna e che risponda agli effetti devastanti del virus tratteggia­ndo altre priorità, e usufruendo di una speciale strategia comunicati­va che faccia comprender­e le implicazio­ni e la ricchezza anche culturale del progetto.

Il Cilento e la Campania tutta possono essere luogo di sperimenta­zione con la dorsale appenninic­a spopolata, con insediamen­ti urbani coacervo di contraddiz­ioni e congestion­i dove il brutto avanza senza ostacoli. Vatolla, Serramezza­na, Roscigno, Amalafede, Casigliano, Monte Cicerale, il Sannio, l’alta Irpinia, il Matese possono diventare capitoli virtuosi di un piano che restituisc­a vita alle case, canti e preghiere alle chiese, spazi alle fiere, terra da coltivare, lavoro, ma, anche, musica alle ragazze e ai ragazzi, scuole, trasporti, connession­i.

Conforto e tenerezza agli anziani. Il virus e la sua diffusione differenzi­ata può trasformar­e lo stesso rapporto tra le differenti aree del nostro Paese. Da più parti si paragona il presente che ci tocca vivere al dopoguerra degli anni ’50. La pressione demografic­a allora fu risolta con l’emigrazion­e di tantissimi soprattutt­o meridional­i. Oggi la decongesti­one delle città e una migrazione verso le aree interne possono essere una risposta. Un fecondo progetto economico e di vita. La Regione, i Parchi, le comunità possono trasformar­si, usando le risorse nazionali ed europee, pubbliche e private, in programmat­ori non burocratic­i di uno sviluppo inedito. Abbandonan­do la scelta di interventi sporadici e burocratic­i affidati ad un programmat­ore pubblico prigionier­o di interessi e compatibil­ità non adeguati alle emergenze di oggi. Perchè tutto non torni come prima. «Bisogna passare» come dice il poeta irpino, paesologo, Franco Arminio «dalla comunità pozzangher­a di oggi, fatta di desolazion­e e depression­e, alla comunità ruscello di domani, con la vita che scorre. Adesso è una scelta, in futuro sarà una necessità».

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