Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Palazzo d’Avalos «Ora salviamo l’antico Giardino delle camelie»

- Di Natascia Festa

Il Gardino della camelie, preziosa area verde all’interno di Palazzo d’Avalos, ha oggi perso lo splendore d’un tempo. Ecco perché due associazio­ni culturali, il «Comitato Gazebo Verde» — che si occupa della tutela e della valorizzaz­ione dei giardini storici — e l’attivo «Comitato di Portosalvo», lanciano la proposta di un utilizzo pubblico dello spazio naturalist­ico: «L’obiettivo è quello di sviluppare un progetto che possa permettere la fruizione di questo giardino per finalità culturali».

I boccioli sono già tutti in rigoglio nel Giardino delle

camelie di Palazzo d’Avalos. La prima fioritura dopo più di cinquecent­o anni senza che vi sia un principe a rimirar quel rosso passione in mezzo al verde. La natura non conosce tribunali, cause kafkiane né atti di proprietà: in questa primavera senza marchesi del Vasto ci sono solo erbacce a soffocare i fiori e i resti degli eleganti arredi.

Quello che un tempo era un aristocrat­ico giardino, prima ancora dei d’Avalos di pertinenza della Certosa di San Martino che possedeva la collina fino al mare, ora al pari del Palazzo è un ginepraio in abbandono. Dopo l’ultimo atto, lo sfratto del principe Andrea d’Avalos e della sua anziana madre, la storica magione aspetta di rinascere. E lo farà grazie all’intervento del ministro Dario Franceschi­ni, attraverso il suo direttore generale Salvo Nastasi, dopo una lunga e fruttuosa campagna giornalist­ica portata avanti dal

Corriere del Mezzogiorn­o.

Il Mibact, infatti, per fare un riepilogo post-lockdown, in base al codice dei Beni culturali ha intimato alla società Vasto della famiglia Ferlaino — che ne detiene oggi la proprietà dopo una lunga causa con i d’Avalos — di provvedere al restauro dei piani nobili in base a un progetto conservati­vo, mantenendo­ne intatta la pianta e i decori. La bonifica riguarderà necessaria­mente anche il giardino che è l’unico esistente e di pertinenza di una dimora aristocrat­ica in via dei Mille. Questa sua unicità ha suggerito a due associazio­ni culturali, il “Comitato Gazebo Verde” che si occupa della tutela e della valorizzaz­ione dei giardini storici e l’attivo “Comitato di Portosalvo”, la proposta di un utilizzo pubblico dello spazio naturalist­ico: «L’obiettivo è quello di sviluppare un progetto che possa permettere la fruizione di questo giardino per finalità culturali con un accordo tra le nostre associazio­ni, la soprintend­enza e la proprietà», dice Antonio Pariante. E Maria Teresa Ercolanese di “Gazebo verde” racconta: «È uno dei giardini storici più importanti di Napoli. Tra quelli annessi ai palazzi nobiliari è, dai dati che abbiamo a disposizio­ne, l’unico che riporta la stessa forma a croce che ritroviamo nel giardino della Chiesa di Santa Chiara, il quale, com’è noto, è tra i più antichi della città.

Stiamo parlando, infatti, di un giardino con il boschetto con le camelie che era il vanto del palazzo stesso. È evidente che la sua disposizio­ne cinquecent­esca fosse differente con pozzi e grandi agrumeti. Altro pregio, il suo degradare ancora oggi su una terrazza panoramica sul mare. Il nostro obiettivo è che, dopo l’importante serie di articoli con i quali il Corriere del Mezzogiorn­o ha reso un alto servizio alla collettivi­tà e alla cultura della città, e il conseguent­e intervento del Mibact, i lavori di recupero riguardino anche il giardino. Stiamo mettendo a punto un progetto di recupero dell’area verde storica da presentare alla soprintend­enza e al Comune. Il tutto finalizzat­o a un’eventuale possibilit­à di fruirlo».

«È una bella idea» commenta il soprintend­ente all’Archeologi­a, Belle arti e paesaggio Luigi La Rocca. «In futuro e in linea di massima perché non conosco ancora il progetto, credo che sia una strada praticabil­e. I beni culturali vincolati, come lo stesso appartamen­to storico, vanno sottoposti a una politica di massima pubblicizz­azione. Varrà la pena valutare la serietà dei progetti. Benché sia un bene privato, Palazzo d’Avalos con il suo giardino, è una testimonia­nza importante della storia di Napoli e, in quanto tale, fa parte anche dei beni comuni. Senza contare che in via di Mille sarebbe l’unico polmone verde: vale senz’altro la pena provarci».

Il binomio cinquecent­esco palazzo-giardino è ricordato da Patrizia Spinelli Napoletano nel suo I giardini di Napoli (Liguori): «È giunto intatto un incantevol­e bosco. Di pianta quadra, colonne giallo pallido ornate di piperno, scandiscon­o l’andamento delle mura perimetral­i, la cui spaziatura è ornata da vasche di marmo in cui fioriscono differenti specie. Clivie africane dal fiore rosso, kenthiae, i cui ventagli si aprono sui rampicanti di vite e gelsomino, philodendr­um selloum, geranei, aralie e aspidistra...». Le rivedremo?

Ercolanese

È l’unico che riporta la stessa forma a croce del parco di Santa Chiara

 ??  ?? Area verde Il Giardino della camelie a Palazzo d’Avalos come si presenta oggi: in completo stato di abbandono
Area verde Il Giardino della camelie a Palazzo d’Avalos come si presenta oggi: in completo stato di abbandono
 ??  ?? Mobilità Via libera del Comune al bando per il monopattin­o in sharing: 2.400 i mezzi che potrebbero arrivare in strada
Mobilità Via libera del Comune al bando per il monopattin­o in sharing: 2.400 i mezzi che potrebbero arrivare in strada
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy