Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Magistris e il Pd, alleanza possibile soltanto se si voterà il prossimo autunno
C’è una fase 2 del Coronavirus, ma ce anche fase 2 per la politica. Ed entrambe stentano a decollare. Tanto in Italia, quanto in Campania e a Napoli. Il sindaco Luigi de Magistris è impegnato su tutti e due i fronti: deve amministrare la città alle prese con mille problemi e deve delineare il suo futuro atteso che tra un anno termina il suo mandato. All’orizzonte ci sono le elezioni Regionali, spartiacque per il domani politico non solo di De Luca ma anche dell’ex pm. Sia che si candidi, sia che faccia da spettatore. Per palazzo Santa Lucia si potrebbe votare il prossimo mese di luglio. Fosse così, il primo cittadino non farebbe parte della partita avendo troppo poco tempo per trattare. Più probabilmente, però, il voto slitterà in autunno, quando de Magistris avrà più chiaro il percorso che intende intraprendere; percorso che allo stato sembrerebbe non prescindere da una nuova alleanza con il Pd sul modello di quanto provato con successo nell’elezione di Sandro Ruotolo in Senato. Ma attenzione: il sindaco, per essere accettato dai Dem, dovrebbe fare una lista, che si chiami Dema o in un altro modo, di sostegno al Pd, e quindi a De Luca. Altrimenti amen, partita chiusa. L’eventuale intesa, che balena nella testa di tanti, passerebbe quindi anche da palazzo San Giacomo. Perché in presenza di un maxiaccordo tra primo cittadino e Partito democratico, de Magistris metterebbe sul piatto della bilancia anche la poltrona di Palazzo San Giacomo — o meglio la sua capacità di collaborare e incidere nella scelta dal candidato alla sua stessa successione — e si potrebbe dunque ipotizzare un voto congiunto alle Regionali in autunno. Per farlo, però, serve una legge. Occorre che il governo sia d’accordo a mandare al voto anche Napoli, insieme alla Regione, proprio perché in presenza di un sindaco dimissionario. Sulla carta si può fare. Anche per evitare che si tengano due campagne elettorali in periodi diversi con tutti i rischi del caso sul fronte della diffusione del virus. Ma, come detto, condizione necessaria dovrebbe essere una convergenza totale tra Pd, Dema e M5s, sia per l’inquilino di palazzo Santa Lucia, sia per quello di palazzo San Giacomo. In tal caso de Magistris potrebbe pensare di scendere in campo per le
Regionali. Non va dimenticato, poi, che numerosi consiglieri che sostengono, o hanno sostenuto, il sindaco saranno candidati in varie liste con De Luca; condizione che — di fatto — toglie consenso al primo cittadino di Napoli nel caso di sfida solitaria al governatore. Con il quale, perciò, d’ora in avanti de Magistris dovrà probabilmente provare a collaborare sulle scelte per la fase 2. Alle Regioni verrà infatti delegato tutto, ai Comuni rimarrà solo da attuare le scelte fatte dalle Regioni. Stop. Con de Magsitris che quindi si ritroverà ad attuare quanto stabilito da De Luca. Immaginabile quindi che le occasioni di contrasto non mancheranno. Ma dovranno essere limitate se il sindaco pensa, almeno un po’, a una possibile alleanza con il Pd. Tutte cose di cui l’ex pm dovrebbe discuterne con Zingaretti. Con il segretario Dem, che al momento non potrebbe che essere l’unico interlocutore per il sindaco, potrebbe esserci un incontro la prossima settimana. Sul tavolo potrebbe esserci il maxiaccordo. Che non è facile da attuare ma neppure impossibile.