Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tribunale, lunghe file agli ingressi Gli avvocati: carenze drammatiche
NAPOLI Palazzo di Giustizia, è stata una ripresa tra luci e ombre. Colpisce la lunga fila di persone in attesa ieri mattina davanti a uno dei tre ingressi, quello di via Grimaldi: qualche avvocato ha creduto che si trattasse di colleghi e si è indignato, ma non era così. Si trattava di cittadini in attesa di raggiungere il casellario giudiziale per chiedere certificati. Un’attesa lunga e difficile anche a causa del caldo, che comunque in questi giorni tocca a decine di persone a causa delle regole rigide per l’accesso agli uffici giudiziari.
Il Tribunale era semivuoto. Si sono celebrati i pochi processi fissati all’insegna della confusione, poiché molti avvocati non avevano notizie precise. La confusione perdura tuttora e sui social si cerca di scambiarsi informazioni utili sulle procedure da seguire in questi giorni di ripartenza: si cerca di fare rete per ridurre i disagi della categoria e risparmiare tempo. Tanti i malumori e le proteste per i disguidi, i ritardi nella fissazione di importanti appuntamenti, la mancanza di risposte a messaggi di posta elettronica certificata.
Intanto gli avvocati tornano a far sentire la propria voce con un documento a firma dei presidenti di tutti i Consigli dell’Ordine del distretto, Antonio Tafuri (Napoli), Adolfo Russo (Santa Maria Capua Vetere), Gianfranco Mallardo (Napoli Nord), Ciro Sesto (Nola), Luisa Liguoro (Torre Annunziata), Antonio Barra (Avellino) e Stefania Pavone (Benevento). Dopo avere premesso che «la situazione si rivela ancor più drammatica nel distretto di Napoli per le endemiche criticità delle strutture giudiziarie e le ataviche ed irrisolte carenze di personale sia magistratuale che soprattutto amministrativo», gli avvocati contestano «la mancanza di programmazione, indirizzo e stimolo da parte della Corte di appello di Napoli che, in nome della necessità di evitare disparità di trattamento nel distretto, ha di fatto sospeso ogni attività e livellato al ribasso l’operatività degli uffici». I sette presidenti di Consiglio dell’Ordine firmatari dell’appello chiedono, tra l’altro, «un immediato intervento di rango legislativo o regolamentare per disciplinare in maniera univoca e uniforme i processi in tutti gli uffici giudiziari italiani, con l’inclusione attiva dell’avvocatura nei processi decisionali» e inoltre «che si ripristini immediatamente il confronto tra la magistratura e l’avvocatura a livello distrettuale per ottenere linee guida condivise e omogenee nel distretto, facendo ricorso, se del caso, anche a soluzioni innovative praeter legem, giustificabili in ragione della emergenza epidemiologica, al fine di assicurare la riapertura di tutti i settori della giustizia». Nel documento gli avvocati auspicano infine «l’immediata ripresa del dialogo affinché l’avvocatura e la magistratura perseguano insieme il vero obiettivo comune della tutela dei diritti del cittadino e dell’affermazione della giustizia».
Si proba dunque a superare
la lunga fase di impasse di queste settimane, con magistrati e avvocati su posizioni spesso opposte e, almeno in apparenza, inconciliabili. In alcuni momenti i toni si sono fatti aspri e lo scambio di accuse è stato reciproco. Tra i nodi che sono ancora da sciogliere c’è quello che riguarda gli uffici del Giudice di pace, ancora fermi nonostante le proteste e le pressioni degli avvocati: anche nell’ultimo documento si fa riferimento a questo problema.
Critiche vengono mosse dagli avvocati anche al legislatore le cui «lacune hanno prodotto il risultato che nel distretto di Napoli i provvedimenti organizzatori, salvo poche eccezioni, sono stati adottati in dispregio delle proposte avanzate dall’avvocatura e comunicati con inaccettabile ritardo un solo giorno lavorativo prima della ripresa dei termini processuali e delle attività giudiziarie».