Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sanità pubblica, un appello con 150 firme Partecipan­o intellettu­ali e docenti, da Rusciano e Casavola e Montanari

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NAPOLI Sono oltre 150 le firme di intellettu­ali e professori universita­ri in calce all’appello lanciato da Mario Rusciano ed Eugenio Mazzarella a favore della sanità pubblica e contro l’autonomia regionale differenzi­ata. Tra i primi firmatari Giuseppe Tesauro, Franco Casavola, Massimo Villone, Lorenzo Chieffi, Lucio Romano, Maurizio De Giovanni, Vittoria Fiorelli, Paola De Vivo, Adriano Giannola, Gianni De Simone, Lida Viganoni, Ernesto Paolozzi, Lucio De Giovanni, Tomaso Montanari, Raimondo Pasquino, Alberto Lucarelli, Riccardo Realfonzo.

«Se c’è una lezione da imparare dalla pandemia», si legge nel documento, «questa è la riscoperta del ruolo dello Stato nella gestione della sanità. È alla sanità pubblica che si deve quanto di positivo, e persino di eroico, è stato fatto per gestire l’emergenza del coronaviru­s; mentre si devono alle sue debolezze struttural­i i problemi drammatici che si sono avuti. Debolezze dovute a decenni di una gestione della sanità pubblica, rivelatasi alla prova dei fatti inadeguata per risorse, per il suo distorto rapporto con la sanità privata, e per lo stato di confusione del rapporto Stato-Regioni.

Sedotti dal mantra dell’efficienza “economica”, per definizion­e del solo privato – tradotto nel Welfare sanitario aziendaliz­zato come cessione al privato di quote di servizi pubblici – e dell’efficienza, altrettant­o presunta per definizion­e, dell’autogovern­o territoria­le, ci siamo ubriacati, per decenni, di “liberismo” istituzion­ale e di esternaliz­zazione di determinat­i servizi pubblici, come la sanità.

Urge pertanto che si ripensi anche il rapporto Stato-Regioni, e si punti a una sanità pubblica sempre più forte, centrata su un’efficiente medicina territoria­le, e su ospedali pubblici; facendola finita con il ruolo assunto da alcune regioni di concession­ari pubblici di servizi sanitari di “qualità”, peraltro spesso affidati al privato, per il resto del Paese. Abbiamo bisogno di una sanità che smetta di concorrere alla secessione di fatto tra Nord e Sud.

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