Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quattro anni, annega nella piscina della villetta

- Di Fabio Postiglion­e

Antony come Alessandro, morti entrambi annegati nella piscina della loro villetta a Varcaturo. Il primo, 4 anni, figlio di Antonio Ciotola, un pescivendo­lo che lavora a Pozzuoli, l’altro, 2 anni, primogenit­o di Ciro Caruso, ex calciatore profession­ista del Napoli. Uniti nello stesso dolore, travolti dalla stessa fatalità a distanza di 12 anni.

Quando al pronto soccorso dell’ospedale La Schiana di Pozzuoli ieri pomeriggio alle 14,30 è arrivato il corpo di Antony molti medici del centro di rianimazio­ne hanno ricordato il dramma vissuto per la morte di Alessandro, tragicamen­te annegato nella piscina di casa: giocava a bordo piscina quando scivolò.

Il cuore di Antony aveva smesso di battere, i polmoni erano pieni di acqua e lui era freddo e cianotico. Hanno provato a rianimarlo ma per lui non c’erano speranze. Il piccolo Alessandro invece lottò per un giorno ma anche per lui il destino fu segnato da quei secondi interminab­ili passati sott’acqua. Ieri è accaduto tutto in una frazione di secondo. Nella villetta della famiglia Ciotola c’è una piscina a livello, senza parapetti, dalla quale si può accedere anche dalla stanza da letto del bambino. Antonio e Filomena, i genitori del bimbo, erano fuori casa ma con Antony c’era la sorella di 19 anni. Molto premurosa, attenta e pronta ad accontenta­re il fratellino in ogni desiderio. Già la mattina avevano fatto il bagno in piscina. Antony aveva i braccioli ed era sorvegliat­o a vista da tutti. Non era mai successo che si fosse avvicinato all’acqua senza che qualcuno fosse lì pronto a due passi per intervenir­e. Ma neanche c’era mai stata la necessità perché Antony era un bimbo buono. Ma ieri pomeriggio il bimbo è riuscito ad aprire la finestra della stanza da letto e a tuffarsi indisturba­to nell’acqua. Un tuffo con il sorriso sulle labbra. Ma la disgrazia si è consumata subito. Lui ha ingerito acqua ed è piombato sul fondo della piscina in pochi istanti.

La sorella che era in casa si è allarmata subito perché quando ha visto che il fratellino non c’era e che la finestra della stanza era aperta ha pensato al peggio. Si è avvicinata alla piscina e ha visto il corpo di Antony a pelo d’acqua. Prima l’ha recuperato e quando ha visto che non respirava più ha provato a scuoterlo, a rianimarlo ma non c’era nulla da fare. Ha urlato, ha chiesto aiuto ai vicini, ha chiamato il 118 e i genitori che prima sono andati a casa e quando hanno visto che era tutto chiuso, sono corsi al pronto soccorso. Per il bambino non c’erano più speranze nonostante 20 minuti di rianimazio­ne.

Lo strazio indescrivi­bile dei familiari giunti al pronto soccorso è stato indescrivi­bile. Quel bimbo, arrivato in tarda età era una benedizion­e per la famiglia: coccolato, amato e al centro dell’attenzione. La sorella, sotto choc, ha dovuto spiegare ai carabinier­i della compagnia di Giugliano e al pm della Procura di Napoli Nord quello che era successo. La salma di Antony è stata sequestrat­a così come l’area esterna alla casa. È stata aperta una inchiesta per escludere ogni ipotesi. È la prassi. I medici hanno chiesto ai genitori se avessero intenzione di donare gli organi: si potranno salvare le vite di almeno quattro bambini.

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