Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fondo antiusura +40% richieste d’aiuto
Famiglie sovraindebitate, che non riescono a pagare i fitti, si rivolgono alla Fondazione Moscati Il presidente Mandico: «Raccontano di aver chiesto soldi a parenti ma spesso si tratta di strozzini»
Sono aumentate del 40% le richieste di aiuto giunte negli ultimi due mesi e mezzo alla Fondazione antiusura San Giuseppe Moscati, nata nel 1991 grazie all’intuizione del gesuita padre Massimo Rastrelli. Purtroppo il blocco delle attività economiche per la pandemia da coronavirus per molti ha significato chiusura di esercizi commerciali, impossibilità di pagare fitti e bollette e di fare la spesa e chi era già indebitato è tristemente finito nelle mani degli usurai. Monica Mandico, avvocato, e presidente del Centro tutela consumatori e imprese della Fondazione Moscati, spiega: «Abbiamo ricevuto decine di telefonate di persone che ci hanno chiesto aiuto, famiglie sovraindebitate, noi dobbiamo stare sempre molto attenti alle richieste, a chi vuole speculare ma la nostra organizzazione è ormai rodata per cui si seguono regole scrupolose, chi telefona in genere dice di aver chiesto soldi in prestito ai parenti, ma purtroppo molto spesso si tratta di bugie, il problema è che chi si è rivolto ad usurai non ha il coraggio di denunciare e usa questo stratagemma per non fornire l’identità della persona cui deve restituire il denaro, il nostro lavoro però è orientato anche a far emergere il fenomeno».
La Fondazione Moscati negli anni ha salvato centinaia di persone con prestiti piccoli ma anche con somme importanti fino a 50 mila euro, aiutando famiglie che stavano per perdere la casa grazie a garanzie reperite nella rete dei parenti ad esempio mamme pensionate o fratelli stipendiati, da offrire alle banche. «Ovviamente anche noi ci facciamo da garanti – aggiunge l’avvocato - in questo periodo tutto è diventato più complicato però perché sono gli stessi creditori ad essere in difficoltà e quindi ad esigere la restituzione del prestito al più presto. Le faccio un esempio: il proprietario di un garaquindi ge che aveva un’attività redditizia e che aveva prestato dei soldi ad un’altra persona, durante la pandemia non ha lavorato e quindi ha perso i suoi introiti, adesso pretende la restituzione del debito subito e il debitore che magari faceva l’ambulante ora è veramente disperato». La Fondazione può intervenire ma il problema, aggiunge Mandico, è che «bisogna fare presto perché il rischio è grosso, nel caso di piccole somme stiamo interessando altre fondazioni come Finetica che ha istituito il Pio Monte Somma, una sorta di Monte dei Pegni in cui è l’ente stesso a fare da garante presso Banca Etica per piccole somme, per accedervi basta anche la lettera del parroco, stiamo cercando di tamponare così almeno le richieste più urgenti, fino a 5000 euro. Una via d’uscita per chi è indebitato esiste, e le associazioni purché siano formate da professionisti seri e senza scopo di lucro possono dare una grossa mano anche indicando le possibilità legislative che esistono e che magari in tanti non conoscono».