Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Luca: sulla movida decido io
Per il governatore l’ordinanza del sindaco è illegittima. La replica: un’ingerenza intollerabile
De Luca scrive al prefetto e cita l’articolo 3 del decreto legge 19: «I sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali e regionali».
L’articolo 3 del decreto legge 19 parla chiaro: «I sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali e regionali». Ed è su questo dettato normativo che il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha ritenuto di inviare una lettera di sollecitazione al prefetto, al questore e al comandante della polizia municipale di Napoli — e per conoscenza al ministro dell’Interno ed all’Anci — affinché dispongano «ogni misura volta a garantire il rispetto rigoroso dell’ordinanza regionale da parte degli operatori coinvolti. Comportamenti diversi — sottolinea — configurerebbero, a tutta evidenza, omissioni rilevanti anche sul piano penale, oltre che in relazione agli aspetti di tutela sanitaria». Insomma, l’applicazione della ordinanza «illegittima» del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, investirebbe direttamente i responsabili cittadini dell’ordine pubblico nel caso non intervenissero per tutelare l’efficacia esclusiva delle disposizioni regionali.
Ma da de Magistris la replica non si è fatta attendere: «Da parte del Comune di Napoli c’è leale cooperazione istituzionale e assoluto rispetto della cornice nazionale, ma a questo punto la nostra pazienza è finita e non si può più tollerare che ci sia un’ingerenza assolutamente illegittima nei confronti delle prerogative della città di Napoli. Tutto questo non è più sostenibile — dice all’Ansa —. Noi andremo avanti per la nostra strada perché la nostra ordinanza non solo è legittima ma è doverosa e tutela in modo ancor più efficace rispetto all’ordigistris nanza regionale il diritto alla salute dei nostri concittadini. Inoltre è paradossale e sorprendente che in un momento in cui si lavora in tutto il Paese per le riaperture, anche se a rilento, a Napoli dopo le 22 non si possa andare a prendere una birra».
De Luca, nei fatti, contesta la decisione con la quale si autorizza, a partire dal 1 giugno, l’apertura dei locali notturni fino alle 3.30 e la vendita di alcol da asporto fino alle 24. «Tale provvedimento — scrive — è palesemente illegittimo, non soltanto per carenza di potere, in quanto assume a proprio presupposto una situazione di crisi epidemiologica che coinvolge l’intero territorio regionale e detta disposizioni i cui effetti si riverberano ben oltre i confini del territorio comunale, ma altresì e soprattutto per violazione di legge».
Per il presidente della giunta il provvedimento di De Ma«reca prescrizioni in evidente contrasto con l’ordinanza regionale n.53». La quale ordinanza di De Luca prevede, invece, il divieto di vendita con asporto di bevande alcoliche, di qualsiasi gradazione, dopo le ore 22, da parte di qualsiasi esercizio commerciale e con distributori automatici; che dalle ore 22 alle ore 6 sia fatto divieto di consumo di bevande alcoliche nelle aree pubbliche e nei parchi; che per baretti, vinerie, gelaterie, pasticcerie, chioschi ed esercizi di somministrazione ambulante di bibite, resti consentita la facoltà di apertura a partire dalle ore 5 e l’obbligo di chiusura entro le ore 1, con obbligo di somministrazione esclusivamente al banco o ai tavoli a partire dalle 22. Infine, come da precedente ordinanza, che non vi siano limitazioni nell’orario di chiusura di ristoranti, pub e pizzerie.
Il comandante della polizia municipale Ciro Esposito risponde con disagio al Tg3 Campania: «Lunedì, con l’entrata in vigore, sarà applicata l’ordinanza del sindaco, a meno che non sopraggiungano ulteriori chiarimenti».
Il presidente della Regione è intervenuto, infine, criticando anche l’apertura incondizionata alla mobilità interregionale a partire dal 3 giugno. «Abbiamo riconfermato la nostra solidarietà incondizionata ai nostri concittadini della Lombardia, e al presidente Fontana rispetto ad aggressioni che nulla hanno a che vedere con un dibattito politico e di merito civile — scrive su Facebook —. Ciò premesso, riteniamo di dover sottolineare che davvero non si comprende quali siano le ragioni di merito che possono motivare un provvedimento di apertura generalizzata e la non limitazione della mobilità nemmeno per le province ancora interessate pesantemente dal contagio. Valuteremo le decisioni del Governo, se e quando saranno formalizzate. Adotteremo, senza isterie e in modo responsabile, insieme ai protocolli di sicurezza vigenti, controlli e test rapidi con accresciuta attenzione per prevenire il sorgere nella nostra regione di nuovi focolai epidemici».