Corriere del Mezzogiorno (Campania)
QUEI PARTITI IN MEZZO AL GUADO
L’editoriale del direttore d’Errico (Corriere del Mezzogiorno di venerdì), l’intervento di Antonio Bassolino e l’intervista di Graziella Pagano (Corriere di ieri) mostrano come la politica in Campania e a Napoli non smetta di sorprendere. Sconfortante che i «duellanti» siano sempre gli stessi, ma per d’Errico alcuni progetti innovativi promettono un futuro più luminoso. Lo speriamo senza troppe illusioni. Tornando sull’attuale panorama politico impressionano le manovre di riposizionamento coll’avvicinarsi delle elezioni regionali. Dovute anche allo strano palleggiamento tra politica nazionale e politica locale, segno di immaturità della classe dirigente. Le cronache ci dicono che — a destra e a sinistra — si pensa solo a «chi sta con chi», a «chi passa con chi», a «come togliere voti a uno per darli a un altro». Di strategie di alto profilo nell’interesse dei cittadini manco a parlarne se non coi soliti slogan. Pur con povertà e conflitti sociali incombenti, siamo alle solite: i voti veri escono dalle convenienze dei capi-bastone. Perciò, tramontati gli «ideali», contano gl’interessi, e il bene comune viene buon ultimo. Esempio le liste civiche: niente contro, ma esse, concepite per aprire la politica alla fantomatica «società civile», stanno diventando teatro di bieco trasformismo. Stando alle tensioni dentro e fuori i partiti c’è da aspettarsi un’estate torrida: più per la campagna elettorale che per il caldo stagionale. A sinistra il Pd ripresenta Vincenzo De Luca, candidato forte (specie dopo l’emergenza del Covid19). Lo appoggia Italia Viva, ma Dema e M5S non lo condividono. Ci sarà un altro candidato o De Luca sarà accettato obtorto collo? L’antipatia per lui è pesante come pesanti sono gl’insulti reciproci frequenti. Se però si pensa che De Luca e de Magistris non si salutavano nemmeno negli incontri ufficiali, sorprende il loro recente incontro: per de Magistris solo una «necessità istituzionale». Meglio tardi che mai, pur permanendo le discordie.
L’ultima: nella fase 2 De Luca è restrittivo sull’apertura dei locali della movida, mentre de Magistris ritiene la «notte lunga» un «diritto naturale» dei giovani: fantasioso sì, ma sa poco di movida. Vuole infatti spostarla: Mostra d’Oltremare, ex Nato, Centro Direzionale. Perfetto: a patto di spostare baretti e suggestioni del centro storico. Ma lui vuole aprire la città h24 senza dire con quali mezzi. Passando al rapporto M5S/De Luca meglio sorvolare: continuano a beccarsi in ogni occasione e tanto basta. Chi sarà il candidato 5S? Non si sa. Ma la politica politicante è insondabile: porte girevoli, scambi spiccioli sottobanco ecc.. Qualcuno parla di coalizione Dema/M5S, ma due «debolezze» fanno una «forza» solida e credibile? La vera ragione del caos è il voto di maggio 2021 per il nuovo Sindaco di Napoli. Inevitabile che le due elezioni s’intreccino, pur distanti sette-otto mesi. Il Pd napoletano pare proponga di abbinare le due consultazioni e chiarire così l’intero quadro politico. Proposta assennata, ma esitante. Se decidesse, il Pd sfiducerebbe subito il Sindaco — privo della «sua» maggioranza in Consiglio — data la tragica situazione di Napoli: zero servizi essenziali; zero risorse finanziarie; Comune indebitato; città sull’orlo del fallimento. Se il Pd prendesse l’iniziativa della sfiducia — come annuncia oggi su questo giornale il segretario Marco Sarracino — prescindendo dall’esito, si chiarirebbero le posizioni, pur con l’imprevisto soccorso dei «renziani» (al Sindaco antirenziano di ferro) e di qualche altro «responsabile» dell’ultim’ora. Costoro vanno stanati senza l’alibi che il Pd non ha i voti sufficienti, come dice il presidente dem Paolo Mancuso. Talora più che il numero, conta il significato morale di un gesto politico, checché ne pensi Graziella Pagano con debole motivazione. In un clima di forte sfiducia, forse de Magistris si dimetterebbe, magari per candidarsi a Presidente della Campania e battere De Luca. Oppure, se non vince, per assicurarsi un seggio regionale, non restare disoccupato e prepararsi al salto nazionale. Rifiutare la sfiducia del Sindaco invocando l’«etica della responsabilità» è farisaico: ogni Consigliere salva la poltrona, non la città morente. Che un serio Commissario competente potrebbe tenere per un po’ in camera di rianimazione e chiarire la reale situazione amministrativofinanziaria del Comune.
Non meno confuso e tormentato si presenta il campo della Destra. Stefano Caldoro sarà il candidato unitario alla Regione, come vuole Berlusconi? Salvini, Meloni e pure Carfagna esprimono stima per la persona, ma sono tiepidi (se non freddi) sul suo nome. Vogliono candidare una figura «civica» di alto profilo, individuata nel magistrato Catello Maresca, valoroso Procuratore anticamorra. Il fatto è che Maresca, per la sua delicata posizione, dice di non schierarsi né a destra né a sinistra. Apprezzabile intento per chi passa da una procura alla politica, ma comunque il suo nome proviene con indubbia sagacia dalla destra. Evidentemente anche Maresca vuol presentarsi con una “sua” lista civica, rifiutando i voti di chi l’ha scelto. Costringerà così la destra a cercarsi un altro candidato o ne accetterà i suffragi illudendosi di incassarli gratuitamente? Nella prima ipotesi pare dubbio che possa vincere. Nella seconda pare dubbio che esperienza di procuratore e buoni propositi possano servirgli a fare politica in Campania. Se ci riesce, chapeau!