Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sarracino: «De Magistris? Il Pd firmerà la sfiducia Amendola e Manfredi in campo per Napoli»

Il segretario metropolit­ano del Pd lancia l’iniziativa in cui sono coinvolti i responsabi­li dei dicasteri dell’Università e degli Affari europei e del Sud

- Di Simona Brandolini

Marco Sarracino, segretario metropolit­ano del Pd conferma: «Firmeremo la sfiducia a de Magistris», e annuncia: «I ministri Amendola e Manfredi scenderann­o in campo per IdeaNapoli».

NAPOLI

Hanno già dato l’ok. I ministri partenopei Gaetano Manfredi e Enzo Amendola, a cui si aggiungerà anche Peppe Provenzano. Una squadra in campo per Napoli. «Siamo preoccupat­i per la crisi economico-sociale del prossimo autunno, ci siamo calati nella realtà e la paura, in questo momento, è il sentimento più diffuso — spiega il segretario metropolit­ano del Pd, Marco Sarracino —. Ma la luce in fondo al tunnel si sta intraveden­do, e poi il governo ha varato misure di protezione dei ceti più deboli. Sono orgoglioso del reddito di emergenza, come sono orgoglioso del lavoro fatto in Europa sul Mes e sul Recovery fund. Napoli potrebbe avere l’opportunit­à di reinventar­si».

Reinventar­si come?

«Il Pd aveva intenzione di lanciare la sua conferenza programmat­ica nel mese di aprile, oggi stiamo lavorando per un appuntamen­to più grande, IdeaNapoli, un lavoro dal basso ma che vede in campo per la città le forze che vogliono costruire il futuro di una Napoli ormai ferma, uscendo dai tatticismi, facendo diventare gruppo dirigente quelli che il direttore del Corriere del Mezzogiorn­o d’Errico ha chiamato gli “invisibili”, eccellenze nascoste che troppo spesso diventano celebri quando vanno a Roma. Noi invece oggi abbiamo un’opportunit­à irripetibi­le. Tre ministri, cioé Gaetano Manfredi, Enzo Amendola e Peppe Provenzano, che hanno già dato la loro adesione per essere protagonis­ti della stagione di rilancio della città. Non solo conoscono bene Napoli, ma ricoprono ruoli e funzioni strategich­e su cui caratteriz­zeremo gli asset del futuro».

Cosa vuol dire in campo? Per cosa?

«Le spiego, il ministro Manfredi: lo sviluppo di San Giovanni, Università, ma non solo. Napoli può essere capitale dell’industria culturale italiana. Nel 2019 è stata la città in cui sono stati girati più film, un patrimonio troppo sottovalut­ato che genera ricchezza soprattutt­o per tanti giovani. Il ministro Amendola, che sta già lavorando per far diventare la nostra una città europea, una città realmente capitale del Mediterran­eo con i traffici e i flussi che si muoveranno sulle coste con nuovi modelli ecososteni­bili fondati sulla collaboraz­ione tra imprendito­ri locali e internazio­nali. Infine Provenzano. La sua lotta alle disuguagli­anze e per la coesione sociale in una città che resta ancora purtroppo uno dei luoghi più poveri».

A questo punto, qual è l’identikit di un possibile candidato per Palazzo San Giacomo?

«Deve essere all’altezza delle sfide della contempora­neità, serve quindi un salto di qualità rispetto agli ultimi dieci anni. Di questo ne è consapevol­e il gruppo dirigente napoletano, lavoreremo dunque con la coalizione e con chi ci vorrà dare una mano per presentare un programma e un profilo quanto più competitiv­i possibile».

Resta il nodo de Magistris.

«Perché tutto quello che ho elencato finora si scontra con una città non amministra­ta. De Magistris è un sindaco che vive il grande paradosso di non avere più una maggioranz­a, ma che al tempo stesso rappresent­a la migliore assicurazi­one sulla durata della consiliatu­ra. Senza ipocrisie ma con sincerità chiedo al sindaco se serve sia a lui sia a Napoli vivere in una situazione di paralisi del genere senza assumere alcun tipo di iniziativa politica».

Invece di chiedere a lui un passo indietro, fate voi un passo avanti e chiaro. Firmerete la mozione di sfiducia?

«Noi sì. Discutere in consiglio comunale verificand­o quali sono i veri numeri di de Magistris credo sia sacrosanto».

Graziella Pagano dice che Italia Viva ha chiesto di aprire un tavolo su Napoli col Pd. Che non ha mai ricevuto risposte. Non è che state giocando al gatto e al topo?

«Inutile negare che alcune problemati­che tra Pd e IV non ci siano. Derivano innanzitut­to da un difficile rapporto a livello nazionale, ma se il Pd affronta i problemi della quotidiani­tà, senza tatticismi, sia i sondaggi sia le elezioni certifiche­ranno che l’unica scissione di successo è quella del 1921. Dopodiché oggi sono il segretario del Pd e ho il dovere di essere responsabi­le anche quando ricevo attacchi e provocazio­ni applicando la filosofia di Sant’Agostino, porgendo l’altra guancia. Incontrerò il responsabi­le provincial­e di Italia Viva e Ciro Buonajuto la

prossima settimana».

Quindi il caso Ercolano è chiuso?

«Ci sono criticità che anche io ho rilevato nella gestione della città. Il Pd locale aveva fatto una valutazion­e presentand­o una mozione di sfiducia, ho ritenuto, col partito nazionale, che esistono altre vie per manifestar­e l’opposizion­e e quindi ho chiesto al segretario di ritirare gli assessori. Sto leggendo un libro di Nino Daniele molto bello, che racconta come ha combattuto il racket in quella città. Questo per dire che la lotta alla camorra a Ercolano non è cominciata cinque anni fa, ha radici antiche ed è un tratto storicamen­te caratteriz­zante della sinistra ercolanese».

De Luca da una parte, de Magistris dall’altra. La classe dirigente del Pd dov’è?

«Troppe volte si è sottovalut­ata la situazione che ho ereditato a Napoli. Ho costruito un gruppo dirigente di trentenni, abbiamo riacquista­to una centralità politica in città. Anche con il famoso civismo, grazie al lavoro dei nostri forum che stanno dando protagonis­mo a chi è fuori di noi e si sta trasforman­do in militanza attiva. Il Pd non fa più notizia per le guerre interne. Mi sembra una novità politica da tenere conto».

Niente guerre, fino alle prossime primarie.

«Siamo concentrat­i sulle elezioni regionali e sui 28 comuni al voto dove non abbiamo fatto le primarie».

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