Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il duello per il popolo dello Spritz
La contesa sull’orario della movida a Napoli non è marginale e non è insignificante. La sigla magica Covid-19 ormai in calce ad ogni ordinanza regionale evoca l’emergenza sanitaria, ma non spoliticizza le decisioni.
Chi volesse sostenere che la posizione di De Luca abbia a che vedere solo con la gestione di un rischio di contagio diversamente percepito da De Magistris è probabile che stia sottovalutando la questione. Il Tar veloce come un fulmine ha risolto a vantaggio del governatore il conflitto delle opposte ordinanze. Ancora una volta un giudice è stato chiamato a dirimere un problema politico, che invece avrebbe meritato una discussione più ampia e democratica. Molti pensano che il futuro della Campania sarà determinato da scelte ben più serie su materie molto più importanti (industria culturale, high tech, agricoltura biologica, eccetera). E che nella situazione data a livello europeo sia giusto concentrarsi per dibattere sul dove orientare gli eccezionali flussi di risorse attesi o almeno auspicati anche dalle nostre parti. Inoltre, come non augurarsi che dalle troppe stonature e infine dal fallimento di de Magistris e della sua band comunale nasca almeno la speranza
di una musica nuova e di una classe dirigente con le sembianze nuove di un paio di ministri di bell’aspetto culturale da mettere in contatto con una presunta e sempre piuttosto misteriosa società civile pronta alla riscossa.
Detto ciò, dopo mesi di politica tutta orientata alla sospensione, limitazione, correzione delle attività sociali sarebbe da ingenui ignorare che la gestione verticistica, confusa e decisamente poco democratica di ogni aspetto, anche di quelli più minuziosi del vivere quotidiano sia un tema pratico ed ideologico da maneggiare con cura e da discutere con forza. Nell’estremo tentativo di esistere il sindaco si è avventurato su un terreno minato, forse per lanciare un messaggio alle ultime truppe di sostenitori. Tutti sapevamo che la ragione giuridica stava dalla parte di De Luca, l’uomo solo e forte al comando, leader prorompente nei mesi del lockdown in cui l’astro De Magistris si era eclissato dietro i decreti governativi e le successive ordinanze regionale che avevano oscurato velocemente il senso ontologico della sua fortuna politica.
Fino all’avvento del virus il governatore non avrebbe mai sperato di poter penetrare così a fondo nell’immaginario napoletano, nell’ultimo decennio colonizzato dalla retorica della città libera, creativa e disordinata del sindaco con la bandana. Oggi si deve riconoscere che De Luca ha dalla sua la legge e
anche il consenso necessario per togliere la parola al sindaco. Burbero e magniloquente benché sempre tradotto nelle modalità cabarettistiche per il pubblico vicino e lontano, il discorso emergenziale proveniente dal palazzo di Santa Lucia si è riversato in città travolgendo tutti gli argini, per ultimi gli usi e i costumi della generazione degli spritz. Del suo antagonista napoletano alla fine De Luca ha avuto ragione a tutto campo, anche sul piano simbolico.
Proprio perciò è sul senso e sulle prospettive di questa ragione oggi fin troppo forte e molto politica che la discussione apparentemente superflua sull’apertura dei bar della movida notturna dovrebbe puntare. Qui, nonostante la sua debolezza ormai visibile a occhio nudo, si dovrebbe almeno riconoscere a memoria futura che de Magistris ha una parte di verità purtroppo destinata a una sconfitta senza onore. Siamo in una fase nuova della pandemia, forse anche oltre la fase due. Sarebbe il tempo di una politica che inviti alla speranza, che abbia fiducia in una ripartenza, che convochi tutti noi a una presa individuale di responsabilità. C’è davvero ancora bisogno di messaggi istituzionali così invadenti e poco rispettosi delle libertà individuali? Perché proibire con la scusa di regolare? Che politica sarà domani quella che ritiene oggi di dover moderare i comportamenti delle persone, in particolare dei giovani? Dopo le tragedie novecentesche dello stato etico la farsa provinciale della regione moraleggiante ha un che di sinistro e soprattutto di vecchio e stantìo.
Nel momento delicato della transizione al dopo pandemia, una città moderna dovrebbe pensare cosa, come e dove aprire e non chiudere, approfittando per oltrepassare confini mai varcati e disegnare mappe nuove. Un po’ quello che ha detto il sindaco presentando la sua ordinanza antideluchiana, anche se, dopo dieci anni di non governo ricreativo, aldilà delle sentenze amministrative, è difficile credere che possa proporre proprio lui una risposta creativa al buongoverno repressivo dello sceriffo governatore. Infatti è realistico pensare che in pochi si porranno la questione. Ma intanto si può almeno sperare che la vita reale prenda al più presto il sopravvento sulle dispute politicanti e che succeda a Napoli come sulla spiaggia di Pollica, dove il sindaco Pisani ha rinunciato a imporre modelli gestionali restrittivi e tutto è apparso in questo lungo week end di inizio giugno uguale a sempre. Tranquillo e moderatamente poco rispettoso delle ordinanze comunali, senza pensare troppo al Covid-19, provando semplicemente a vivere con serenità. Con il sole e con il mare a portata di mano forse si può essere più ottimisti. Che la forza impolitica dell’estate sia con noi!