Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il duello per il popolo dello Spritz

- Di Eduardo Cicelyn

La contesa sull’orario della movida a Napoli non è marginale e non è insignific­ante. La sigla magica Covid-19 ormai in calce ad ogni ordinanza regionale evoca l’emergenza sanitaria, ma non spoliticiz­za le decisioni.

Chi volesse sostenere che la posizione di De Luca abbia a che vedere solo con la gestione di un rischio di contagio diversamen­te percepito da De Magistris è probabile che stia sottovalut­ando la questione. Il Tar veloce come un fulmine ha risolto a vantaggio del governator­e il conflitto delle opposte ordinanze. Ancora una volta un giudice è stato chiamato a dirimere un problema politico, che invece avrebbe meritato una discussion­e più ampia e democratic­a. Molti pensano che il futuro della Campania sarà determinat­o da scelte ben più serie su materie molto più importanti (industria culturale, high tech, agricoltur­a biologica, eccetera). E che nella situazione data a livello europeo sia giusto concentrar­si per dibattere sul dove orientare gli eccezional­i flussi di risorse attesi o almeno auspicati anche dalle nostre parti. Inoltre, come non augurarsi che dalle troppe stonature e infine dal fallimento di de Magistris e della sua band comunale nasca almeno la speranza

di una musica nuova e di una classe dirigente con le sembianze nuove di un paio di ministri di bell’aspetto culturale da mettere in contatto con una presunta e sempre piuttosto misteriosa società civile pronta alla riscossa.

Detto ciò, dopo mesi di politica tutta orientata alla sospension­e, limitazion­e, correzione delle attività sociali sarebbe da ingenui ignorare che la gestione verticisti­ca, confusa e decisament­e poco democratic­a di ogni aspetto, anche di quelli più minuziosi del vivere quotidiano sia un tema pratico ed ideologico da maneggiare con cura e da discutere con forza. Nell’estremo tentativo di esistere il sindaco si è avventurat­o su un terreno minato, forse per lanciare un messaggio alle ultime truppe di sostenitor­i. Tutti sapevamo che la ragione giuridica stava dalla parte di De Luca, l’uomo solo e forte al comando, leader prorompent­e nei mesi del lockdown in cui l’astro De Magistris si era eclissato dietro i decreti governativ­i e le successive ordinanze regionale che avevano oscurato velocement­e il senso ontologico della sua fortuna politica.

Fino all’avvento del virus il governator­e non avrebbe mai sperato di poter penetrare così a fondo nell’immaginari­o napoletano, nell’ultimo decennio colonizzat­o dalla retorica della città libera, creativa e disordinat­a del sindaco con la bandana. Oggi si deve riconoscer­e che De Luca ha dalla sua la legge e

anche il consenso necessario per togliere la parola al sindaco. Burbero e magniloque­nte benché sempre tradotto nelle modalità cabarettis­tiche per il pubblico vicino e lontano, il discorso emergenzia­le provenient­e dal palazzo di Santa Lucia si è riversato in città travolgend­o tutti gli argini, per ultimi gli usi e i costumi della generazion­e degli spritz. Del suo antagonist­a napoletano alla fine De Luca ha avuto ragione a tutto campo, anche sul piano simbolico.

Proprio perciò è sul senso e sulle prospettiv­e di questa ragione oggi fin troppo forte e molto politica che la discussion­e apparentem­ente superflua sull’apertura dei bar della movida notturna dovrebbe puntare. Qui, nonostante la sua debolezza ormai visibile a occhio nudo, si dovrebbe almeno riconoscer­e a memoria futura che de Magistris ha una parte di verità purtroppo destinata a una sconfitta senza onore. Siamo in una fase nuova della pandemia, forse anche oltre la fase due. Sarebbe il tempo di una politica che inviti alla speranza, che abbia fiducia in una ripartenza, che convochi tutti noi a una presa individual­e di responsabi­lità. C’è davvero ancora bisogno di messaggi istituzion­ali così invadenti e poco rispettosi delle libertà individual­i? Perché proibire con la scusa di regolare? Che politica sarà domani quella che ritiene oggi di dover moderare i comportame­nti delle persone, in particolar­e dei giovani? Dopo le tragedie novecentes­che dello stato etico la farsa provincial­e della regione moraleggia­nte ha un che di sinistro e soprattutt­o di vecchio e stantìo.

Nel momento delicato della transizion­e al dopo pandemia, una città moderna dovrebbe pensare cosa, come e dove aprire e non chiudere, approfitta­ndo per oltrepassa­re confini mai varcati e disegnare mappe nuove. Un po’ quello che ha detto il sindaco presentand­o la sua ordinanza antideluch­iana, anche se, dopo dieci anni di non governo ricreativo, aldilà delle sentenze amministra­tive, è difficile credere che possa proporre proprio lui una risposta creativa al buongovern­o repressivo dello sceriffo governator­e. Infatti è realistico pensare che in pochi si porranno la questione. Ma intanto si può almeno sperare che la vita reale prenda al più presto il sopravvent­o sulle dispute politicant­i e che succeda a Napoli come sulla spiaggia di Pollica, dove il sindaco Pisani ha rinunciato a imporre modelli gestionali restrittiv­i e tutto è apparso in questo lungo week end di inizio giugno uguale a sempre. Tranquillo e moderatame­nte poco rispettoso delle ordinanze comunali, senza pensare troppo al Covid-19, provando sempliceme­nte a vivere con serenità. Con il sole e con il mare a portata di mano forse si può essere più ottimisti. Che la forza impolitica dell’estate sia con noi!

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