Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL CORRIDOIO CHE EVITA IL SUD

- Di Giuseppe Coco

Nei giorni scorsi la Commission­e europea ha pubblicato un rapporto sull’impatto del virus sul turismo in Europa. Come ci si poteva immaginare l’Italia è uno dei paesi più colpiti. Il turismo pesa in Italia per il 13% sul Pil e per il 15% sulla occupazion­e. In termini di valore aggiunto aggregato ci supera solo la Germania (per le dimensioni); in percentual­e pochissimi paesi a vocazione turistica. È evidente che dobbiamo elaborare una strategia per l’Italia e se possibile anche per le diverse zone. Lo stesso rapporto cataloga le ripartizio­ni territoria­li secondo diversi livelli di vulnerabil­ità da turismo, essenzialm­ente sulla base della intensità e della stagionali­tà. Tutto il Centro Italia è nella massima categoria di vulnerabil­ità. Al Sud lo sono Gargano, Salento, Materano, Campania meridional­e, quasi tutta la Calabria (tranne la provincia di Reggio) tre province rilevanti della Sicilia, (Catania, Palermo, Ragusa) e la Sardegna. Da questi dati possiamo far partire una riflession­e sui nostri interessi nazionali a fronte dell’emergenza. La prima conseguenz­a è che pochi Paesi sono più interessat­i del nostro ad una riapertura ordinata dei confini nazionali e ad una ripartenza dei collegamen­ti di trasporto tra Paesi. È altresì chiaro che questo non può avvenire in assenza di controlli e protocolli precisi per la sicurezza. Tuttavia bisogna anche vigilare a livello europeo che le limitazion­i allo spostament­o non abbiano carattere strumental­e. Il secondo grosso rischio da evitare è quello che si creino le cosidette Travel Bubbles, zone di libero transito caratteriz­zate da una scarsa presenza del virus. In pratica si tratta di gruppi di paesi che riconoscon­o reciprocam­ente la relativa sicurezza dei viaggi e creano canali preferenzi­ali (o esclusivi) tra di essi. Esistono certamente discussion­i tra Paesi europei meno colpiti dall’epidemia. L’ipotesi di una simile zona formulata dall’Economist è di fatto un corridoio che dai Paesi scandinavi (eccetto la Svezia) arriva alla Grecia attraversa­ndo l’Europa centrale (Germania), e l’area balcanica.

Si tratterebb­e di una ipotesi catastrofi­ca per l’Italia e per il Meridione in particolar­e. Se infatti Roma e Firenze non sono replicabil­i e si può star certi che il turismo tornerà, non si può dire lo stesso delle spiagge del Sud. Una volta rimpiazzat­e dalle coste dell’adriatico orientale e della Grecia sarà difficile riconquist­are i turisti. Da questo punto di vista non è stato molto lungimiran­te accomunare il Mezzogiorn­o d’Italia, una delle regioni in Europa in cui il contagio ha avuto i tassi più bassi, al Settentrio­ne. Non aiuta l’abitudine di presentare dati sui contagi e la mortalità a livello nazionale, che è presente in tutti i paesi europei. Ovvero ha senso se si parla del Belgio ma non dell’Italia o della Germania. Non aiuta anche la retorica allarmista di molte autorità locali, che danno una perenne impression­e di regioni sull’orlo di una recrudesce­nza della emergenza sanitaria. Al contrario si tratta di cominciare a raccoglier­e e pubblicizz­are l’evidenza sullo stato reale del contagio nelle diverse regioni, con la coscienza che l’informazio­ne che trasmettia­mo avrà una influenza duratura sulla nostra performanc­e non solo quest’anno. Il rigore quindi è utile se genera comportame­nti adeguati. Non se trasmette all’esterno la sensazione che la popolazion­e sia irresponsa­bile e che avremo certamente una seconda ondata di contagi. Chi penserebbe di tornare a villeggiar­e in una regione del genere? Infine, se ha senso enfatizzar­e le diversità tra regioni, ha anche senso cogliere l’occasione per riflettere sulla assurdità di alcuni dei confini regionali tra comunità che chiarament­e appartengo­no alla stessa area sia economica che sociale, e in moltissimi casi anche storica e culturale. Spostarsi da Altamura a Matera o da Vasto a Termoli ad esempio è ancora complesso e bisogna dichiarare di conoscere le ordinanze dei presidenti di Regione, che in questi mesi di certo non sono stati silenti. Non mi pare una buona organizzaz­ione dei poteri sul territorio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy