Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Grande lirica con grandi nomi La conquista dell’eccellenza
Dalle prospettive indicate nella sua prima uscita ufficiale da sovrintendente, Stephan Lissner ha confermato quel salto di qualità che la scelta per il nostro Teatro di un manager di collaudato professionismo internazionale lasciava sperare. Se Verdi – massimo innovatore del melodramma italiano – raccomandava di guardare all’antico per costruire il nuovo, eccolo subito precisare una metodologia che governa fin dagli albori il teatro d’opera.
E che oggi si nasconde, almeno negli indirizzi programmatici, dietro l’apparenza di più nobili finalità
culturali: la Grande Lirica si fa con i Grandi Cantanti. E dimostrando di aver ben assimilato la storia del Teatro che gli è stato affidato, ha citato gli anni ’50-’60 del secolo scorso – sovrintendente il mitico Pasquale Di Costanzo – quando il primato di qualità era conteso tra Scala e San Carlo ed i migliori nomi del panorama lirico internazionale calcavano quei palcoscenici, accanto a due primedonne in competizione, Maria Callas a Milano e Renata Tebaldi a Napoli. «Gli artisti devono essere al centro del progetto!» ha ribadito
precisando anche, come è regola dei Teatri maggiori, che questo va inquadrato nell’ambito di almeno cinque stagioni, di cui il programma annuale è soltanto una parte. Grandi star, ma anche nuove generazioni italiane, ha promesso, scelta in deroga alla sua abituale contrarietà ad ogni nazionalismo culturale e non soltanto per sollevare dalla crisi il mondo tricolore dell’arte.
Anche i titoli – è augurabile che la scelta si limiti all’avvio del progetto quinquennale – sono volutamente in assoluta maggioranza del repertorio italiano e che si tratti di allestimenti già visti potrebbe essere il segnale di avvicinamento al criterio virtuoso della gestione «a repertorio» in uso nei maggiori Teatri stranieri. Recupero di un criterio antico, ma anche avvio di un concetto moderno, quello della funzione sociale del teatro attraverso l’allargamento del suo pubblico, raggiunto fuori delle proprie mura grazie alle nuove tecnologie. Il progetto di una «piattaforma San Carlo» finanziato dalla Regione con i fondi europei, elaborata dall’Università Federico II e coordinata da Luigi Nicolais, già presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, può davvero spingere il teatro verso traguardi d’eccellenza.
Molti napoletani scelgono di andare al cinema per vedere la «Lucia di Lammermoor» in diretta dal Covent Garden o «La Traviata» dal Metropolitan. Potrebbe accadere tra un po’ che londinesi e newyorkesi facciano lo stesso per vedere l’opera dal San Carlo.