Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Baretti e movida, il Tar è con De Luca
Niente alcolici dopo le 22. De Magistris: spazi e tempi ristretti, così non si tutela la salute Il decreto Accolto il ricorso di Palazzo Santa Lucia sulla base di esigenze sanitarie urgenti. Maturità, pronti diecimila test rapidi
Il presidente del Tar, Salvatore Veneziano, ha accolto la richiesta della Regione e ha sospeso l’ordinanza di de Magistris sugli orari della movida e la vendita di alcol.
NAPOLI Due ordinanze contrastanti generano confusione nei cittadini, mentre i «più ampi orari previsti dall’ordinanza sindacale» rischiano di provocare un «aggravamento del rischio sanitario» non solo a Napoli, «atteso il prevedibile afflusso dai Comuni limitrofi, se non da tutta la provincia, sul territorio comunale». Per questi motivi il presidente del Tar, Salvatore Veneziano, ha accolto la richiesta della Regione e, con un decreto, ha sospeso l’ordinanza numero 248 emessa da Luigi de Magistris il 29 maggio scorso per quanto riguarda gli orari di chiusura dei locali pubblici e la vendita di bevande da asporto.
Si tratta tecnicamente di un provvedimento cautelare ante causam, emesso in caso «di eccezionale gravità e urgenza», che dovrebbe poi essere seguito da un approfondimento nel merito; a meno che nel frattempo, com’è probabile, la stessa Regione non tolga le limitazioni imposte per il venire meno dell’emergenza.
Vincenzo De Luca vince dunque il braccio di ferro sulla movida, anche se Luigi de Magistris non accetta la sconfitta. Il Comune con una nota fa sapere che «il decreto non interviene sulle misure relative alla riapertura di strutture insistenti sul territorio cittadino, quali l’ippodromo di Agnano, l’ex Area Nato, il Real Bosco di Capodimonte, il parco della Villa Floridiana, nonché sulle misure che consentono all’interno dei parchi comunali l’accesso con biciclette e il consumo di cibi e bevande, con espresso divieto di abbandono dei rifiuti al di fuori degli appositi contenitori». Da parte sua, l’Unità di crisi della Regione non perde l’occasione di ribadire che «la decisione del Tar Campania conferma che l’unica ordinanza in vigore è quella regionale». Quindi riepiloga le regole: «Si ricorda che tale ordinanza prevede: orario illimitato per pizzerie, pub e ristoranti; per i bar, dopo le 22, divieto di vendere alcolici per asporto. Dopo questo orario, gli alcolici possono essere consumati o al tavolo o al banco, secondo le norme di distanziamento. Si sottolinea l’importanza di questa decisione.
L’Unità di crisi ricorda che nei mesi scorsi, prima del Covid, al pronto soccorso del Cardarelli sono arrivati per intossicazione alcolica o in coma etilico 37 ragazzi, 20 dei quali fra gli 11 e i 17 anni. Al Santobono — conclude la nota —si sono registrati quattro ricoveri: un bambino di 11 anni e tre ragazzine tra i 12 e i 14 anni. È importante dunque riaprire progressivamente tutte le attività, ma è un atto doveroso di responsabilità evitare assembramenti e nel contempo cercare anche di tutelare la salute dei minori, in qualche caso addirittura bambini. Si fa appello alle forze dell’ordine perché sia fatta rispettare l’ordinanza e siano perseguiti coloro che somministrano superalcolici a minori».
Il ricorso al Tar era stato presentato dagli avvocati Almerina
Bove, Michele Cioffi, Massimo Consoli e Tiziana Monti, dell’Avvocatura regionale. La loro tesi è stata accolta dal presidente del Tar, per il quale «sussiste il caso di eccezionale gravità e urgenza tale da non consentire neppure la previa notificazione del ricorso e la domanda di misure cautelari provvisorie».
Da un lato, dunque, c’è l’aggravamento del rischio sanitario «in ragione dei più ampi orari previsti dall’ordinanza sindacale», dall’altro «la situazione di incertezza derivante dalla concorrenza di due discipline differenziate e contrastanti tali da ingenerare oggettivi dubbi sulla liceità dei comportamenti da tenere da parte degli operatori economici e degli avventori e conseguenti criticità nello svolgimento delle attività di verifica e controllo da parte degli operatori a ciò deputati, con potenziali rischi di ordine pubblico».
Molto diverse invece le valutazioni di de Magistris, che, nella sua ordinanza, parlava di «strategia di apertura di tutti gli spazi pubblici e aperti al pubblico, anche con orari prolungati, rendendoli maggiormente fruibili e consentire alle persone di distribuirsi senza creare assembramenti» e ribadiva l’importanza di «garantire il pieno godimento degli spazi dove si svolgono le attività umane e si intessono i rapporti sociali»; di «concepire la città come il luogo più accogliente per lo sviluppo della convivenza civile, valorizzare l’uso sociale del territorio favorendo l’animazione di spazi pubblici quali strumenti di mediazione e vettori efficaci di vita sociale». Questo, a suo giudizio, doveva servire, «oltre che ad evitare pericolosi episodi di assembramento, anche a rimettere in moto l’economia della città».
” Il provvedimento Sussiste il caso di eccezionale gravità e urgenza tale da non consentire neppure la previa notificazione del ricorso e la domanda di misure cautelari provvisorie