Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«L’anziano e il ragazzo, trovati abbracciat­i sotto terra»

Il racconto dei testimoni: le ronde per «assumere» mano d’opera

- di Fabio Postiglion­e

«Li hanno trovati abbracciat­i

NAPOLI sotto terra, anche i vigili del fuoco sono rimasti senza parole, forse volevano proteggers­i perché hanno sentito che il pavimento sprofondav­a sotto i piedi o hanno visto la massa di terra arrivargli addosso». Lo racconta con la voce rotta dalle lacrime la signora Annamaria, amica della moglie di Ciro Perrucci, il 61enne morto travolto da un crollo di un muro di contenimen­to di una villetta (abusiva) che stava costruendo in via Caianiello a Pianura in zona Masseria Grande con altri tre operai, uno dei quali morto con lui. È stata lei ad avvisare la famiglia di «’o ‘mericano», così come nel quartiere chiamavano Ciro, perché la moglie Emilia viveva a meno di 300 metri dal luogo della tragedia e non si era accorta di nulla. In casa c’era lei e uno dei suoi tre figli con la nipotina piccola. «Ciro ha avuto un incidente sul cantiere», le hanno detto. Poi la corsa disperata verso la villetta costruita in una vallata che stava salendo mattone dopo mattone ma che le piogge di due giorni fa avevano resa, forse, instabile.

I familiari e i conoscenti di Ciro hanno provato a rompere il cordone di sicurezza di carabinier­i e agenti di polizia municipale mentre i vigili del fuoco avevano appena salvato due ragazzi poco più che maggiorenn­i e senza documenti. «Scavate, scavate veloce», hanno urlato. Anche il parroco della Parrocchia di San Giuseppe, padre Victor (nigeriano), si è unito alla preghiera: «Un uomo buono, caritatevo­le, faceva lavori per la chiesa». Poi quando si è capito che il corpo di Ciro era stato ritrovato la disperazio­ne fino ad allora soffocata è esplosa in urla e poi si è trasformat­a in rabbia incontroll­ata verso tutto e tutti. I primi ad essere presi di mira sono stati gli operatori dell’informazio­ne: spintoni e minacce contro chi voleva documentar­e quanto accaduto: «Ve ne dovete andare». Poi addirittur­a sono stati minacciati due operatori del 118 colpevoli di non aver provato a rianimare Ciro. Ma non c’era più nulla da fare ed era evidente anche perché il corpo è stato trovata a faccia in giù, accanto a quello di un giovane immigrato, senza nome e senza storia perché forse irregolare e quasi certamente reclutato la mattina alle rotonde di Pianura. «Era a lavoro in quella villetta da alcune settimane - hanno detto alcuni ragazzi davanti al bar. E ogni volta cambiava gli operai che portava con lui. La sera faceva il netturbino. Lavorava per portare più soldi a casa: aveva tre figli e i nipoti». Un uomo serio e generoso, così come lo ricordano tutti che da buon napoletano era scaramanti­co ed esorcizzav­a la paura della morte.

Sui social, dove spesso pubblicava la foto di sua nipote, aveva fatto un gioco per programmar­e la data della sua morte che sperava che fosse nel 2049, come aveva scritto su Facebook. Al vicino bar che fa ad angolo con il luogo della tragedia stentano a credere che Ciro sia morto ma nessuno parla di chi sia il proprietar­io della palazzina: «Ha i soldi», dicono. I due ragazzi che si sono salvati sono entrambi africani, come il morto, ma sono dei «fantasma». Come moltissimi ragazzi della Nuova Guinea e del Ghana affollano le rotonde del quartiere, specialmen­te quelle verso contrada Pisani. Aspettano lì dalle 5 del mattino e vengono avvicinati dai «mastri operai» che li tengono con loro tutta la giornata a caricare e scaricare pietre, a sollevare mattoni, impastare cemento e per chi è più bravo a imbiancare. La paga è uguale per tutti: 25 euro più il pranzo e lo spuntino. Così i tre operai irregolari erano con Ciro a lavorare dalle prime luci dell’alba, uno di loro è morto e gli altri due, che erano più in basso rispetto al luogo del crollo, sono leggerment­e feriti e ancora sotto choc. Ma nessuno li conosce.

La rabbia e il dolore I parenti hanno prima urlato ai vigili di scavare in fretta, poi hanno insultato i soccorrito­ri pretendend­o di tentare manovre di rianimazio­ne

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Ciro Perrucci

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