Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Santa Chiara, municipalità in campo Stop agli aperitivi accanto al sagrato
NAPOLI Ben prima della sospensiva del Tar, poterono comitati, municipalità (e anche il Corriere del Mezzogiorno che ha segnalato il caso del dehors di un bar all’interno delle mura di Santa Chiara).
E così da ieri tavolini e sedie non ci sono più.
«Santa Chiara Liberata — scriva Antonio Pariante del comitato Portosalvo —. Dopo le proteste delle associazioni il suolo antistante la Chiesa di Santa Chiara, in pieno centro antico, patrimonio Unesco, è stata sgombrata dai tavolini. Si è evitato un insidioso precedente».
Padre Giovanni Paolo, francescano e parroco guardiano della storica chiesa, commenta al solito con grande pudore: «Non abbiamo condotto nessuna battaglia, laddove è suolo pubblico e ottieni un permesso, non abbiamo diritto di intervenire. Però in tanti si sono lamentati e insomma più che una nostra vittoria, è quella della città». Padre Giovanni ha trovato doloroso come un «cazzotto in un occhio» lo scatto che ha immortalato l’auto funebre in attesa del feretro accanto a tavolini e ombrelloni. «Per fortuna tutto è andato come doveva andare. Noi auspichiamo che ora — prosegue — si possano risolvere anche altri problemi come quello del campetto di nuovo imbrattato di scritte. Bisogna avere attenzione. Bisogna avere maggiore responsabilità verso un luogo che appartiene alla città e ai napoletani».
Ma cosa è successo? Perché i tavolini sono scomparsi? È intervenuta la municipalità. Il presidente Francesco Chirico ha incontrato il titolare del Bar Gusto, Luigi Castagnola. E cosa gli ha detto? «Che doveva essere comunque autorizzato perché superava il limite dei 15 metri». Cioé? «Il titolare del bar — prosegue Chirico — in buona fede ha fatto l’istanza al Comune a seguito dell’ordinanza di de Magistris. Ma il suo tecnico non lo ha avvertito che superando i 15 metri avrebbe dovuto comunque attendere l’autorizzazione. Quindi gli ho detto: non puoi stare lì. Così li ha tolti in attesa di un parere che spero non arrivi mai».
Ma il punto non è questo. «No, non è questo. Al di là delle autorizzazioni in deroga alla Sovrintendenza, al di là del fatto che il sindaco vuole dare nuovo impulso agli esercizi commerciali e all’economia cittadina dopo il Covid — spiega Chirico — mi chiedo: ma come è possibile che un luogo che, dopo anni di battaglie, è diventato uno spazio pubblico, con una funzione pubblica, possa essere dato in gestione a un privato? Assurdo. Abbiamo realizzato l’area giochi per i bambini, poi lo sgambettamento per i cani. E poi ancora le casette di Natale, i mercatini della Coldiretti, le feste dell’Unità. Tutte iniziative temporanee per i cittadini». La Municipalità ha anche pagato di tasca propria i lavori per un presidio di polizia municipale. «Centoseimila euro. Pensavamo a un presidio fisso anche per la movida — spiega sempre Chirico — ma i vigili non ci sono tutti i giorni e comunque terminano il turno di lavoro alle 20. Ho sollecitato anche il prefetto, a rotazione, di inviare le forze dell’ordine. Non ho avuto risposta. Un presidio fisso sarebbe necessario». Lo sarebbe in molti luoghi della città. Deregolata, più che liberata.