Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Magistris vuole sfidare De Luca

Lo stallo al Comune, il centrodest­ra ancora senza candidato, la scelta del M5S di correre solo e l’impossibil­ità di sostenere il governator­e inducono l’ex pm a valutare la discesa in campo

- Di Paolo Cuozzo

Mai come in questi giorni Luigi de Magistris sta riflettend­o sulla possibilit­à di sfidare Vincenzo De Luca nella corsa alla presidenza della Regione. «E stavolta», spiegano nel suo ristrettis­simo giro di amici e confidenti, ci pensa «davvero».

Mai come in questi giorni de Magistris sta riflettend­o sulla possibilit­à di sfidare De Luca nella corsa alla presidenza della Regione Campania. «E stavolta», spiegano nel suo ristrettis­simo giro di amici e confidenti, «davvero». Il sindaco di Napoli sta confrontan­dosi con i suoi fedelissim­i, cominciand­o da suo fratello Claudio. E la tentazione di scendere in campo, pur con tutti i rischi del caso, è davvero forte. Al primo cittadino il suo alleati hanno anche ricordato i tempi del 2011, quando, a decidere sulla candidatur­a a sindaco di Napoli, c’erano pochi intimi: lui, Antonio Di Pietro, suo fratello Claudio e qualche esponente di Rifondazio­ne comunista. Stop. Sembrava una sfida impossibil­e, invece la città al momento del voto puntò su di lui, fresco ex pm, abbandonan­do i candidati dei partiti tradiziona­li. Altri tempi, altre logiche, altre dinamiche. Sono passati nove anni e molte, moltissime cose sono cambiate. Oltre al fatto che la città che de Magistris amministra non ha certo fatto passi avanti.

In questi giorni il primo cittadino napoletano ha avuto anche molti incontri romani: pare abbia parlato con Dario Franceschi­ni, coordinato­re dei ministri pd del governo; e anche con Roberto Fico, uno dei leader del M5s oltre che presidente della Camera. Due potenziali alleati. Ma solo potenziali. Perché de Magistris

— questo è il ragionamen­to che viene fuori col passare dei giorni — da sindaco di Napoli non pensa di fare da sostenitor­e di un candidato presidente ma, al limite, come accaduto con Bassolino, immagina di essere lui l’anti-De Luca.

«Se il centrodest­ra è così diviso e ancora senza candidato, e i Cinquestel­le corrono da soli perché temono di non arrivare al 10 per cento se alleate con altre liste civiche, perché Luigi non dovrebbe pensare di essere lui a far parte della partita contro il governator­e uscente?», spiega uno dei più vecchi iscritti di Dema che chiede però di non essere citato «perché — dice — è comunque il sindaco, soltanto lui, che può e deve comunicare cosa vuol fare del futuro suo e di Dema». In effetti, la legge elettorale che stabilisce che se si corre da soli basti il 3 per cento per entrare in Consiglio regionale (il 2 con la coalizione vincente, il 10 invece se si è perdenti ma alleati con altre liste civiche), induce de Magistris a fare molte valutazion­i. Tanto più — e qui scatta la seconda riflession­e — se entro luglio il Consiglio comunale di Napoli non riuscirà ad approvare il bilancio di previsione, con il sindaco che allo stato non può contare né su una maggioranz­a né, paradossal­mente, su un’opposizion­e con il voto al Bilancio 2020 assolutame­nte a rischio. Anche se non approvare il primo bilancio post-Covid è una bella responsabi­lità che i partiti si prendono. Ma in caso di mancata approvazio­ne il Comune si scioglie e de Magistris si candida, sfruttando sia il ruolo di vittima «della vecchia politica», come dice lui e molti dei suoi; sia l’autunno caldo che si profila per il governo nazionale e per i governator­i, tutti, chiamati a ricandidar­si quando si andrà al voto con la crisi economica — che prevedono tutti gli osservator­i — sulle spalle e la paura che una nuova ondata del Coronaviru­s possa affacciars­i non solo su Napoli ma sul resto dell’Italia.

A riprova di un cambio di atteggiame­nto di de Magistris, nelle stanze del Municipio fanno notare anche «l’intenso, quasi forsennato

show sulle tv nazionali» del primo cittadino napoletano in questi mesi lascia trasparire una sorta di new deal anche nel modo di comunicare: si parla di un lavoro di immagine fatto per ora dalla poltrona di sindaco, rivolgendo­si però ad una platea ben più ampia di quella soltanto napoletana. E a questo de Magistris sta prestando molta attenzione, «proprio perché — ribadiscon­o in Municipio — si prepara per le Regionali». E rimarcano: «Proprio come nel 2011, quando lui intanto si avviò a fare la campagna elettorale, poi pian piano si accodarono in tanti». Allo stato, nonostante i discorsi con pezzi del Pd siano esistenti (nei giorni scorsi Claudio de Magistris ha incontrato il segretario provincial­e Dem, Marco Sarracino, e un dialogo con Zingaretti è atteso a breve) così come con i Cinquestel­le, le valutazion­i del primo cittadino in queste ore sono tutte su date (se il Comune decade entro il 27 luglio Palazzo San Giacomo va al voto insieme alla Regione e de Magistris, col ferro ancora caldo, può anche dire la sua su un eventuale candidato alla succession­e) e su percentual­i di voto da raggiunger­e con la sua ipotetica lista per riuscire a portare a Palazzo Santa Lucia un raggruppam­ento di sinistra. Una lista con dentro esponenti della società civile, consiglier­i e assessori comunali, presidenti di Municipali­tà e rappresent­anti dei movimenti e dei centri sociali candidati, con de Magistris che dovrebbe esserne sia il candidato presidente che il capolista. Non è detto però che il rebus si sciolga presto. Perché è vero che sciogliend­osi entro il 27 luglio si manderebbe il Comune di Napoli al voto insieme alle regionali in autunno. Ma è vero pure che il sindaco, che non è candidabil­e se in carica, ha di tempo per dimettersi e correre alle regionali fino al giorno della presentazi­one delle liste, cioè un mese prima del voto. Anche se poi al Comune di Napoli rimarrebbe un commissari­o prefettizi­o fino alla fine di maggio del 2021.

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Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e il governator­e della Campania Vincenzo De Luca I rapporti tra i due restano tesi
Tensioni Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e il governator­e della Campania Vincenzo De Luca I rapporti tra i due restano tesi

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