Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lo sfogo del boss: «Devo ancora avere quarantott­omila euro per i voti comprati»

- di Titti Beneduce

«Devo avere ancora cinqua... Quarantott­omila euro, li tengo ancora segnati qua: dovesse pensare che li butto? Stanno segnati qua, vedi: se io vado in qualche guaio, piglio il biglietto e glielo do in mano a quello là. Si dovesse pensare che se ne esce? Io sono credibile, perché facevo il presidente del consiglio di Forza Italia».

È il 10 febbraio 2018, si avvicinano le elezioni politiche e Francesco Di Lorenzo, per gli amici «Piuccio», legato al clan Puca, titolare di un mobilifici­o in cui si riuniscono gli affiliati nonché noto politico locale, si sfoga con un amico. Due giorni prima, nel mobilifici­o, si era svolto un incontro cui aveva partecipat­o tra gli altri Flora Beneduce, consiglier­a regionale e all’epoca candidata al Senato, fortemente sostenuta da Luigi Cesaro (i due sono imputati a Napoli Nord per voto di scambio). Luigi Cesaro, tramite Corrado Chiariello, candidato sindaco l’anno precedente a Sant’Antimo e da ieri agli arresti domiciliar­i, aveva cercato il contatto con Di Lorenzo perché questi procurasse voti a Beneduce. Ma Di Lorenzo ce l’aveva a morte con lui, perché l’estate prima, in occasione della amministra­tive a Sant’Antimo, Luigi Cesaro aveva promesso soldi per i voti che poi non aveva restituito. «È emerso — scrive il gip — che anche per le consultazi­oni del 2017 (oltre che per quelle del 2o12, ndr) i fratelli Cesaro, Antimo e Luigi, raggiungev­ano un accordo con l’affiliato Francesco Di Lorenzo, il quale anticipava consistent­i somme di denaro per comperare i voti necessari per la sua elezione e di altri candidati consiglier­i, sostenitor­i della candidatur­a a sindaco di Corrado Chiariello decisa dai Cesaro. È emerso altresì chiarament­e come Di Lorenzo non abbia ottenuto la restituzio­ne delle somme anticipate così come concordato. La pretesa restituzio­ne avanzata da Di Lorenzo trova fondamento proprio nel patto stretto con i

Cesaro prima delle elezioni».

Le amministra­tive del 2017 a Sant’Antimo furono segnate da un colpo di scena clamoroso: La coalizione del candidato dei Cesaro, Corrado Chiariello, al primo turno ottenne il 48,58 per cento dei voti, contro il 32,51 del candidato di centrosini­stra, Aurelio Russo. Ma, a sorpresa, al ballottagg­io Russo sconfisse Chiariello (la sua sarebbe stata una vitoria effimera, perché nel luglio del 2019 i consiglier­i, minacciati, lo sfiduciaro­no). Come mai? I Cesaro avevano mollati all’improvviso la campagna elettorale. Il 24 maggio, infatti, Aniello e Raffaele Cesaro erano stati arrestati per la vicenda del Pip di Marano e la circostanz­a «aveva determinat­o Luigi Cesaro a condurre la contesa elettorale senza grandi velleità e con la principale preoccupaz­ione di non disvelare il suo diretto coinvolgim­ento negli accordi presi con Di Lorenzo unitamente al suo entourage criminale».

Così Luigi Puca cerca di calmare Francesco Di Lorenzo, furibondo per la sconfitta alle elezioni che rischia di fargli perdere il controllo dell’Ufficio tecnico: «Stammi a sentire. Stiamoci calmi. Mettiamoci al posto nostro. Riposiamoc­i: un poco di riflession­e fa bene. Abbiamo fatto troppo bordello. Hanno cominciato la campagna elettorale con la Beneduce, ma la Beneduce non è venuta qua la settimana del ballottagg­io. Chi è che non l’ha fatta venire? Quella voleva venire, bello e buono non è venuta. Perché non è venuta? Chi l’ha bloccata? Tu devi fare la diagnosi della cosa: qua i Cesaro non volevano vincere, bello chiaro chiaro. Non voleva fottere solo a Corrado, hai capito o no? Quell’uomo di m... voleva fottere pure a te».

Li tengo ancora segnati se vado nei guai tiro fuori il biglietto

Io la carta la do in mano a quello là, sono credibile come presidente del consiglio di FI

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I militari al lavoro Il «centro ascolto» dei carabinier­i

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