Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Aut aut di 100 industriali al vertice dell’Unione: annullate subito il documento pro-Tavassi
La lettera inviata ieri a Manfellotto, presidente facente funzioni
Mittenti: «un centinaio di imprenditori» assicurano dal quartier generale del Britannique, l’hotel del corso Vittorio Emanuele dove si incontrano da giorni gli industriali che stanno facendo pressing su Costanzo Jannotti Pecci affinché sciolga la riserva e si candidi alla guida dell’Unione di Napoli.
Destinatario: l’ingegner Maurizio Manfellotto, presidente facente funzioni dell’associazione con sede in piazza dei Martiri.
La richiesta: «I firmatari di questa lettera auspicano che sia ancora possibile recuperare i valori fondanti della nostra casa comune e, in tal senso, chiedono che venga annullata la comunicazione inviata e che si apra un franco e costruttivo dibattito tra gli imprenditori associati». La comunicazione inviata, per la cronaca, è l’«atto d’indirizzo» spedito il 5 giugno scorso dagli uffici di palazzo Partanna a tutti gli associati e ai rappresentanti del Consiglio generale in cui il Consiglio di presidenza — che si era riunito il giorno 3, alla presenza del leader uscente Vito Grassi — indicava in Francesco Tavassi, attuale vicepresidente, la figura capace «per le qualità da tutti riconosciutegli sotto il profilo umano e professionale di coordinare efficacemente il lavoro della nostra squadra napoletana, in piena armonia con il li(ri)partiamo vello regionale e quello nazionale». Una comunicazione che si chiudeva così: «... si invitano tutti gli associati ad aderire all’indirizzo formulato esprimendosi nel medesimo senso in sede di consultazione presso la Commissione di designazione (saggi che si riuniranno dal 17 al 22 giugno, ndr) e negli organi deliberanti». Tutti con Bonomi
Ma torniamo alla lettera inviata ieri al vertice dell’Unione. Nella quale appare chiarissimo che i firmatari («da Antonio D’Amato a Gianni Carità, da Domenico Menniti a Giancarlo Carriero, da Luciano Cimmino a Stefania Brancaccio, da Giovanni Severino a Mariano Bruno»)si riconoscano pienamente nella leadership nazionale di Carlo Bonomi: «Dobbiamo unirci tutti in un comune progetto per il rilancio dell’economia e della competitività del nostro Paese. Dobbiamo essere tutti impegnati nel sostenere con convinzione la nuova presidenza di Confindustria perché con efficacia possa svolgere un ruolo da protagonista nella ricostruzione sociale, economica e istituzionale dell’Italia». Ma, e qui cominciano le bordate, «questa unità si ottiene non con l’imposizione di un finto consenso, ma con la forza di un sano confronto tra coloro i quali rischiano quotidianamente facendo gli imprenditori e misurandosi con i mercati».
Il testo
Riavvolgiamo il nastro e dall’inizio della lettera indirizzata a Manfellotto che, come detto prima, ha come oggetto la «Comunicazione del Consiglio di presidenza del 5 giugno». Signor presidente, «abbiamo ricevuto con non poca meraviglia e valutato quanto meno irrituale la comunicazione in oggetto, che qualcuno vorrebbe ridurre ad un mero endorsement. Non ci sembra di individuare nello Statuto della nostra associazione regole che consentano al Consiglio di presidenza di designare al proprio interno il nuovo presidente e proporsi come la sua squadra, evitando anche di predisporre un programma e ritenendo che si tratti di un mero completamento di quello approvato oltre due anni fa in occasione del rinnovo ordinario della presidenza e per di più in uno scenario economico e sociale totalmente e drammaticamente diverso». E ancora: «Va sottolo lineato che l’autocandidatura del Consiglio di presidenza è stata inviata prima ancora che la Commissione di designazione avviasse formalmente le procedure statutarie per la consultazione della base associativa, mettendo così una pesante ipoteca sui lavori della Commissione stessa e vanificandone, di fatto, la funzione e l’operato». Il termine «mandato per il nuovo presidente subentrante a quello decaduto, così come riportato all’ultimo comma dell’artico11, ha esclusiva valenza temporale, analogamente a quanto previsto dall’articolo 10, 6° comma dello Statuto per i vicepresidenti che dovessero subentrare ad altri già nominati. Qualsiasi diversa interpretazione renderebbe superflua la procedura statutaria per l’elezione del nuovo presidente, peraltro già avviata alla data di riunione del Consiglio e formalmente comunicata con pec in data 5 giugno». I saggi, con la stessa pec, è spiegato nella lettera inviata ieri, hanno «invitato gli associati interessati, ai sensi dell’articolo 11 dello Statuto, a presentare le proprie candidature ed a sottoporsi alle necessarie verifiche che ne legittimino l’elettorato passivo e, d’intesa con il Collegio dei probiviri, il profilo personale e professionale, ed ha individuato le date per l’ascolto di
“un’ampia, qualificata e rappresentativa platea di soci”(art.12 comma 5 dello Statuto)».
Il «metodo»
«È di palmare evidenza quanto le richiamate previsioni statutarie siano lontane dal contenuto e dal metodo della comunicazione. L’iniziativa del Consiglio appare un’impropria forzatura autoreferenziale, che cerca di perseguire un unanimismo di facciata, evitando di ascoltare la base associativa, ascolto che appare ancora più importante alla luce dell’emorragia di associati di piccole, medie e grandi dimensioni che ha caratterizzato questi anni».
Iscritti e democrazia
«Dal 2014 ad oggi la nostra Unione ha perso oltre un terzo degli iscritti». Poi, dopo un attacco diretto a Vito Grassi (la sua è stata «un’invasione di campo»), i cento firmatari — tornando all’atto d’indirizzo del 5 giugno — accusano: il «principio fondamentale della democrazia associativa» sancisce che «le elezioni si basano sul confronto aperto tra persone, idee e programmi. Con la lettera in oggetto si sono alimentati ulteriormente il disagio e la disaffezione che, ormai, da molto, troppo tempo, affliggono gli imprenditori associati e che, in molti casi, ne hanno determinato l’allontanamento o le dimissioni dall’associazione. È stata, insomma, una improvvida forzatura, che determina l’esatto contrario di quanto necessario in una fase così difficile e problematica quale quella che l’Italia e il nostro Mezzogiorno stanno vivendo oggi».
«Confronto sereno»
La nota d’accompagnamento alla lettera destinata a Manfellotto recita così: «Auspichiamo che vorrai cogliere lo spirito positivo finalizzato a creare le migliori condizioni per un confronto sereno e costruttivo nell’esclusivo interesse delle imprese, del territorio, dell’Unione degli Industriali e di Confindustria». Cordiali saluti, Costanzo Jannotti Pecci.
Rispetto per il collega
Da notare che, nonostante la lettera sia partita per chiedere il ritiro del documento con cui il Consiglio di presidenza candidava, nei fatti, Francesco Tavassi per la guida dell’Unione, nel testo non compare mai il suo nome. Un segnale importante, tanto più che tra il vicepresidente e Jannotti Pecci c’è un’amicizia decennale.
Jannotti Pecci
«Bisogna creare le condizioni per un confronto costruttivo e sereno»