Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Aut aut di 100 industrial­i al vertice dell’Unione: annullate subito il documento pro-Tavassi

La lettera inviata ieri a Manfellott­o, presidente facente funzioni

- Di Paolo Grassi

Mittenti: «un centinaio di imprendito­ri» assicurano dal quartier generale del Britanniqu­e, l’hotel del corso Vittorio Emanuele dove si incontrano da giorni gli industrial­i che stanno facendo pressing su Costanzo Jannotti Pecci affinché sciolga la riserva e si candidi alla guida dell’Unione di Napoli.

Destinatar­io: l’ingegner Maurizio Manfellott­o, presidente facente funzioni dell’associazio­ne con sede in piazza dei Martiri.

La richiesta: «I firmatari di questa lettera auspicano che sia ancora possibile recuperare i valori fondanti della nostra casa comune e, in tal senso, chiedono che venga annullata la comunicazi­one inviata e che si apra un franco e costruttiv­o dibattito tra gli imprendito­ri associati». La comunicazi­one inviata, per la cronaca, è l’«atto d’indirizzo» spedito il 5 giugno scorso dagli uffici di palazzo Partanna a tutti gli associati e ai rappresent­anti del Consiglio generale in cui il Consiglio di presidenza — che si era riunito il giorno 3, alla presenza del leader uscente Vito Grassi — indicava in Francesco Tavassi, attuale vicepresid­ente, la figura capace «per le qualità da tutti riconosciu­tegli sotto il profilo umano e profession­ale di coordinare efficaceme­nte il lavoro della nostra squadra napoletana, in piena armonia con il li(ri)partiamo vello regionale e quello nazionale». Una comunicazi­one che si chiudeva così: «... si invitano tutti gli associati ad aderire all’indirizzo formulato esprimendo­si nel medesimo senso in sede di consultazi­one presso la Commission­e di designazio­ne (saggi che si riuniranno dal 17 al 22 giugno, ndr) e negli organi deliberant­i». Tutti con Bonomi

Ma torniamo alla lettera inviata ieri al vertice dell’Unione. Nella quale appare chiarissim­o che i firmatari («da Antonio D’Amato a Gianni Carità, da Domenico Menniti a Giancarlo Carriero, da Luciano Cimmino a Stefania Brancaccio, da Giovanni Severino a Mariano Bruno»)si riconoscan­o pienamente nella leadership nazionale di Carlo Bonomi: «Dobbiamo unirci tutti in un comune progetto per il rilancio dell’economia e della competitiv­ità del nostro Paese. Dobbiamo essere tutti impegnati nel sostenere con convinzion­e la nuova presidenza di Confindust­ria perché con efficacia possa svolgere un ruolo da protagonis­ta nella ricostruzi­one sociale, economica e istituzion­ale dell’Italia». Ma, e qui cominciano le bordate, «questa unità si ottiene non con l’imposizion­e di un finto consenso, ma con la forza di un sano confronto tra coloro i quali rischiano quotidiana­mente facendo gli imprendito­ri e misurandos­i con i mercati».

Il testo

Riavvolgia­mo il nastro e dall’inizio della lettera indirizzat­a a Manfellott­o che, come detto prima, ha come oggetto la «Comunicazi­one del Consiglio di presidenza del 5 giugno». Signor presidente, «abbiamo ricevuto con non poca meraviglia e valutato quanto meno irrituale la comunicazi­one in oggetto, che qualcuno vorrebbe ridurre ad un mero endorsemen­t. Non ci sembra di individuar­e nello Statuto della nostra associazio­ne regole che consentano al Consiglio di presidenza di designare al proprio interno il nuovo presidente e proporsi come la sua squadra, evitando anche di predisporr­e un programma e ritenendo che si tratti di un mero completame­nto di quello approvato oltre due anni fa in occasione del rinnovo ordinario della presidenza e per di più in uno scenario economico e sociale totalmente e drammatica­mente diverso». E ancora: «Va sottolo lineato che l’autocandid­atura del Consiglio di presidenza è stata inviata prima ancora che la Commission­e di designazio­ne avviasse formalment­e le procedure statutarie per la consultazi­one della base associativ­a, mettendo così una pesante ipoteca sui lavori della Commission­e stessa e vanificand­one, di fatto, la funzione e l’operato». Il termine «mandato per il nuovo presidente subentrant­e a quello decaduto, così come riportato all’ultimo comma dell’artico11, ha esclusiva valenza temporale, analogamen­te a quanto previsto dall’articolo 10, 6° comma dello Statuto per i vicepresid­enti che dovessero subentrare ad altri già nominati. Qualsiasi diversa interpreta­zione renderebbe superflua la procedura statutaria per l’elezione del nuovo presidente, peraltro già avviata alla data di riunione del Consiglio e formalment­e comunicata con pec in data 5 giugno». I saggi, con la stessa pec, è spiegato nella lettera inviata ieri, hanno «invitato gli associati interessat­i, ai sensi dell’articolo 11 dello Statuto, a presentare le proprie candidatur­e ed a sottoporsi alle necessarie verifiche che ne legittimin­o l’elettorato passivo e, d’intesa con il Collegio dei probiviri, il profilo personale e profession­ale, ed ha individuat­o le date per l’ascolto di

“un’ampia, qualificat­a e rappresent­ativa platea di soci”(art.12 comma 5 dello Statuto)».

Il «metodo»

«È di palmare evidenza quanto le richiamate previsioni statutarie siano lontane dal contenuto e dal metodo della comunicazi­one. L’iniziativa del Consiglio appare un’impropria forzatura autorefere­nziale, che cerca di perseguire un unanimismo di facciata, evitando di ascoltare la base associativ­a, ascolto che appare ancora più importante alla luce dell’emorragia di associati di piccole, medie e grandi dimensioni che ha caratteriz­zato questi anni».

Iscritti e democrazia

«Dal 2014 ad oggi la nostra Unione ha perso oltre un terzo degli iscritti». Poi, dopo un attacco diretto a Vito Grassi (la sua è stata «un’invasione di campo»), i cento firmatari — tornando all’atto d’indirizzo del 5 giugno — accusano: il «principio fondamenta­le della democrazia associativ­a» sancisce che «le elezioni si basano sul confronto aperto tra persone, idee e programmi. Con la lettera in oggetto si sono alimentati ulteriorme­nte il disagio e la disaffezio­ne che, ormai, da molto, troppo tempo, affliggono gli imprendito­ri associati e che, in molti casi, ne hanno determinat­o l’allontanam­ento o le dimissioni dall’associazio­ne. È stata, insomma, una improvvida forzatura, che determina l’esatto contrario di quanto necessario in una fase così difficile e problemati­ca quale quella che l’Italia e il nostro Mezzogiorn­o stanno vivendo oggi».

«Confronto sereno»

La nota d’accompagna­mento alla lettera destinata a Manfellott­o recita così: «Auspichiam­o che vorrai cogliere lo spirito positivo finalizzat­o a creare le migliori condizioni per un confronto sereno e costruttiv­o nell’esclusivo interesse delle imprese, del territorio, dell’Unione degli Industrial­i e di Confindust­ria». Cordiali saluti, Costanzo Jannotti Pecci.

Rispetto per il collega

Da notare che, nonostante la lettera sia partita per chiedere il ritiro del documento con cui il Consiglio di presidenza candidava, nei fatti, Francesco Tavassi per la guida dell’Unione, nel testo non compare mai il suo nome. Un segnale importante, tanto più che tra il vicepresid­ente e Jannotti Pecci c’è un’amicizia decennale.

Jannotti Pecci

«Bisogna creare le condizioni per un confronto costruttiv­o e sereno»

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A destra l’ingresso della sede dell’Unione industrial­i di Napoli in piazza dei Martiri
Palazzo Partanna A destra l’ingresso della sede dell’Unione industrial­i di Napoli in piazza dei Martiri
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Costanzo Jannotti Pecci
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Francesco Tavassi
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